INCONTRO CON LE PROFESSIONI
Si è tenuta, nella Sala Verde di Palazzo Chigi, una riunione tra il Governo e i rappresentanti nazionali di ventotto ordini professionali.
Al centro dell’incontro, tra l’altro, le prospettive legate all’attuazione dell’autonomia differenziata regionale, la sintesi tra le norme sull’equo compenso e quelle del nuovo Codice degli appalti pubblici, la formazione e l’accesso agli ordini, la possibilità di introdurre forme di tutela per gli esercenti le professioni sanitarie in relazione alle norme penali.
Per approfondire :
https://www.governo.it/it/articolo/incontro-tra-governo-e-rappresentanti-degli-ordini-professionali/26338
https://www.lavoro.gov.it/notizie/pagine/gli-ordini-professionali-sono-custodi-del-sapere-intellettuale-dal-governo-grande-ascolto
I Ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, hanno presenziato oggi al Viminale alla firma dell’accordo tra il Masaf e l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, grazie al quale verranno messi a disposizione di giovani imprenditori agricoli i terreni sottratti alle mafie.
Presenti il sottosegretario all’Interno con delega all’Anbsc, Wanda Ferro, il direttore dell’Agenzia Nazionale, Bruno Corda, il Capo di Gabinetto del Masaf, Raffaele Borriello e il Capo Dipartimento della Sovranità alimentare e dell’ippica, Marco Lupo.
L’intesa dà avvio ad un importante progetto che consentirà di coniugare il reimpiego a scopo sociale di parte dei fondi confiscati – in totale oltre 9.000 – con il rilancio delle politiche a sostegno dell’agricoltura. Al Masaf verrà assegnata una dotazione iniziale di oltre 1400 terreni: il dicastero, attraverso la controllata Ismea, ne curerà la concessione ai giovani imprenditori del settore agricolo, dietro la corresponsione di un canone agevolato.
I terreni verranno assegnati in uso al Masaf che, attraverso la controllata Ismea, ne curerà la concessione a giovani imprenditori del settore agricolo, dietro la corresponsione di un canone agevolato.
I proventi delle concessioni confluiranno nel bilancio del Ministero dell’Agricoltura e verranno impiegati per l’acquisto di derrate alimentari a favore degli indigenti.
L’accordo prevede inoltre che gli imprenditori agricoli realizzino, nei terreni assegnati, iniziative di carattere sociale o didattico-divulgativo.
L’iniziativa, nell’agevolare lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile in agricoltura, valorizza inoltre le aree interne e mira a contrastare il fenomeno dell’abbandono e i conseguenti rischi, inclusi quelli idrogeologici.
Il Masaf assicurerà il monitoraggio costante delle attività svolte, anche attraverso il Corpo dei Carabinieri forestali e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
«Questo accordo testimonia lo straordinario lavoro messo in campo dal Governo per restituire alla collettività i patrimoni illeciti confiscati alla criminalità organizzata e al contempo valorizzare tali beni in modo che possano rappresentare anche importanti opportunità di crescita per il territorio. I terreni sottratti alle mafie, grazie all’intesa tra il Masaf e l’ANBSC, verranno concessi a giovani imprenditori, in un’ottica di rilancio delle politiche a sostegno dell’agricoltura. Su di essi saranno realizzate inoltre iniziative a carattere sociale, rivolte a persone con disabilità e a lavoratori extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno, nell’ambito di progetti finalizzati all’inserimento lavorativo» ha dichiarato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
«L’accordo sottoscritto oggi è un segnale importante. Attraverso questa iniziativa, con i beni confiscati alla criminalità organizzata, vengono rilanciate le attività agricole, fornendo preziosi strumenti a sostegno delle nuove generazioni che sono messe in condizione di avere terreni per sviluppare la loro attività a canoni accessibili. Queste terre ora diventano simboli di speranza e sviluppo, contribuendo a far tornare l’agricoltura motore di crescita e di riscatto. Il Governo Meloni, lavorando in sinergia, ha una visione strategica per riuscire non solo ad affrontare le contingenze, ma a programmare azioni che cambino in positivo l’Italia”, ha affermato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
«Destinare a giovani imprenditori agricoli i terreni confiscati alle mafie ha un duplice valore: da un lato affermare simbolicamente la vittoria dello Stato, sottraendo alle organizzazioni criminali non solo i proventi delle attività illecite ma anche l’espressione tangibile del loro potere sul territorio, dall’altro offrire una opportunità di lavoro in un settore, quello dell’agricoltura, che ha un valore determinante per l’economia, per la salvaguardia del territorio, per la qualità della vita della comunità nazionale e per la valorizzazione della sua identità» ha sottolineato il sottosegretario Wanda Ferro, aggiungendo che «dobbiamo favorire il ricambio generazionale affermando il valore della legalità, del rispetto delle regole, della dignità e della sicurezza del lavoro».
MODIFICA QUADRO AIUTI DI STATO
“Grazie al lavoro del Governo Meloni, la Commissione europea ha adottato oggi una modifica del quadro temporaneo di crisi e transizione per gli aiuti di Stato per continuare a sostenere i settori dell’agricoltura e della pesca, fondamentali per lo sviluppo economico e la tutela della nostra identità culturale. Una flessibilità necessaria, più volte auspicata, per sostenere gli agricoltori e le produzioni nazionali”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. “Si tratta di uno dei punti evidenziati dall’Italia nel documento strategico che ho presentato in Agrifish sulla revisione della Pac e poi richiamato dal Consiglio europeo nelle sue conclusioni. È nostra intenzione fare provvedimenti in favore del mondo dell’agricoltura, della produzione e della pesca e affrontare con puntualità questi i temi, sia in Italia che in Europa”, ha concluso il ministro.
Fonte : Masaf
DECRETO CONTRO PERONOSPORA E GRANCHIO BLU
“Abbiamo approvato interventi che permettono di ristorare le imprese vitivinicole colpite dalla peronospora e di alleviare le criticità indotte dalla proliferazione del granchio blu giunto, da altri mari, nell’Adriatico e in parte nel Tirreno, prevedendo lo smaltimento dell’animale e altri interventi per mettere la filiera a riparo nei prossimi anni in termini strategici”. Così il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, al termine del Consiglio dei Ministri che si è concluso nella serata di ieri.
Il decreto approvato prevede di incentivare economicamente i soggetti che si dedicano alla cattura e allo smaltimento del granchio blu, con uno stanziamento di 2,9 milioni di euro. Per sostenere le imprese viticole colpite dalla peronospora, si consente l’attivazione degli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale con un primo stanziamento da 1 milione di euro.
Inoltre, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, ha approvato un disegno di legge per l’istituzione del Premio di Maestro dell’arte della cucina italiana. Si prevede che il Premio sia conferito, annualmente, a coloro che si siano distinti nel campo della gastronomia e, con la loro opera, abbiano esaltato il prestigio della cucina italiana, contribuendo a valorizzare l’eccellenza nazionale. “Un disegno di legge che ritengo importante, per conferire agli artigiani che si occupano di pasticceria, gelateria, del settore olivicolo e di quello vitivinicolo, un titolo di riconoscimento da parte del Governo rispetto alla loro qualità”, ha sottolineato il Ministro Lollobrigida.
DECRETO ALLUVIONE EMILIA
Dal 1 agosto, a seguito della conversione in legge del DL 61/2023 e successiva pubblixazione in GazzettaUfficiale, si possono avere gli aiuti, le sospensioni di pagamenti e adempimenti così come previsto dalla norma di legge che copre quasi ogni esigenza sorta dal post alluvione.
Si riassumono gli interventi per :
Decreto Alluvione Emilia: sospensioni per il Fisco
Decreto Alluvione Emilia: fondo garanzia PMI
Decreto Alluvione Emilia: aiuti imprese esportatrici
Decreto Alluvione Emilia: sospensione termini per le imprese
Decreto Alluvione Emilia: misure per il turismo
Decreto Alluvione Emilia: aiuti alle imprese agricole
Le imprese agricole di cui all’articolo 2135 del codice civile interessate dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, per i quali e’ stato dichiarato lo stato di emergenza, che hanno subito danni eccezionali a seguito dei predetti eventi e che, al verificarsi dell’evento, non beneficiavano della copertura recata da polizze assicurative a copertura del rischio alluvione alle produzioni agricole e del rischio piogge alluvionali alle strutture aziendali, possono accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell’attività economica ampiamente riportati nella documentazione trasmessa agli Associati (all.136-137).
DISEGNO DI LEGGE PER LA RIFORMA FISCALE
Il Disegno di Legge Delega Fiscale, approvato il 12 luglio dalla Camera dei Deputati, interviene con importanti novità nel settore agricolo e, all’art.5, precisamente :
1) Previsione, per i redditi agrari, di nuove classi di coltura
2) assimilazione ai redditi agrari per i redditi che combattono il cambiamento climatico mediante l’estensione del regime dei redditi agrari, entro limiti determinati
3) semplificazioni per agricoltori pensionati minimi
4) aggiornamento colture effettive entro dicembre con procedimenti digitali
5) Trattamento fiscale corrispettivo da usufrutto e servitù prediale
Il documento verrà inviato agli Associati
DECRETO ALLUVIONE EMILIA ROMAGNA
E’ stato pubblicato in GU del 01/06/2023 il “Decreto Alluvione Emilia Romagna“ recante “Interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023. “ e, tra quelli entrati in vigore il 2 giugno 2023, contenuti nei 23 articoli componenti il Decreto, ne vediamo brevemente alcuni di interesse professionale:
Art. 1 Sospensione dei termini in materia di adempimenti e versamenti tributari e contributivi : la sospensione dal 1° maggio al31 agosto 2023, degli adempimenti e versamenti tributari e contributivi che dovranno essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in unica soluzione entro il 20 novembre 2023.
Art. 8 Sostegno al reddito dei lavoratori autonomi : Per il periodo dal 1° maggio 2023 al 31 agosto 2023 Bonus da 500 a 3.000 euro per lavoratori autonomi che, alla data del 1° maggio 2023, operanti in uno dei Comuni indicati nell’allegato 1, abbiano dovuto sospendere l’attività a causa degli eventi alluvionali , a favore dei:
-collaboratori coordinati e continuativi
-titolari di rapporti di agenzia e di rappresentanza commerciale
-lavoratori autonomi o professionisti iscritti a qualsiasi forma obbligatoria di previdenza e assistenza
Art. 10 Misure urgenti di sostegno alle imprese esportatrici
Art. 12 Sostegno alle imprese agricole danneggiate dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023 e disposizioni per la ripartizione tra le regioni e le province autonome delle somme per il ristoro dei danni subiti dalle imprese agricole colpite dalla siccita’ verificatasi nel corso dell’anno 2022
La documentazione verrà inviata agli Associati
QUESTION TIME DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
(24.05.2023)
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, è intervenuto al Question Time alla Camera dei Deputati rispondendo a interrogazioni sulle iniziative volte a superare la crisi del settore olivicolo, con particolare riferimento all’attuazione del piano straordinario in Puglia e alla predisposizione di un piano strategico nazionale; sulle misure a sostegno del comparto della pesca a strascico, alla luce degli impatti derivanti dal relativo piano di azione dell’Unione europea; sulle misure a favore dei contratti di filiera e dei distretti del cibo, anche attraverso un più efficace utilizzo delle risorse del Fondo complementare al Pnrr e dei fondi europei; sulle iniziative, anche a livello europeo, per il ripristino di condizioni di normalità in Emilia-Romagna, con particolare riferimento al comparto agricolo; sulle iniziative urgenti a favore del settore agricolo dell’Emilia-Romagna in relazione ai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento alla previsione di indennizzi e di una moratoria fiscale; sulle iniziative volte a garantire un’efficace ripartizione delle risorse a supporto della popolazione dell’Emilia-Romagna colpita dai recenti eventi alluvionali, in particolare ai fini della ripresa del comparto agricolo.
Interrogazione a risposta immediata sulle iniziative volte a superare la crisi del settore olivicolo, con particolare riferimento all’attuazione del piano straordinario in Puglia e alla predisposizione di un piano strategico nazionale.
Signor Presidente, Onorevoli deputati, l’oleicoltura rappresenta, nella visione del Ministero, un comparto strategico per la filiera agroalimentare italiana. Per questo abbiamo attivato diversi strumenti di intervento, sia nell’ambito del Piano strategico della PAC 2023-2027, sia attraverso il PNRR. Con la PAC si è intervenuti soprattutto a sostegno della produzione primaria, mentre con il PNRR è stato privilegiato l’ammodernamento dei frantoi oleari. Più in particolare, il Piano strategico della PAC prevede un sostegno accoppiato al reddito per i conduttori delle superfici olivicole destinate alla produzione di olio ad indicazione geografica, cui sono stati destinati circa 12 milioni di euro all’anno fino al 2027. Sempre nell’ambito dei pagamenti diretti, è stato attivato uno specifico eco-schema in favore dei produttori olivicoli, con uno stanziamento annuo di circa 150 milioni di euro, anche questo fino al 2027. Per rilanciare la filiera italiana dell’olio d’oliva, in favore delle Organizzazioni di produttori del settore olivicolo sono stati stanziati circa 35 milioni di euro all’anno fino al 2027, mentre grazie al PNRR, come dicevo, sono stati destinati 100 milioni ad investimenti volti all’ammodernamento degli impianti di molitura delle olive. Relativamente al tema sollevato dagli onorevoli interroganti, ricordo che il Ministero dell’agricoltura ha adottato il piano di rigenerazione olivicola della Puglia, della cui attuazione è responsabile la Regione Puglia. Per l’attuazione del Piano, il Ministero ha messo a disposizione e trasferito alla Regione Puglia 300 milioni di euro. Tra le iniziative previste, preme segnalare che in relazione alla misura, gestita dalla Regione, di sostegno al reimpianto di olivi resistenti e tolleranti nella zona infetta, sono stati destinati 60 milioni di euro provenienti dal Piano Xylella e 30 milioni di euro provenienti dal Fondo sviluppo e coesione agricoltura, per un totale di 90 milioni di euro. Pur avendo richiesto formalmente notizie sullo stato di erogazione dei fondi alla Regione Puglia, non abbiamo ricevuto notizie aggiornate e puntuali. Per accelerare e facilitare il processo di ricomposizione fondiaria e la rigenerazione dei territori colpiti dalla Xylella, è stato esteso, con il decreto milleproroghe, a tutto il 2023, il pacchetto di agevolazioni fiscali riferito a imposte ipotecarie, catastali e di registro dei terreni. Aggiungo, inoltre, che è mia intenzione coinvolgere il sistema universitario e della ricerca scientifica per affrontare in maniera strutturale il problema della Xylella. Per quanto riguarda la predisposizione del piano strategico nazionale del settore oleicolo, il Ministero sta al momento lavorando per conseguire il riconoscimento in sede europea di una organizzazione interprofessionale del settore unica, attività questa propedeutica allo sviluppo e predisposizione del piano strategico di settore. Proprio ieri ho incontrato docenti universitari, che mi hanno consegnato un piano di studi, che in queste ore sto approfondendo, per cercare di capire come andare incontro all’esigenza degli scriventi.
Interrogazione a risposta immediata sulle misure a sostegno del comparto della pesca a strascico, alla luce degli impatti derivanti dal relativo piano di azione dell’Unione europea.
Signor Presidente, Onorevoli deputati, il contrasto alle restrizioni sull’attività di pesca e il massimo sostegno al comparto ittico sono al centro delle politiche della pesca portate avanti dal Ministero. Quanto al Piano d’azione da Lei citato, preciso che ne condividiamo le finalità di mantenere gli stock ittici a livelli sostenibili e di ridurre l’impatto della pesca sui fondali marini e sulle specie sensibili attraverso il sostegno al settore della pesca nella fase di transizione e mediante il coinvolgimento di tutte le parti interessate.Relativamente al pacchetto di misure della Commissione europea sulla sostenibilità del settore pesca, presentato dalla stessa il 21 febbraio scorso, ed al Piano d’Azione citato, mi preme ricordare che già a ridosso della sua presentazione nel corso del Consiglio Agrifish del 20 marzo scorso, l’Italia per prima, assieme ad altre Nazioni, ha espresso forti perplessità circa il documento presentato dalla Commissione europea. In tale contesto abbiamo richiesto ulteriori studi e approfondimenti sulla misura, per valutare in modo oggettivo i suoi costi e benefici, il suo impatto sulle singole nazioni, nonché una revisione dei contenuti del Piano d’Azione, da realizzare di concerto con gli Stati membri e con il settore della pesca, evitando e scongiurando inutili penalizzazioni verso i nostri pescherecci con regole rigide che sono inapplicabili verso i Paesi terzi, con i quali invece occorre trovare misure condivise che non penalizzino nessun operatore rispetto ad un altro. Peraltro, a seguito della posizione portata avanti dall’Italia, durante la plenaria del Parlamento europeo dello scorso 11 maggio sulle politiche della pesca il Commissario europeo per l’ambiente e gli oceani, Virginijus Sinkevicius, intervenendo in plenaria, ha chiarito come il provvedimento non costituisce un divieto della pratica di pesca a strascico. Richiesta una revisione del Piano d’Azione, è intenzione del Ministero proseguire nella sua opera di vigilanza per assicurare che la revisione del Piano sia pienamente condivisa con le nazioni dell’Unione e con gli attori coinvolti, garantendo la piena sostenibilità economica e una tenuta delle flotte pescherecce. E’ prevista per il prossimo autunno la prima riunione di un nuovo gruppo speciale congiunto che riunisce le autorità per la pesca e l’ambiente degli Stati membri, per sostenerle nella preparazione delle loro “tabelle di marcia nazionali” e per seguirne l’attuazione. Alla fine di marzo 2024 gli Stati membri dovranno presentare le loro “tabelle di marcia” alla Commissione e le renderanno pubbliche. La Commissione europea adotterà la seconda relazione sul regolamento in merito alle misure tecniche e il 2024 sarà una data importante anche perché si troverà in relazione a questo anche il nuovo Parlamento europeo. Le misure non possono essere mere raccomandazioni per i paesi terzi devono essere messi in condizione, i nostri pescatori, di avere gli stessi controlli che sono imposti, potenzialmente, ma non nei fatti, alle flotte dei paesi dall’altra parte del mare. L’Italia, comunque, chiederà e sosterrà tutte le azioni utili ad evitare che le pianificazioni di carattere europeo danneggino poi in termini reali solamente le flotte pescherecce di alcuni, tra i quali l’Italia.
Interrogazione a risposta immediata sulle iniziative volte ad assicurare ed accelerare l’impiego delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate al settore agroalimentare.
Signor Presidente, Onorevole Castiglione, voglio innanzitutto premettere che il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste ha conseguito tutti i target e milestone fissati dalla Commissione Europea per il PNRR al 31 dicembre 2022 ed ha altresì conseguito l”interim step’ previsto per il 31 marzo 2023. Fino a dicembre 2023 non sono previsti altri target /milestone. In particolare, la milestone prevista per il 31 dicembre 2022, relativa alla misura “sviluppo della logistica”, è stata conseguita con la pubblicazione delle graduatorie finali per i settori “imprese”, “mercati” e “porti”. Per la misura “agrosistema irriguo”, è stato rispettato l’interim step europeo al 31 marzo 2023, grazie alla pubblicazione dei bandi di gara per tutti i 97 progetti finanziati. Infine, anche per la misura “Parco Agrisolare”, è stato rispettato il target al 31 dicembre 2022. Su tale misura, alla luce del nuovo elenco di beneficiari pubblicato pochi giorni fa, sono stati assegnati oltre 500 milioni di euro a più di 7.000 imprese. Con riferimento a tale misura, il Ministero si appresta adesso a pubblicare un nuovo bando che supererà proprio le criticità segnalate dagli onorevoli interroganti relative, in particolare, alla necessità di estendere il concetto di autoconsumo e rendere la misura ancora più attrattiva. Le positive interlocuzioni informali che abbiamo avviato e concluso in questi giorni con la Commissione europea permetteranno infatti di introdurre importanti novità: incremento del contributo a fondo perduto concesso alle imprese agricole su tutto il territorio nazionale; introduzione del nuovo concetto di autoconsumo condiviso (comunità energetiche); eliminazione totale, in diversi casi, del vincolo di autoconsumo. Si tratta evidentemente di un risultato di grandissimo impatto. In merito alle somme non impegnate rispetto allo stanziamento di 128 milioni del 2022, indicate dagli onorevoli interroganti, segnalo che non sono relative ad interventi inclusi nel PNRR ma ad altri progetti su cui abbiamo ereditato un certo ritardo che stiamo cercando di recuperare nel più breve tempo possibile. Per quanto riguarda l’avanzamento della spesa relativa ai c.d “progetti coerenti”, occorre precisare che si tratta di un circuito finanziario diverso e più complesso rispetto a quello del PNRR e che coinvolge più amministrazioni, peraltro, su stati di avanzamento in gran parte già validati dal Ministero. Lo stato delle misure del PNRR risulta in estrema sintesi in linea con gli obiettivi concordati con l’Unione Europea ed, anche alla luce delle citate modifiche che stiamo condividendo con la Commissione, siamo fiduciosi di poter conseguire i risultati previsti. Discorso a parte occorre fare sul Piano Nazionale Complementare e sulle altre misure rivolte al settore agricolo. Abbiamo ereditato una situazione di gravissimo ritardo, a cui stiamo faticosamente cercando di porre rimedio. Lei ha ragione, On. Castiglione, a segnalare la situazione del V bando “contratti di filiera agroalimentare”. Il 17 ottobre, con atto adottato dagli uffici prima del mio insediamento, è stato prorogato, dal 24 ottobre 2022 al 24 novembre 2022, il termine di presentazione delle istanze. Ciò ha determinato un aumento esponenziale dei programmi presentati che sono passati da 34 (649 beneficiari) a 318 (6.521 beneficiari in un mese) con un ammontare di risorse richieste che supera i 5 miliardi di euro rispetto ad una disponibilità di 690 milioni di euro. Questo ha determinato un aggravio delle attività istruttorie con il conseguente ritardo nella predisposizione della graduatoria, nonché delle attività degli uffici relative alle gestione delle altre misure. E’ stato necessario, pertanto, intervenire immediatamente per imprimere una forte accelerazione al fine di consentire quanto prima l’ultimazione delle verifiche e la pubblicazione delle graduatorie. Rientra nel piano complementare anche il target previsto per marzo 2022, relativo alla pubblicazione del bando foreste sul quale nessun provvedimento era stato adottato all’atto del mio insediamento. Ho provveduto immediatamente a predisporre e sottoscrivere il decreto ministeriale di avvio della misura che è stato recentemente registrato dalla Corte dei Conti, adempimento che consentirà di pubblicare a breve il relativo bando. Questa situazione ereditata di gravissimo ritardo nell’attuazione del piano Nazionale Complementare ha evidentemente costretto il Ministero a condividere con il MEF una modifica del cronoprogramma adottando nel contempo una serie di iniziative organizzative volte a recuperare il ritardo accumulato entro la fine del corrente anno. Infine voglio segnalare che per la prima volta dal 2021 ho dato attuazione a quanto previsto dal decreto legge 77/2021 riunendo il “Tavolo del partenariato” a cui partecipano tutte le rappresentanze di settore e degli enti locali per informare in assoluta trasparenza sullo stato di attuazione delle misure del PNRR e sugli avvisi che verranno pubblicati nei prossimi mesi.
Interrogazione a risposta immediata sul divieto di importazione di alimenti sintetici.
Ringrazio il collega Cerreto e il gruppo di Fratelli d’Italia per aver posto un tema che mi permette di dare a loro, parlamentari, e ai cittadini italiani alcuni chiarimenti necessari sulle tante chiacchiere che spesso in televisione fanno proferire cose senza senso ad alcuni che si dicono esperti in materia. Il cibo sintetico è il prodotto finale di vare tecniche di laboratorio. La Food and Drug Amministration degli USA ha approvato un protocollo di produzione che, essendo l’unico attualmente a disposizione, è quello cui è possibile fare riferimento per ricostruire il processo produttivo di tali alimenti. Il protocollo di produzione è descritto in uno studio effettuato dalla dott.ssa Maria Caramelli, già direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. E’ previsto il prelievo di cellule muscolari e fibroblasti da animale vivo; per farle crescere le si alimenta con siero fetale bovino, ormoni e chelanti. Il siero fetale di vitello, indispensabile per la produzione industriale in questo protocollo, viene estratto con metodo certamente non indolore per l’animale, né in grado di garantire che non vi siano rischi di trasmissione di malattie, come quelle dei prioni, impossibili da diagnosticare all’animale in vita. Si aggiungono aminoacidi, acidi, grassi, zuccheri, tripsina di maiale, antibiotici e antimicotici, per prevenire contaminazioni batteriche e fungine. Per raggiungere l’immortalizzazione delle cellule di pollo viene immesso il cisgene, generativo del corredo genetico del donatore. È quindi evidente che si tratta di un cibo ultra processato, con presenza significativa di farmaci, additivi e la partecipazione di tre specie animali e di un gene. L’utilizzo della carne sintetica inoltre non porta all’eliminazione delle zoonosi, foriere delle pandemie a volte, come da taluno sostenuto, perché si tratta di malattie derivanti dagli animali selvatici. I diversi passaggi del processo produttivo evidenziano infine possibili contaminazioni batteriche e, riprodotte in larga scala, potrebbero ampliarsi in maniera incontrollata. I rischi per la salute sono dunque già stati segnalati nel mondo scientifico. Altrettanto certo è l’impatto dirompente di queste produzioni sul nostro sistema enogastronomico, basato sulla qualità degli alimenti, che rappresenta il nostro vero valore aggiunto. Queste produzioni sono un rischio anche per l’ambiente che, con la scelta delle produzioni in laboratorio di prodotti alimentari, potrebbe essere completamente abbandonato con fenomeni di spopolamento e desertificazione che abbiamo già registrato nelle aree interne della nostra Nazione per scelte strategiche sbagliate nel passato. Di fronte a una nuova tecnologia di produzione degli alimenti, della quale sono ancora ignoti ignoti rischi per la salute umana, l’ordinamento europeo consente di intervenire con misure precauzionali. Infatti, in virtù del principio già da lei richiamato regolamento europeo numero 178 del 2002 è possibile adottare misure protettive quando sussistano incertezze riguardo all’esistenza o la portata dei rischi per la salute delle persone, senza dover attendere che sia dimostrata la realtà e la gravità di detti rischi. L’Italia, per prima in Europa e nel mondo, ha ritenuto di attivare le misure precauzionali per impedire la produzione e la commercializzazione del cibo sintetico. Come ricordato, infatti, lo scorso 28 marzo il Consiglio dei Ministri, su proposta congiunta mia e del Ministro della Salute collega Prof. Schillaci, ha approvato, con procedura d’urgenza, lo schema di disegno di legge che stabilisce il divieto di produzione, somministrazione, distribuzione per il consumo di alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati. Tra le condotte vietate, lo chiariamo una volta per tutte, è espressamente prevista l’importazione e la produzione per l’esportazione. Tengo, infatti, a precisare che la stessa normativa europea prevede tra le misure precauzionali la limitazione alla libera circolazione degli alimenti e dei mangimi. D’altra parte, non sarebbe possibile tutelare efficacemente la salute dei cittadini e il nostro patrimonio agroalimentare ove fosse vietata la produzione di cibo sintetico all’interno dei confini nazionali, salvo poi ammettere l’importazione dello stesso cibo da altre Nazioni europee o aderenti allo spazio economico europeo. Con questo intervento normativo – ora all’esame del Parlamento italiano che, ove lo riterrà opportuno, potrà senz’altro migliorare il testo – manteniamo una promessa fatta ai nostri coltivatori e ai nostri allevatori: di non restare indifferenti dinanzi all’avanzare di tecnologie che possono distruggere il patrimonio di cultura, storia e tradizione che trova compendio nei prodotti enograstronomici italiani. Ma, prima di tutto, con questo provvedimento tuteliamo i nostri i cittadini da tutto ciò che può mettere in difficoltà la loro salute e il loro benessere.
Interrogazione a risposta immediata sulle iniziative volte a colmare il divario tra offerta e domanda di lavoro nel settore agricolo, con particolare riferimento all’impiego dei giovani.
Grazie onorevole Colucci, ringrazio tutto il gruppo per aver proposto un quesito di interesse generazionale e di interesse per questo anche generale. Vorrei partire da alcuni numeri. L’occupazione in agricoltura conta circa 1,2 milioni di lavoratori; il 90% sono rapporti di lavoro a tempo determinato per un totale di 121 milioni di giornate di lavoro. Durante il click day – giorno di apertura delle richieste di forza lavoro da parte dei settori produttivi sulla base delle quote previste dal decreto flussi – sono pervenute oltre 120.000 domande prevalentemente provenienti prevalentemente dal settore agricolo, ma solo 44.000 sono state soddisfatte. Nel 2023 la richiesta di manodopera da parte delle imprese agricole è di circa 100.000 lavoratori stagionali. Si tratta di lavoratori indispensabili per dare continuità alla produzione agricola. La constatazione è evidente: esiste una richiesta di manodopera da parte del settore agricolo che resta insoddisfatta. Credo, allora che chi oggi non è occupato e spesso manca di formazione scolastica adeguata, come molti denunciano, per inserirsi nel mercato del lavoro tanto da dover ricorrere a sussidi di Stato possa guardare con interesse al lavoro agricolo. Ritengo, anzi, che per loro sarebbe un modo di entrare – o rientrare – nel mondo del lavoro dalla porta principale. Qui, infatti, il ragionamento si amplia e coinvolge la visione del lavoro agricolo; una visione che non può essere quella retrograda e vergognosa – e fin troppo abusata – di un lavoro umiliante, faticoso e poco remunerato. Non è così. Il lavoro agricolo è oggi una grande opportunità di sviluppare idee, di mettere in gioco le proprie capacità, di conseguire guadagni. Un lavoro fatto sì di braccia, ma anche e soprattutto di competenze. E’ necessario, tuttavia, che i nostri giovani siano adeguatamente formati per poter affrontare questa sfida e ringrazio per questo gli Istituti Agrari più di ogni altro. Il nostro investimento sui giovani – “i veri protagonisti del futuro” – sarà importante e decisivo. Per questo, riteniamo che la proposta che il presidente Meloni ha rilanciato nel Vinitaly, per cui si è lavorato anche nel nostro comune programma elettorale, quindi sostenuto dalla volontà popolare, è il Liceo del Made in Italy sul quale investiremo, con sempre maggiore attenzione a tutte quelle grandi potenzialità che sono insite con la nostra fortunata nascita in questa Nazione. Altre misure rivolte ai giovani sono già state adottate. Ricordo, in particolare, la misura denominata “Generazione Terra”. Si tratta di mutui agevolati concessi da ISMEA ai giovani imprenditori agricoli di età non superiore a 41 anni che intendano avviare una propria iniziativa imprenditoriale nell’ambito dell’agricoltura, per ampliare la superficie della propria azienda mediante l’acquisto di un terreno, confinante o funzionalmente utile con la superficie già facente parte della propria azienda agricola o per l’acquisto di un terreno già in affitto. Nell’ultima legge di bilancio, inoltre, è stato previsto il nuovo contratto di lavoro occasionale subordinato nel settore agricolo. Tale strumento contrattuale può essere utilizzato anche da giovani con meno di venticinque anni di età, se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico di settore. Si tratta di uno strumento particolarmente vantaggioso considerato che il compenso è esente da qualsiasi imposizione fiscale. Può essere un modo per i giovani per un primo approccio con il mondo agricolo, per conoscere un mondo particolarmente stimolante e produttivo. Lavorare in agricoltura, in una filiera sempre più equa in termini di distribuzione del valore della produzione, della trasformazione e la distribuzione del prodotto italiano, può essere ora, e dovrà essere soprattutto in futuro, un’occasione di crescita da molti punti di vista, compreso quello economico.
Interrogazione a risposta immediata sulle recenti dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura sulla carenza di manodopera nel comparto agricolo e iniziative volte al rilancio del lavoro agricolo e alla promozione dell’agricoltura sostenibile.
Voglio sottolinearle che sul decreto della condizionalità probabilmente in molti si sarebbero salvati dallo sfruttamento se l’aveste approvato voi invece di farlo approvare a me come primo provvedimento che ho avuto l’onore di firmare appena mi sono insediato, con i colleghi Calderone e il Ministero degli Interni. La ringrazio comunque dell’opportunità che mi dà, di chiarire il mio pensiero a chi lo ha strumentalizzato e spiegare le ragioni a chi non le ha proprio capite. Numerosi settori produttivi, come quello della sanità, edile, alberghiero e della ristorazione, oltre al settore agricolo, denunciano una carenza di forza lavoro; valgono i numeri del click day più di ogni altra considerazione: le domande previste sono state 238.335, soddisfatte solo per un terzo dalla quota prevista dal decreto flussi. Questi dati fanno rilevare in maniera oggettiva che in Italia esiste una consistente offerta di lavoro regolare, quella che viene pagata. Quella che lei sottolineava è quella irregolare, che va condannata e perseguita dalle leggi penali, ma quella di cui parliamo è quella regolare. Nel contempo, però, centinaia di migliaia di cittadini italiani percepiscono come lei ricordava il reddito di cittadinanza giustificato esclusivamente dall’assenza di offerta lavoro, cioè possono lavorare ma dicono che non c’è lavoro. Una parte della politica, da un lato, auspica l’ampliamento dei flussi al fine di coprire con l’immigrazione la predetta richiesta, dall’altro, sostiene che i percettori di reddito, che siano abili al lavoro, non possano occupare le posizioni lavorative disponibili e, addirittura, che la maggior parte di loro non sia in condizione di trovare lavoro per mancanza di scolarizzazione o di formazione adeguata. Cioè, la difficoltà a trovare lavoro perché non scolarizzati. Delle due l’una colleghi: o le offerte di lavoro delle quali parliamo sono da considerarsi “indegne”, come lei descriveva per alcune di esse, e se lo fossero per coloro che si dicono pronti a rubare in assenza di reddito di cittadinanza dovremmo affermare che noi, quando apriamo i decreti flussi, non importiamo forza lavoro da integrare nel tessuto sociale e produttivo, come dobbiamo fare, ma nuovi schiavi. Io, però, mi rifiuto di pensare e di prendere in considerazione in Italia un’idea indegna come questa. Oppure si tratta di lavoro più che degno, che attribuisce a chi lo svolge un ruolo sociale, senza gravare sulle spalle di chi lavora, immigrato o cittadino italiano, sacrificandosi e pagando le tasse. È ovvio che nessuno può né vuole obbligare chi non vuole scegliere queste occupazioni lavorative disponibili a farlo per soddisfare le sue necessità, ma allo stesso modo, nessuno può pretendere che alla sua legittima scelta corrisponda il diritto di percepire un sussidio sulle spalle di chi decide di contribuire alla crescita economica della Nazione in linea con la Costituzione italiana. Questo non ce lo possiamo proprio permettere. Rammento, inoltre, come sottolineato dallo stesso Onorevole interrogante, che il nostro Governo, tra i primi atti, ha adottato il decreto interministeriale contenente le norme per l’applicazione in ambito nazionale della condizionalità sociale e, successivamente, con decreto legislativo, approvato definitivamente durante il Consiglio dei Ministri svoltosi a Cutro, simbolicamente, ha elaborato il sistema sanzionatorio per la violazione delle disposizioni europee in materia di condizionalità sociale, aggravando le pene, oltre quelle penali, anche dal punto di vista economico. È ora stabilito che nessun contributo collegato alla PAC possa essere concesso a coloro che violano le norme di contrasto al caporalato, che noi consideriamo uno sfruttamento indegno e ingiustificabile dei lavoratori. E’ rimesso alle autorità competenti in materia di applicazione della legislazione sociale (Ispettorato nazionale del lavoro, vigili del Fuoco, Ministero della Salute e Regione nei rispettivi ambiti di competenza) il compito di vigilare sul rispetto di tali disposizioni. Continueremo su questa strada, promuovendo il lavoro regolare e combattendo senza sosta coloro che sfruttano i lavoratori. La ricchezza, però, mettetevelo in testa se vorrete, per essere distribuita va creata. Se noi non creiamo ricchezza quando si ridistribuisce si svendono i beni di famiglia, e l’Italia lo ha fatto negli anni passati svendendo asset strategici, oppure ci si indebita, e l’Italia l’ha fatto negli anni passati. Ora noi, questo governo, il Governo Meloni, pensa di investire sulle imprese per creare lavoro. far crescere la nostra economia. creare ricchezza e quindi poterla ridistribuire per i più deboli, anche e soprattutto quelli che non possono lavorare che vanno aiutati più di quanto lo si sia fatto in questi anni.
QUESTION TIME DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA AL SENATO
(04.05.2023)
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, è intervenuto al Question Time al Senato rispondendo a interrogazioni sulle misure da assumere per contrastare la speculazione in atto da parte dei molini nel mercato italiano, che sta causando l’aumento dei prezzi del pane e della pasta; sulle misure a sostegno degli agricoltori che hanno subito danni alle produzioni a causa di eventi climatici avversi e calamità naturali; sugli esiti del G7 dei ministri dell’Agricoltura che si è svolto in Giappone lo scorso 22 e 23 aprile e gli obiettivi prefissati in vista dell’edizione del 2024 che si terrà in Italia.
Interrogazione sulle misure da assumere per contrastare la speculazione in atto da parte dei molini nel mercato italiano, che sta causando l’aumento dei prezzi del pane e della pasta
Signor Presidente, onorevoli Senatori, Trattiamo un tema di particolare rilevanza perché riguarda produzione strategiche che ancor di più lo sono in un momento come quello congiunturale che stiamo attraversando, nel quale la sicurezza alimentare si erge ad argomento di discussione. Le oscillazioni del grano, però, come ha avuto modo di ricordare già nell’interrogazione stessa, vedono delle ciclicità ormai che gravano sul comparto. Proprio per questo, per esaminare a fondo quali possano essere le ragioni abbiamo convocato lo scorso 12 aprile ho convocato il Tavolo del grano duro, al quale hanno partecipato tutti i soggetti che hanno titolo a poter ragionare insieme alla politica di questo tema e sono i nostri produttori, ma sono anche che sono i molitori, gli stoccatori, i pastai, arrivando alla grande distribuzione, che lei richiamava, certificando uno dei passaggi finali della nostra ottima pasta. Insomma, abbiamo ragionato con l’intera filiera. Però, Io credo che il tavolo del grano duro sia un momento di confronto e come tutti i momenti di confronto possa permetterci non solo di comprendere, ma anche di provare ad arrivare a delle soluzioni concrete. Le organizzazioni agricole hanno posto la loro oggettiva preoccupazione anche per quel processo che lei richiamava di una crescita molto importante fino a qualche mese fa e poi una caduta che abbiamo verificare se sia oggetto di speculazione, perché quello è il primo degli elementi che dobbiamo contrastare. In tale contesto, inoltre, oltre all’esame dei dati forniti da ISMEA, è stato affrontato il problema di ricostituzione della Commissione Sperimentale Nazionale per il grano duro, il cui progetto si è concluso nel 2023. Il nostro intento è riattivare quanto prima la Commissione, non escludendo di procedere alla costituzione della Commissione Unica Nazionale, magari correggendo alcune criticità che sono emerse proprio nell’applicazione. Di questo modello, riguardo al Registro di carico e scarico telematico cosiddetto “Granaio Italia” ricordo che la fase sperimentale, è stata recentemente prorogata dal Decreto Milleproroghe al 31 dicembre 2024, nel corso del quale l’ICQRF non porrà e non applicherà le sanzioni pecuniarie. Preciso che il “Granaio Italia” risale a prima del conflitto russo-ucraino, a seguito del quale la Commissione UE ha adottato un nuovo quadro normativo che in parte si sovrappone alle competenze delle precedenti ed è stato recepito con decreto ministeriale dell’8 agosto 2022. Poiché il nuovo adempimento si sovrappone a quelli di Granaio Italia, stiamo verificando la possibilità di unificare e semplificare gli adempimenti a carico degli operatori per renderli più semplici, cercando di eliminare oneri burocratici che spesso sono a carico dei produttori e delle imprese stesse. Per evitare ogni possibile speculazione, il Ministero settimanalmente monitora le quotazioni del grano attraverso quelle effettuate dalle Camere di commercio e le informazioni vengono trasmesse attraverso il sistema informatico ai competenti servizi e all’Unione Europea. Con riferimento alla dinamica dei prezzi, rilevo che la trasformazione delle materie prime richiede, nell’ambito dei numerosi e poliedrici processi produttivi, l’impiego di fattori produttivi che hanno avuto un incremento dei prezzi a volte a tre cifre e questo sappiamo essere un problema che va affrontato in sede europea e rileva anche nell’ambito di quella che noi chiamiamo Sovranità alimentare, cioè cercare di evitare che eventi contingenti gravi come le guerre possano modificare le nostre scelte di produzione e anche di consumo a causa, per esempio, della crescita dei prezzi. Resta un fatto che è fondamentale. Sulle vicende legate al grano, noi dobbiamo applicare un sistema di ricerca più avanzato, dobbiamo ricominciare a studiare i metodi che permettano di abbattere le criticità legate a queste produzioni, aumentando il quantitativo, diminuendo i costi di produzione e cercando eventualmente di ripetere quelle cose che in Italia sono state fatte all’inizio del secolo scorso. Quest’anno ricorre una ricerca del 1913 applicata dallo scienziato Nazareno Strampelli che riuscì, a parità di consumo del suolo, a raddoppiare la produzione di grano semplicemente attraverso la genomica. Dobbiamo investire sulla ricerca, quello che non si è fatto in questi anni e che ha indebolito il sistema agricolo europeo e italiano. L’Italia era avanguardia di questi processi e crediamo possa tornare ad esserlo utilizzando le grandi menti e le grandi potenzialità che nelle nostre università e nei nostri centri di ricerca risiedono e che noi dobbiamo proteggere anche pagandole in modo adeguato e mettendo quindi al servizio dei nostri agricoltori un sistema più efficace ed efficiente. Per valorizzare il loro lavoro, per realizzare grandi grani come la Senatore Cappelli o altri, che nella storia hanno contraddistinto la qualità italiana, un aumento del valore che mette anche in condizione di reggere logiche di mercato globalizzato, delle quali spesso veniamo ad essere oggetto negativo in fasi congiunturali come questa da lei richiamata, grazie del quesito.
Interrogazione sulle misure a sostegno degli agricoltori che hanno subito danni alle produzioni a causa di eventi climatici avversi e calamità naturali
Signor Presidente, onorevoli Senatori, il contrasto alle conseguenze negative delle catastrofi naturali sul comparto agroalimentare italiano ed il sostegno alle aziende colpite sono al centro dell’azione politica del Ministero, per quanto di competenza. Quanto agli eventi catastrofali che si sono verificati nel 2022, la risposta del Governo è stata – e continua ad essere – il più rapida ed efficace possibile: dal mio insediamento ho firmato 24 decreti di declaratoria di eccezionali avversità atmosferiche grazie ai quali è consentito alle Regioni interessate di accedere alle risorse messe a disposizione dal Fondo di solidarietà nazionale. Il 2 maggio 2023, ho firmato il decreto di declaratoria di riconoscimento del carattere di eccezionalità dell’alluvione che ha colpito le Marche tra il 15 ed il 16 settembre 2022, che permette anche in questo caso l’accesso alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale. Per i prossimi anni tali eventi, purtroppo sempre più frequenti e devastanti, dovranno essere gestiti mediante gli strumenti assicurativi. In quest’ottica, un ruolo centrale assume il Fondo mutualistico nazionale agricolo contro le avversità catastrofali (AgriCAT), previsto quale strumento principale di assicurazione del rischio dal Piano strategico della Politica agricola comune 2023 – 2027 concordato con le Regioni con un meccanismo che sapete essere nuovo ed applicato per la prima volta in questo quinquennio. Sono in corso di adozione gli atti che consentiranno di definire il quadro normativo per l’operatività del Fondo. In particolare, il 5 aprile 2023 è stato approvato il Regolamento del Fondo, e il giorno seguente, è stata adottata la prima circolare esplicativa, rivolta alle imprese che abbiano subito danni da eventi catastrofali, contenente le disposizioni operative per la presentazione della domanda di accesso alle compensazioni del Fondo. Infatti, entro la prossima settimana è previsto il rilascio dell’applicativo nel Sistema informativo agricolo nazionale, che consentirà agli agricoltori di inserire la denuncia di danno direttamente nel sistema informativo. Ad ogni modo, il Fondo mutualistico nazionale AGRICAT copre gli eventi catastrofali già a partire dal 1° gennaio 2023. Nei mesi passati ISMEA ha già provveduto a raccogliere le segnalazioni degli agricoltori che hanno subito danni in seguito ad eventi catastrofali. A breve saranno organizzati i primi sopralluoghi campionari nelle aree interessate dagli eventi catastrofali per verificare gli eventuali danni alle produzioni Posso, dunque, rispondere alla sua domanda dicendo che il Fondo AGRICAT si può considerare già operativo. A completamento del discorso fin qui svolto, ricordo che il Fondo risponde nei limiti delle proprie disponibilità (350 milioni che io non so se saranno in grado di coprire [sbob]); è necessario attendere la fine della campagna agraria per raccogliere tutti i fabbisogni derivanti dalle segnalazioni che perverranno nel corso dell’anno. Nel frattempo si procederà alla costituzione della dotazione del Fondo, mediante il prelievo del 3% sui pagamenti diretti e la successiva integrazione con i fondi Feasr. Concludo precisando che trattandosi di un Fondo di mutualizzazione la cui portata è estesa a 700.000 aziende agricole, operativo su tutto il territorio nazionale e per tutte le produzioni assicurabili, lo sforzo messo in atto quest’anno è imponente e getta le basi per una svolta nella cultura di gestione del rischio per la nostra imprenditoria agricola. Colgo l’occasione per rinnovare oggi la solidarietà alle popolazioni dell’Emilia Romagna. Già ieri ho avuto modo, essendo presente alla fiera di Rimini Macfrut, e avendo lì la fortuna di poter incontrare tutte le rappresentanze del mondo degli agricoltori, abbiamo già iniziato a confrontarci attivamente su quale possano essere le soluzioni da adottare dall’intero Parlamento eper quota parte dal nostro Ministero per andare incontro non solo agli effetti economici devastanti, ma gli effetti psicologici che derivano dalla distruzione del lavoro delle aziende che spesso legano i nostri agricoltori a quel territorio ben più che dal dato economico e che io credo vadano compensate con un particolare attivismo. Ho avuto la fortuna ieri di poter visitare direttamente i luoghi e ho trovato tanta gente speranzosa di trovare in tutti noi, tutta la politica, un luogo nel quale potersi confrontare sulle soluzioni attuali, ma soprattutto su una criticità che forse rilevano e che nel tempo deve essere invertita: la poca attenzione al mondo dell’agricoltura come centrale nella manutenzione del territorio, nella manutenzione dell’alveo dei fiumi, nella manutenzione di quelle aree interne e quelle aree che, spesso poco curate, producono a valle degli effetti devastanti che noi rileviamo e che aggravano gli eventi derivanti dal cambio climatico.
Interrogazione sugli esiti del G7 dei ministri dell’Agricoltura che si è svolto in Giappone lo scorso 22 e 23 aprile e gli obiettivi prefissati in vista dell’edizione del 2024 che si terrà in Italia
Ringrazio il collega Senatore Silvestroni per aver ricordato che l’Italia ha avuto un ruolo e avrà un ruolo ancora più rilevante nel prossimo anno proprio rispetto a un tema di carattere generale, che è la sicurezza alimentare nell’ambito del G7. Il G7 riunisce le nazioni industrializzate più importanti del pianeta, in un’area specifica, obiettivamente, che vede il Giappone, la il Canada e il Regno Unito, la Germania, gli Stati Uniti e la Francia. Nell’incontro di Miyazaki, una straordinaria città del Sud del Giappone, erano presenti però anche il Segretario generale della FAO, l’IFAD, il WTO, insomma, un tavolo che mette in condizione di trattare un argomento strategico che è l’argomento di questo tempo per varie ragioni, alcune congiunturali, le ricordavo prima rispetto alla guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, ma anche di carattere prospettico rispetto all’incremento demografico che il pianeta sta vivendo. Si tratta e si ragiona insieme, si deve ragionare insieme, questo l’Italia ha chiesto al tavolo trovando riscontro, sia negli accordi nei tavoli multilaterali sia in quelli bilaterali, che abbiamo ottenuto con le singole nazioni per capire come bisogna evolvere il dato che riguarda le produzioni alimentari. Noi siamo di fronte a un bivio e dobbiamo scegliere se lavorare sul principio del cibo per tutti o del cibo di qualità per tutti. Noi propendiamo per la seconda strada, un cibo che sia interclassista, non invece basato su dinamiche che potrebbero far prevedere in futuro un cibo standardizzato per i poveri e un cibo di qualità per i più ricchi. Una lettura alla quale non vogliamo andare incontro e che abbiamo puntualmente sottolineato anche ai nostri colleghi, ritenendolo uno dei ruoli che l’Italia dovrà e potrà intraprendere come guida del cibo di qualità del pianeta. Queste sono le indicazioni su un tema di questa natura, abbiamo invitato gli altri colleghi a ragionare sul contrasto a un modello che standardizza, che scollega il territorio e il lavoro dalle produzioni, una tipicità italiana è quella invece di mantenerlo ancorato a questo, che produce qualità e benessere. Un benessere che noi vogliamo esportare e che deve basarsi, lo abbiamo ricordato e sottolineato insieme agli altri Stati, la necessità di riproporre l’agricoltura al centro soprattutto della formazione giovanile. Il ministro giapponese Nomura ci ha mostrato una scuola di agraria, giovani entusiasti, abbiamo ragionato di tecnologie e di ricerca perché oggi l’agricoltura non è, come qualcuno ogni tanto ricorda, sfruttamento e zappa, l’agricoltura e tecnologia, l’agricoltura è ricerca, l’agricoltura è approfondimento. è un modello nobile in cui intorno al quale si sviluppa la promozione di un’attività che nelle altre nazioni, come dovrà ed è anche nella nostra, in molti istituti agrari viene esaltata proprio dall’impegno dei nostri ragazzi che trovano tanto lavoro, lavoro ben pagato e di qualità in questo mondo. Abbiamo avuto modo di confrontarci in incontri bilaterali, anche entrando in questioni che riguardano i nostri produttori, in Giappone per esempio era ed è ancora per quota parte bloccata alle l’importazione di carni suine italiane e ci siamo relazionati con il ministero, riuscendo a fare importanti passi avanti per riaprire immediatamente la commercializzazione di questi prodotti. Avviene a volte, e ringrazio anche l’attivismo dell’Ambasciatore italiano in Giappone Benedetti, perché a volte c’è anche molta confusione, quindi vengono bloccate le carni suine in Italia senza tener conto che se la tieni aperta per le altre nazioni europee con il libero mercato, insomma, non puoi prevenire alcune patologie. Utilizzando questo meccanismo, che diventa limitatamente efficace e soprattutto la ricerca scientifica italiana ha testimoniato che, per esempio, sui prosciutti e sui trasformati delle carni suine non c’è alcun rischio rispetto alle vicende come la PSA. Abbiamo ragionato insieme al ministro canadese di quella che è l’applicazione del CETA, ragionando di quelli che sono stati gli elementi positivi ed anche alcune questioni che possono essere in prospettiva migliorate, perché questo è il nostro compito. Abbiamo preparato insieme al viceministro Harrison della Gran Bretagna l’incontro che poi abbiamo svolto, incontrando anche la collega Thérèse Coffey in Gran Bretagna proprio in questi giorni in cui abbiamo portato le nostre imprese nell’area che è condizionata anche dall’evento Brexit, sul quale non entriamo, ma che apre per noi delle potenzialità di mercato che abbiamo voluto riempire, tra virgolette, con l’offerta dei nostri imprenditori che hanno potuto presentare ai buyer britannici i nostri eccezionali prodotti. Abbiamo avuto modo di sottolineare quanto è importante garantire i marchi e le tipicità anche con un sistema normativo che sia un sistema normativo omogeneo, che protegga sì le nostre imprese che sono danneggiate dall’italian sounding, ma anche coloro che fruiscono dei prodotti che vengono acquistati, perché se un cittadino statunitense piuttosto che tedesco compra un prodotto che si richiama all’italianità e poi mangia un prodotto che nulla ha di nostro né in termini di produzione né di trasformazione viene truffato e noi, anche per conto loro, vorremmo sottolineare quanto è importante. Un’altro tema strategico strategico, veniva richiamato prima il fenomeno dell’immigrazione dal collega Piantedosi, è quello che è l’impegno che l’Italia ha chiesto. Noi abbiamo un un’area del mondo, che sono tutti gli Stati in via di sviluppo, tutte le nazioni in via di sviluppo, spesso hanno possibilità e potenzialità enorme, solo in Africa terreno arabile è il 65% di quello disponibile nel pianeta e non corrisponde a quello che invece raccolgono e soprattutto al valore aggiunto che hanno i loro prodotti che spesso partono dall’Africa a valore bassissimo, arrivano ad essere trasformati nei paesi occidentali e nella logica di mercato, si impennano in termini di prezzi, ma nella filiera le nazioni africane non ricevono granché. E allora, in quell’occasione, ma anche ieri a Macfrut nell’incontro con i ministri del Burundi, dell’Uganda, della Tanzania, del Congo abbiamo ragionato di questo: come le nazioni occidentali possano aiutare, e io credo sia un dovere, queste nazioni a sviluppare una agricoltura che sia in grado di produrre e vendere nei mercati, avendo un livello e un valore aggiunto per i loro prodotti più alto e quindi far crescere il loro ricchezze. Io credo che questa potrà essere una delle soluzioni perché le persone non siano costrette a migrare, eventualmente scelgano di emigrare, ma non siano spinte ad emigrare dalla fame. Su questo tema torneremo proprio qui a Roma, io ringrazio il collega Antonio Tajani come ministro degli Esteri, che è riuscito ad ottenere che si svolgesse a Roma nella la sede della FAO a luglio la conferenza internazionale sulla sicurezza alimentare. Sarà lì che le nazioni più forti, in termini economici, dovranno impegnarsi a nostro avviso a sostenere con progetti più mirati lo sviluppo delle nazioni più deboli per dare la possibilità di avere una crescita economica che sia omogenea. Una sostenibilità ambientale, in ultimo, che va ricercata, è una priorità, ma che va affiancata alla sostenibilità economica e produttiva, perché questi due elementi non debbano viaggiare in maniera disomogenea e possano produrre sempre equità sociale e quindi sostenibilità sociale accanto a una sostenibilità ambientale che va ricercata non in termini ideologici, ma attraverso la ricerca che è l’altro elemento sul quale tutte le nazioni presenti hanno avuto modo di convergere in un’azione comune, anche con interscambio di informazioni e di disponibilità reciproca di nuove tecnologie innovative. Grazie.
EQUO COMPENSO
In data 21 marzo 2023 è stato comunicato alla Presidenza il “Testo degli articoli formulato in sede redigente dalla 2ª commissione permanente(giustizia) “ per il Disegno di Legge recante “ Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali(n.495)” con annesso testo del Disegno di Legge recante “ “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali(n.182)”
La Commissione, esaminati i disegni di legge, che intervengono sulla disciplina in materia di equo compenso delle prestazioni professionali rese nei confronti di particolari categorie di imprese, con la finalità di rafforzare la tutela del professionista, e in particolare il disegno di legge n.495, adottato come testo base dalla 2ª Commissione, condivisa la necessità di tutelare i professionisti nei confronti di banche, assicurazioni, medie e grandi imprese e pubbliche amministrazioni, che si presume godano di una posizione di forza nella contrattazione di servizi professionali; richiamata la ……………………..
La documentazione, molto importante verrà inviata agli Associati
MILLEPROROGHE 2023
E’ stato pubblicato il testo del ddl di conversione del Decreto legge del 29 dicembre 2022 n. 198, il cosiddetto decreto Milleproroghe 2023, con le modifiche apportate dalle Commissioni riunite 1a e 5a in data 9 febbraio 2023, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi ..
La documentazione, molto importante verrà inviata agli Associati
MUTUI AGRARI E TUTELA DEL SETTORE AGRICOLO
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida è intervenuto alla Camera dei Deputati.
Interrogazione a risposta immediata sulle iniziative in ordine alla moratoria dei mutui agrari, in considerazione della grave crisi economica che ha colpito il comparto agricolo.
Signor Presidente, Onorevoli deputati, come rammentato dall’interrogante il decreto legge n. 21 del 2021 prevede all’art. 19 la possibilità per le imprese agricole di richiedere la rinegoziazione e la ristrutturazione dei mutui concessi dalle banche o da altri enti creditizi per finanziare le loro attività. In particolare, è prevista la possibilità dell’estensione del periodo di rimborso fino a venticinque anni e con garanzia ISMEA. Per due possibili ragioni la misura non è stata utilizzata secondo le attese. La prima riteniamo possa essere la circostanza per cui gli istituti di credito sono tenuti a segnalare alla Centrale Rischi della Banca d’Italia tutte le operazioni di ristrutturazione concesse; in secondo luogo, pesa l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE che rende attualmente poco conveniente la ristrutturazione dei mutui contratti in periodo di bassi tassi di interesse. Altre misure, tuttavia, vanno incontro alle esigenze delle imprese agricole colpite, come ricordato, dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. È attiva fino al 31 dicembre 2023 la misura straordinaria di cui all’articolo 20 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, che consente a ISMEA di rilasciare garanzie a titolo gratuito, con percentuale di copertura al 100%, a fronte di finanziamenti della durata massima di 10 anni, con 24 mesi di preammortamento, e di importo fino a 62.000 euro. La misura della garanzia a prima richiesta ISMEA è, inoltre, operativa con diverse novità. Infatti, ISMEA potrà garantire le PMI agricole e della pesca fino all’80% del valore del finanziamento e fino a 5 milioni di euro per ciascun beneficiario, a prescindere dai requisiti soggettivi e dimensionali della PMI richiedente. Informo, infine, che anche per i finanziamenti garantiti da ISMEA, ai sensi del Quadro Temporaneo Covid, sarà possibile richiedere la proroga della durata dei piani di ammortamento, con automatica estensione della garanzia nei limiti della normativa comunitaria di riferimento. Come segnale, vorrei sottolineare che oggi è ripartito il progetto Generazione Terra, che era fermo da tempo e permetterà ai nostri giovani imprenditori – rappresentano loro il nostro futuro – la possibilità di veder finanziate le buone idee e la loro passione per l’agricoltura con finanziamenti da parte di ISMEA fino al 100% del sostegno utile all’acquisto di terre.
Interrogazione a risposta immediata sulle iniziative, a livello nazionale ed internazionale, per tutelare il settore agricolo e i consumatori dal rischio di nuovi aumenti dei prezzi.
Signor Presidente, Onorevoli deputati, l’aumento dei prezzi certamente non è responsabilità dei nostri imprenditori agricoli né della nostra trasformazione né della distribuzione, ma è a causa delle sottolineate esigenze che oggi l’Europa tutta purtroppo soffre per strategie che nel passato non sono state messe in campo. Il costo delle materie prime è in aumento, si registra ancora un aumento dei prodotti agricoli e abbiamo sottolineato le responsabilità indotte dall’assenza di pianificazione. Consapevoli di questo, però, nella Legge di Bilancio abbiamo già voluto dare alcuni segnali operativi per cercare intanto di andare incontro ai cittadini più deboli, con un fondo per gli acquisti alimentari rivolto a sostenere, con una dotazione pari a 500 milioni di euro, il potere di acquisto dei cittadini maggiormente colpiti dai rincari, cioè le fasce più deboli. La misura è in fase di attuazione. Sono in corso interlocuzioni con i rappresentanti della Grande Distribuzione Organizzata e dei Comuni, con l’obiettivo di giungere ad un accordo che consenta ai beneficiari di tale misura di ottenere ulteriori sconti importanti, che mettano in condizione ancor di più di valorizzare l’intervento economico da parte dello Stato. Altre misure sono rivolte invece al settore produttivo, in particolare il Fondo per la Sovranità Alimentare: 100 milioni, che tenteremo di implementare anche con i risparmi che stiamo mettendo in campo all’interno del sistema legato al Ministero, che possa sostenere le filiere più in difficoltà e quindi abbattere anche i costi di produzione e di fatto il prezzo per i cittadini. Il Ministero ha esperito le necessarie consultazioni, in quest’ottica, anche con le associazioni agricole, per capire come utilizzarli al meglio. Poi c’è il Fondo dell’innovazione in agricoltura, un fondo di 225 milioni per i prossimi tre anni, che serve a lavorare per una sostenibilità ambientale che però viaggi con la capacità di produzione delle nostre aziende agricole, che devono continuare a produrre cibo di qualità e a sufficienza per i nostri cittadini. Abbiamo lavorato anche per contrastare l’Italian Sounding, aumentando la dotazione dei nostri ispettori del controllo e della repressione delle frodi, a danno dei nostri produttori che fanno concorrenza sleale, e abbiamo aumentato la dotazione dei nostri carabinieri per controllare il caporalato e per controllare che i nostri imprenditori non subiscano concorrenza sleale utilizzando fondi pubblici in maniera irregolare. Informo che nel corso del Consiglio di Agrifish dell’ultimo 30 gennaio ho chiesto in Europa che si ragioni su un intervento pianificato e strategico dell’Europa sulla vicenda legata alla crisi agroalimentare, che colpisce il settore agricolo e di conseguenza quelli che, io ritengo in maniera non del tutto corretta, vengono chiamati consumatori. Non ho mai pensato che le persone siano solo oggetto di consumo, ma siano capaci di discernimento e credo che bisogna ragionare in quest’ottica, di come sostenere le loro scelte di qualità. E questa parola è la parola che sempre più deve far parte del nostro patrimonio, perché la qualità è il patrimonio della nostra Nazione. È ferma intenzione di questo Ministero rispondere anche in maniera più dettagliata su questi temi per cercare insieme tutte le misure per salvaguardare i prezzi e quindi abbatterli il più possibile, ma anche per salvaguardare le nostre produzioni e un settore che, io continuo a dire, è uno degli asset principali della nostra Nazione, ne rappresenta l’ossatura, e anche per i singoli prodotti un patrimonio di civiltà.
RIFINANZIATA LA NUOVA SABATINI
Tra le tante agevolazioni rifinanziate dalla Legge di Bilancio 2023 è compresa anche la Nuova Sabatini che, con 30 milioni per il 2023 e 40 milioni sino al 2026, fornisce un aiuto alle imprese, anche agricole, per gli acquisti di macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali.
CODICE APPALTI
Il 20 ottobre è stata diffusa la bozza dello “Schema preliminare di Codice dei contratti pubblici in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78, recante Delega al Governo in materia di contratti pubblici” al quale, successivamente, sono state apportate modifiche su intervento del Consiglio di Stato, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le altre amministrazioni interessate e rimesso al Governo per le proprie determinazioni.
Sono stati anche pubblicati:
Schema del Codice dei contratti pubblici
Schema del Codice dei contratti pubblici con il testo a fronte
Allegati al Codice dei contratti pubblici
Relazioni al Codice dei contratti pubblici
Il testo del CODICE APPALTI, elaborato dal Consiglio di Stato è stato trasmesso al Governo il 7 dicembre 2022.
L’entrata in vigore del Codice appalti, con i relativi allegati, è prevista per il 1° aprile 2023
La documentazione verrà inviata agli Associati
LOTTA AL CAPORALATO
“Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto che prevede le nuove misure sanzionatorie anche in tema di caporalato, il Governo Meloni mostra ancora una volta con i fatti che in Italia si sta finalmente voltando pagina, pure nel mondo agricolo e agroalimentare.
Tra le varie misure, abbiamo previsto infatti nuove sanzioni per chi viola le norme a tutela dei diritti dei lavoratori, comprese quelle contro il caporalato in agricoltura. Per la prima volta, coloro i quali si rendono responsabili di queste infrazioni non potranno essere destinatari degli aiuti economici e, in generale, dei benefici previsti dalla Pac.
Questo provvedimento si aggiunge al decreto interministeriale sulla condizionalità sociale che ho firmato circa un mese fa insieme ai colleghi ministri dell’Interno Piantedosi, del Lavoro Calderone e della Salute Schillaci.
Continuiamo, con atti concreti, a portare avanti le nostre politiche di contrasto allo sfruttamento dei lavoratori e di tutela dei diritti, della salute e della sicurezza sul lavoro”. Così il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.
TESTO BOLLINATO DELLA LEGGE DI BILANCIO 2023
La Ragioneria dello Stato ha bollinato Il testo del disegno di legge di Bilancio 2023 che interessa un campo largo che va dalle misure contro il caro energia al reddito di cittadinanza.
Il documento va letto con attenzione in quanto coinvolge il cittadino sul sociale generico e specifico e, tra i tanti provvedimenti adottati per quanto qui interessa in prevalenza si evidenzia :
-regime forfettario : per le partite Iva passa da 65.000 euro a 85.000 euro l’importo di ricavi e compensi entro cui si può beneficiare del regime forfettarioal 15% così come cessa il regime forfetario per i professionisti che ottengono ricavi superiori a € 100.000;
-Limiti del contante: dal 1 gennaio 2023 la soglia per il contante viene innalzato a € 5.000,00
DAL GOVERNO E DAL PARLAMENTO
IL QUESTION TIME DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA AL SENATO
Il Question Time del ministro Lollobrigida al Senato (del 17.11.2022) sulla nuova denominazione del Ministero dell’agricoltura, sulla tutela della mozzarella di bufala campana DOP rispetto ai rischi derivanti da brucellosi e tubercolosi, sulla produzione di alimenti sintetici, sulle misure per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico all’agricoltura, sulla operatività della CUN del grano duro e sui danni all’agricoltura causati da orsi e lupi in Trentino-Alto Adige.
Interrogazione a risposta immediata sulla nuova denominazione del Ministero dell’agricoltura
Ringrazio per l’opportunità che mi viene data di illustrare in modo chiaro la scelta della nuova denominazione del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Vorrei subito rassicurare alcuni parlamentari, che nei giorni scorsi si sono mostrati allarmati, del fatto che l’ananas non verrà messa fuori legge. Lo faccio prendendo a prestito le parole del consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia: “Chi ironizza su frutta e ananas, oltre a una caduta di stile, dimostra di non aver compreso qual è la posta in gioco”. E aggiunge: “La sovranità alimentare non è autarchia: è difesa delle proprie produzioni e dei propri modelli in un mercato globale equo […]”. La sovranità alimentare ha una precisa storia e una grande valenza, spiegata bene dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini, che ringrazio, secondo cui questo concetto “è la stella polare per affrontare la rigenerazione dell’agricoltura nel mondo. È un concetto per cui si battono da anni tanti movimenti […]”. Petrini afferma anche che, “se applicata correttamente, la sovranità alimentare crea una tensione positiva tra dimensione locale e globale, e permette ai popoli di essere davvero liberi nella scelta di ciò che vogliono produrre e consumare, mettendo al centro il benessere delle persone e del pianeta”. La Sovranità alimentare, inoltre, per quanto possa risultare innovativa e dirompente nel quadro della semantica istituzionale italiana, non è un concetto nuovo nemmeno al di fuori dei nostri confini nazionali. Non è un mistero, infatti, che già altre nazioni, prima di noi, hanno attribuito rilevanza a questo concetto, come avvenuto in Ecuador e Venezuela, inserendolo nel dettato costituzionale. In Francia da anni è stata adottata analoga denominazione: “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”. Scelta utile, questa, e in linea con la con il Trattato del Quirinale. Questo principio ha precisi effetti nella vita quotidiana dei cittadini e pone l’accento sulla necessità di avviare una volta per tutte nuove pratiche virtuose: produrre secondo parametri di rispetto del mondo del lavoro, dell’ambiente e della qualità. Abbandonare l’idea che la priorità sia esclusivamente quella di sopperire al bisogno di mangiare e bere, qualsiasi sia il prodotto che le logiche di mercato mettono a disposizione, in maniera massiva, dei consumatori finali. Siamo convinti che la difesa di un modello di produzione che mette al centro i prodotti di qualità, la predisposizione di filiere sempre più corte, l’applicazione del principio di stagionalità, la centralità dell’imprenditore agricolo, siano tutti fattori che generano e garantiscono il diritto di un popolo di cibarsi di prodotti più sani e la produzione sia in grado di garantire una maggiore sostenibilità ambientale. I prodotti d’eccellenza e la qualità vanno infatti difesi valorizzando il lavoro degli imprenditori agricoli. E noi intendiamo farlo. Perché tutti i popoli hanno il diritto di definire le proprie politiche agricole e alimentari. Italiani compresi.
Interrogazione a risposta immediata sulla tutela della mozzarella di bufala campana DOP rispetto ai rischi derivanti da brucellosi e tubercolosi
Signor Presidente, onorevoli Senatori, la diffusione della brucellosi e della tubercolosi negli allevamenti di bufale è costantemente monitorata dai nostri Uffici. E’ noto che a valle del Consiglio regionale straordinario della Regione Campania del 7 novembre 2022 è stata approvata all’unanimità una risoluzione che impegna la Giunta regionale ad assumere misure più efficaci per il raggiungimento dell’obiettivo di eradicazione delle malattie infettive della specie bovina e bufalina rispetto a quelle già previste dal Piano di eradicazione approvato dalla stessa Regione nel 2022. Nel dibattito svoltosi è emerso, infatti, che si è ben lontani dall’obiettivo che si intendeva conseguire ovvero il dimezzamento rispetto all’anno precedente del numero dei capi affetti da brucellosi e tubercolosi (la percentuale pare essere non superiore al 18%). Il fenomeno è allarmante soprattutto nella provincia di Caserta ed è necessario intervenire rapidamente e con misure efficaci. A questo fine ho già scritto al Ministero della Salute, alle istituzioni locali e alle associazioni di categoria per confermare la volontà di implementare l’attività di raccordo operativo e coordinato finalizzata a definire gli strumenti per affrontare in modo efficace le problematiche in oggetto, nonché ad individuare le modalità accelerate di erogazione di misure di sostegno per il mancato reddito a favore delle aziende che hanno subito forti abbattimenti. Quello del ristoro alle aziende è, infatti, l’ulteriore versante – strettamente connesso a quello di eradicazione delle malattie – sul quale intendiamo impegnarci. Al riguardo, informo che il Ministero, a seguito dell’adozione del Regolamento Delegato (UE) 467/2022 (che prevedeva la concessione di un aiuto eccezionale di adattamento ai produttori più colpiti dalla crisi ucraina), è intervenuto in favore del settore bufalino attivando un aiuto complessivo di importo pari a 6,2 milioni di euro, che risulta interamente erogato. Segnalo, poi, che, nell’ambito del Piano Strategico della Politica agricola comune 2023-2027, in fase di adozione da parte della Commissione europea, sono stati previsti aiuti accoppiati destinati al settore pari a 3,2 milioni di euro annui, per l’intero periodo 2023-2027. Inoltre, nell’ambito del predetto Piano gli allevatori bufalini, attraverso gli eco-schemi, potranno accedere ad un aiuto specifico, finalizzato al miglioramento del benessere animale e alla riduzione dell’antimicrobico resistenza. Per quanto concerne le misure di promozione della “Mozzarella di bufala campana D.O.P.”, in Italia e nel mondo, al fine di supportare l’economia dell’intera filiera, è previsto un apposito capitolo di bilancio dedicato proprio alla valorizzazione dei prodotti DOP e IGP che vede uno stanziamento annuale pari a 700.000 euro, da cui sarà possibile attingere per interventi specifici individuati in accordo con le associazioni di categoria.
Interrogazione a risposta immediata sulla produzione di alimenti sintetici
Signor Presidente, onorevoli Senatori, ringrazio gli interroganti per aver sollevato un problema come quello della diffusione del cibo sintetico. Desidero sgombrare il campo da equivoci: il Governo è contrario al cibo artificiale, come dimostrato anche dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha espresso la sua contrarietà formalmente. Come Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è mia ferma intenzione quella di contrastare in ogni sede questo tipo di produzioni che rischia di spezzare il legame millenario tra agricoltura e cibo. Ritengo che il cibo sintetico rappresenti un mezzo pericoloso per distruggere ogni legame del cibo con la produzione agricola, con i diversi territori, cancellando ogni distinzione culturale, spesso millenaria, nell’alimentazione umana e proponendo un’unica dieta omologata, con gravissime ricadute sociali sui piccoli agricoltori. Il nostro Paese, culla della Dieta mediterranea patrimonio Unesco, sarà in prima linea per difendere il cibo naturale, che è uno dei punti di forza del Made in Italy. Quest’anno secondo le previsioni del Ministero raggiungeremo la soglia record di esportazioni di oltre 60 miliardi di euro. Un valore che dobbiamo proteggere e rafforzare da tutti i tentativi di omologazione, di cui il cibo sintetico rappresenta l’apice e la forma più estrema. La nostra contrarietà è dal punto di vista ambientale, tenuto conto degli impatti negativi e delle forti emissioni prodotte dai bioreattori; dal punto di vista sociale, visto che rischiamo la desertificazione produttiva dei nostri territori dove allevamenti e imprese agricole rappresentano la prima forma di presidio e di custodia del territorio anche rispetto al dissesto idrogeologico; dal punto di vista sanitario, visto che non esistono studi consolidati sugli effetti del cibo sintetico sulla salute. La minaccia è concreta e attuale, considerato che il bioreattore per il latte sintetico, come citato dagli interroganti, è in costruzione in Danimarca. Il nostro modello produttivo è totalmente diverso, puntiamo sulle filiere di qualità che siamo pronti a supportare ancora meglio. È nostra intenzione investire anche in ricerca, promuovendo attraverso il CREA lo studio delle nostre colture nazionali per proteggerle dai rischi climatici. La sostenibilità per noi è centrale e proprio per questo siamo coerenti nel rifiutare modelli artificiali che vogliano sostituire la natura. Colgo l’occasione per augurare all’Istituto tecnico agrario Garibaldi di Roma, il più antico istituto agrario di Italia, i migliori auguri per i 150 anni dalla sua istituzione. Garantisco che finchè saremo al Governo sulle tavole degli italiani non arriveranno cibi creati in laboratorio.
Interrogazione a risposta immediata sulle misure per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico all’agricoltura
Signor Presidente, onorevoli Senatori, la carenza d’acqua sta mettendo a dura prova vaste aree del territorio italiano, con gravi disagi per cittadini e aziende. In particolare, in agricoltura tale carenza ha un diretto impatto su quantità e prezzi degli alimenti sul mercato. La siccità non è fenomeno nuovo; negli ultimi venti anni sono già stati registrati in diverse aree del nostro Paese ampi periodi di siccità (nel periodo 2011-2019 il Po ha registrato una riduzione della sua portata pari al 17% rispetto al periodo precedente, e lunghi periodi di siccità si sono già verificati nel 2003 e nel 2006); la dispersione idrica e la mancanza di approvvigionamenti per famiglie e imprese sono problemi endemici del nostro Paese. Al di là delle enunciazioni, interventi strategici non sono stati realizzati. È giunto il momento di affrontare questi problemi in un’ottica di medio-lungo termine, pianificando interventi strutturali e soluzioni di sistema e procedendo ad una significativa semplificazione amministrativa per alleggerire gli oneri burocratici che, ad ogni livello, rallentano ed impediscono le più efficaci iniziative dei privati. I recenti programmi di finanziamento (fondi europei e nazionali), hanno previsto ingenti risorse per gli interventi sulle infrastrutture irrigue collettive, per l’ammodernamento e l’efficientamento del servizio di irrigazione collettiva, per l’incremento delle disponibilità di acqua, per l’efficientamento delle reti e relativi sistemi di gestione e monitoraggio. Questi fondi sono diretti in particolare, a misure di intervento nella fase del trasporto dell’acqua irrigua e di efficientamento del servizio idrico di irrigazione collettiva. Alle risorse già stanziate si aggiungono 520 milioni di euro dell’investimento 4.3 della misura M2C4 del PNRR – “Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti”. Con riferimento a tale ultimo investimento, in presenza di criticità segnalate dalle strutture deputate all’attuazione del PNRR, il Ministero si impegna a porre in essere tutte le iniziative affinché gli interventi selezionati e finanziati possano essere realizzati nella loro interezza. In conformità al Piano Strategico della PAC 2023-2027, per tutelare le colture, riteniamo utile inserire negli strumenti di pianificazione disposizioni che permettano la costruzione di nuove strutture – come i piccoli invasi interaziendali da realizzare ad opere di aziende agricole o da Enti irrigui in zone collinari – e prevedere la riqualificazione e il potenziamento di quelli esistenti in modo da disporre di una rete infrastrutturale più performante e idonea a ridurre gli sprechi di acqua. Per incrementare la produzione di acqua ad uso agricolo intendiamo lavorare sulla tecnologia degli impianti di desalinizzazione del mare e intervenire sugli sprechi di acqua presso gli invasi di collina e di pianura, tramite l’implementazione di impianti di irrigazione a goccia e di tutte le nuove tecnologie che permettono di razionalizzare il consumo di acqua. Il Ministero ha, inoltre, collaborato attivamente con il Ministero delle Infrastrutture alla redazione del Piano nazionale idrico (già Piano nazionale di interventi nel settore idrico-Sezione Invasi), contribuendo a definire le priorità di intervento. L’emergenza idrica in corso dimostra la necessità di ulteriori investimenti per i prossimi anni, con particolare attenzione al potenziamento delle infrastrutture di stoccaggio e valutando il ricorso a fonti idriche non convenzionali (es. riutilizzo di acque reflue).
Interrogazione a risposta immediata sulla operatività della CUN del grano duro
Signor Presidente, onorevoli Senatori, come noto, il nostro Paese è tra i maggiori esportatori di prodotti a base di grano, come la pasta e i prodotti da forno, particolarmente apprezzati dai consumatori di tutto il mondo. Le cause che stanno mettendo sotto pressione il mercato dell’intero comparto cerealicolo sono molteplici e affondano le loro radici in situazioni pregresse, aggravate oggi dalla pandemia e dalla crisi energetica. Per migliorare la fase di contrattazione del prezzo, il Ministero ha provveduto all’attivazione della Commissione sperimentale nazionale del grano duro (CSN grano duro) al fine di rendere più chiare e trasparenti le tendenze di mercato e di conseguenza avere una ricaduta positiva sulle contrattazioni. Il progetto si innesta nella più ampia sfera degli interventi di regolazione del mercato rappresentata dalle Commissioni Uniche Nazionali (CUN), in cui i prezzi indicativi sono concordati tra i rappresentanti delle associazioni di parte venditrice ed acquirente e costituiscono il riferimento per le contrattazioni tra le parti. L’attività della CSN è terminata in questi giorni e il bilancio è positivo. Per tali motivi, registrato il più ampio consenso della parte agricola alla prosecuzione dei lavori e l’unanime volontà di elevare la CSN a Commissione Unica Nazionale, valutiamo di proseguire questo percorso virtuoso di trasparenza e di regole certe per la formazione dei prezzi indicativi. Per quanto concerne il sostegno alla produzione primaria, segnalo che il Fondo grano duro (istituito dall’articolo 23-bis del decreto-legge n. 113/2016 ed attuato con Decreto interministeriale n. 5642 del 20/05/2020) stanzia annualmente, per le coltivazioni di grano che siano inserite in un Contratto di filiera privatistico tra produttore e trasformatore, 10 milioni di euro incrementati, per l’anno 2022, con ulteriori 10 milioni. Proporremo di incrementare le risorse destinate a tale fondo per gli anni dal 2023 al 2025 con disposizione da inserire nella legge di bilancio che sarà sottoposta all’approvazione del prossimo Consiglio dei Ministri. Occorre sostenere l’aggregazione e l’organizzazione economica dei coltivatori di grano duro e dell’intera filiera produttiva, valorizzare i contratti di filiera nel comparto cerealicolo come strumento di sviluppo del settore nonché migliorare la qualità del grano duro attraverso l’uso di sementi certificate. Rassicuro che il Governo intende tutelare fortemente il comparto cerealicolo; ne è dimostrazione l’impegno profuso dal Presidente del Consiglio On. Meloni durante il G20 di Bali per il negoziato sul grano. Per valorizzare e rafforzare la produzione è mia intenzione intervenire con un piano complessivo di sostegno al comparto cerealicolo nazionale, che promuova il progressivo miglioramento della filiera per una produzione di qualità sempre maggiore. In tal senso, sarà necessario rafforzare gli strumenti dei contratti di filiera, per contrastare le speculazioni, e dei distretti del cibo, fornendo incentivi per le aziende agroindustriali di prima e seconda trasformazione e per i produttori agricoli, anche tramite l’accesso ai fondi della PAC dell’Unione europea. Ciò al fine di favorire il miglioramento qualitativo del grano italiano, supportare le filiere di stoccaggio mediante ammodernamento delle strutture e sostenere la transizione verso tecniche di agricoltura di precisione.
Interrogazione a risposta immediata sui danni all’agricoltura causati da orsi e lupi in Trentino-Alto Adige
Signor Presidente, Onorevoli Senatori, la specie Lupo (Canis lupus) è tutelata dalla Direttiva 92/43/CEE (direttiva habitat), recepita con decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997. La questione dei grandi carnivori è stata trattata a livello UE dai Ministri dell’Agricoltura e della Pesca. In tale contesto l’Italia, oltre a rappresentare le grandi difficoltà degli allevatori a causa dell’aumento della popolazione di lupi, ha evidenziato la necessità di prevedere Piani di Gestione finanziati non solo dalla Politica agricola comune, come accaduto nella programmazione dei fondi FEASR 2014-2022 e come ribadito dal Piano Strategico della PAC 2023-2027, ma anche dalle altre politiche, in particolare da quelle ambientali. Il 10 novembre è stato approvato dalla Camera l’ordine del giorno presentato dall’on. Urzì, Ambrosi, Stegel e altri, e recepito ieri al Senato, in cui, preso atto della crescente incidenza dei danni causati da orsi e lupi nel territorio del Trentino Alto Adige, impegna il Governo ad adottare iniziative per sostenere il comparto agricolo. E’ mia convinzione che il problema debba essere affrontato dando attuazione alle indicazioni che provengono dal Parlamento e nel rispetto dei principi posti dalla direttiva Habitat. In quest’ottica, occorre considerare che l’eccessiva presenza di alcune specie animali su determinati territori crea squilibri causando rischi per la salute pubblica e per alcuni settori produttivi strategici, oltre a vanificare un’azione di protezione di altre specie. Va, inoltre, diffondendosi il fenomeno dell’ibridazione dei lupi con le specie canine domestiche, che – come evidenziato dagli esperti di conservazione della fauna – rappresentano un pericolo per la conservazione della specie dei lupi, oltre a determinare la nascita di animali particolarmente aggressivi nei confronti dell’uomo. Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ci ha informati di essere da anni impegnato per il superamento del Piano d’azione del Lupo attualmente vigente. I Piani finora presentati alla Conferenza Stato-Regioni non hanno conseguito la necessaria intesa di vedute tra le Regioni. Ravvisato il notevole miglioramento dello stato di conservazione della specie su tutto il territorio nazionale, il nuovo piano d’Azione Lupo dovrebbe prevedere un quadro complessivo di azioni di conservazione e contestualmente la possibilità di autorizzare le deroghe previste dalla direttiva habitat, così come avvenuto in Francia ove analogo piano rivolto ad arginare il fenomeno è già stato adottato. Per risolvere tali criticità e garantire il più ampio consenso di tutte le istituzioni coinvolte sulle modalità di intervento che meglio rispondano ad una relazione corretta tra la presenza dell’uomo, quella della fauna selvatica e la sostenibilità ambientale, solo pochi giorni fa ho incontrato il Presidente di Ispra e le istituzioni e le associazioni, che mi avevano rappresentato problematiche riguardati i loro territori o aree di interesse. Sulla base delle loro indicazioni e della comunità scientifica intendiamo infatti trarre tutte le indicazioni tecniche per approntare un piano di settore in linea con le disposizioni europee. Abbiamo la necessità e il dovere di affrontare problemi inevasi da tempo e che gravano sul bilancio dello Stato per milioni di euro, rischiando di depauperare le economie di interi territori attivi nei settori agricolo – turistico e dell’allevamento e determinando l’abbandono di intere aree oggi manutenute in maniera efficiente dagli allevatori. Assicuro il massimo impegno, sia politico sia tecnico, per condividere con il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con cui è in atto un serrato confronto, soluzioni scientificamente supportate e coerenti con il quadro comunitario in materia, da attuare con il costante coinvolgimento del Parlamento.
video dell’intervento:
https://www.politicheagricole.it/questiontime_senato
IL MINISTRO LOLLOBRIGIDA: “COLLABORAZIONE MASAF-ISPRA SU GRANDI CARNIVORI” “Questa mattina ho incontrato il Prefetto Stefano Laporta, presidente di Ispra, per approfondire la possibilità di una collaborazione tra il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’obiettivo è quello di risolvere le criticità che riguardano gli ungulati e i grandi carnivori nell’ottica di una relazione corretta tra la presenza dell’uomo, quella della fauna selvatica e la sostenibilità ambientale. Su questo ho avuto modo di confrontarmi anche con il Sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro, per promuovere un’azione comune in linea con le esigenze dei cittadini. L’eccessiva presenza di determinati animali su alcuni territori crea squilibri causando rischi per la salute pubblica e per alcuni settori produttivi strategici, oltre a vanificare un’azione di protezione di altre specie. Il confronto è stato puntuale e proficuo. Nei prossimi giorni si svolgeranno tavoli tecnici per portare avanti il lavoro già iniziato nel passato ma, soprattutto, per riuscire a trovare rapidamente le risposte in termini normativi. Abbiamo la necessità e il dovere di affrontare problemi inevasi da tempo e che gravano sul bilancio dello Stato per milioni di euro. Ho informato i presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano, che mi avevano rappresentato le criticità emergenti sui loro territori rispetto alla presenza dei grandi carnivori, delle azioni che abbiamo intrapreso in continuità con loro e le istituzioni scientifiche del settore. Da queste ultime intendiamo trarre tutte le indicazioni tecniche in linea con le disposizioni italiane ed europee. Il governo sarà pronto a dare seguito alle iniziative che gli saranno indicate dal Parlamento”.
Lo dichiara il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE AGRICOLE
Il MISE ha iniziato IL 23 maggio e continuerà sino al 23 giugno 2022 ad ammettere le micro, piccole e medie imprese agricole alla possibilità di richiedere le agevolazioni previste dal Fondo per gli investimenti innovativi per le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti , mettendo a disposizione di queste l’importo complessivo di 5 milioni di euro da destinarsi per :
– contributo a fondo perduto per l’acquisto e l’installazione di nuovi beni strumentali, materiali e immateriali, da utilizzarsi nelle sedi o negli stabilimenti situati sul territorio nazionale.
Gli interessati devono leggere attentamente l’allegata documentazione con riferimento alle esclusioni e quali siano le spese non ammissibili alle agevolazioni .
La documentazione è stata inviata agli Associati
SOSTEGNO FILIERA AGRICOLA, AGROALIMENTARE E DELLA
PESCA
Alla Camera dei Deputati il Ministro Stefano Patuanelli è
intervenuto sulle
iniziative avviarte dal Governo a sostegno della filiera agricola,
agroalimentare e della pesca in relazione all’aumento dei costi dell’energia e
delle materie prime e agli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.
Di
seguito il testo ed il video del suo intervento
“Onorevole Presidente, Onorevoli Deputati,
vi ringrazio per l’invito a questa informativa urgente, che pone al centro del
dibattito un tema che ritengo strategico: la capacità del settore
agroalimentare italiano di affrontare efficacemente le dinamiche innestate dai
rapidi e improvvisi mutamenti dei contesti economici e politici, come quelli
che stanno destabilizzando l’Europa in queste ultime settimane.
Prima di entrare nello specifico, consentitemi di rivolgere un pensiero di
vicinanza e solidarietà al popolo ucraino, da oltre un mese oggetto di un
attacco militare che sta comportando conseguenze sempre più tragiche.
La perdita di tante vite umane innocenti e l’abbandono della propria terra da
parte di milioni di donne, bambini e uomini, alla ricerca della tranquillità
perduta tra le macerie provocate dal conflitto, non può lasciarci indifferenti.
In quest’Aula, esattamente una settimana fa, abbiamo ascoltato assieme l’accorato
e coraggioso intervento in videoconferenza del Presidente Zelensky.Le
condizioni in cui versa il suo Paese non sono sostenibili ancora per molto.
Tutti ci auguriamo che il conflitto militare cessi immediatamente.
Il
quadro di riferimento
Ho avuto più volte modo di dire che gli ultimi due anni, caratterizzati dai
devastanti effetti sociali ed economici causati dalla pandemia da COVID-19,
hanno rimesso al centro del dibattito politico la capacità di adattamento del
nostro sistema agricolo e alimentare.Gli sforzi dei nostri produttori hanno
costantemente assicurato cibo di qualità, a un prezzo equo, sulle tavole degli
italiani, nonostante le enormi difficoltà legate all’emergenza sanitaria.
Il 2021 si è chiuso all’insegna di un cauto ottimismo, con il PIL italiano in
aumento del 6,5% e con previsioni di un ulteriore incremento, per l’anno in
corso, superiore al 4%.Le esportazioni agroalimentari hanno ampiamente superato
i livelli del periodo pre-pandemia, raggiungendo la quota record di 52 miliardi
di euro.
Sembravano esserci tutti gli elementi per guardare con fiducia ai prossimi mesi
e anni, in un’ottica di crescita generalizzata dell’economia e
dell’occupazione.
Tuttavia, gli strascichi della crisi hanno continuato ad essere evidenti anche
nei primi mesi di quest’anno, con un perdurante aumento generalizzato delle
materie prime, dei prodotti energetici e dei suoi derivati in un quadro segnato
da una crescita dell’inflazione (+5,7% su base annua nel mese di febbraio 2022)
.
Purtroppo, la crisi tra Russia e Ucraina ha bruscamente allontanato le
previsioni di un graduale ritorno alla normalità e, sovrapponendosi al
protrarsi degli effetti della pandemia, ha improvvisamente introdotto nuovi e
ulteriori fattori di instabilità, sociale ed economica.
In queste settimane il dibattito si è incentrato sul ruolo del mercato unico,
sulle distorsioni del commercio internazionale e, soprattutto, sulla dipendenza
dall’estero dell’Unione Europea e dell’Italia, per i prodotti energetici e per
alcune materie prime agricole.
La prima immediata conseguenza della crisi si è concretizzata in una nuova e
ulteriore fiammata dei mercati dei prodotti energetici che ha spinto in forte
aumento il prezzo del petrolio e soprattutto del gas naturale.
Tale fenomeno ha provocato un ulteriore generale peggioramento dei costi di
trasporto e di riscaldamento, che già in precedenza gravavano su tutti i
settori produttivi nazionali.Nel settore agroalimentare, si aggiungono, per la
prima volta dopo molti anni, le difficoltà di approvvigionamento di alcune
materie prime agricole dall’area centro orientale dell’Europa, la quale,
tradizionalmente, rifornisce il mercato dei cereali e dei semi oleosi
dell’Unione Europea e dell’Italia.
Oltre al venir meno dai mercati internazionali dei prodotti di Russia e
Ucraina, grandi esportatori di commodity per l’alimentazione umana e animale,
l’eventualità di un blocco del commercio con altri paesi europei delinea uno
scenario più complesso e incerto.
Le minacce di restrizioni all’esportazioni di cereali dell’Ungheria, uno dei
primi partner italiani in questo settore, avevano accresciuto le preoccupazioni
del settore zootecnico nazionale.
Per fortuna, tale ipotesi è stata scongiurata, e mi preme ringraziare il
Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per il suo tempestivo intervento presso
il primo Ministro Orban che ha consentito una rapida ripresa delle forniture.
Le
preoccupazioni, tuttavia, permangono.
Il potenziale proliferare di limitazioni al commercio internazionale da parte
dei Paesi dell’area ex-sovietica e di alcuni dei Paesi membri della UE
potrebbe, infatti, compromettere il mercato degli approvvigionamenti europei e
la stessa natura del mercato unico, provocando uno shock generalizzato di ampia
portata.
Per il settore agricolo, l’incertezza dello scenario geopolitico ha
ulteriormente accresciuto la volatilità delle quotazioni internazionali dei
cereali e dei semi oleosi. I prezzi di frumento e mais, in Italia, hanno
raggiunto i livelli più elevati degli ultimi anni.
A fronte di queste difficoltà, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari
e Forestali ha immediatamente attivato, con il supporto degli Enti Vigilati,
meccanismi di monitoraggio per valutare, con dati oggettivi e certi, gli
impatti della crisi in atto sui sistemi produttivi agroalimentari e proporre le
possibili misure a sostegno delle imprese.
Il 10 marzo scorso ho tenuto una informativa in sede di Consiglio dei Ministri
per illustrare al Presidente del Consiglio e ai colleghi Ministri le criticità
del settore che rappresento, sollecitando il ricorso a una strumentazione di
emergenza sia in ambito nazionale che europeo.
Sono inoltre quotidiani i confronti con le associazioni di categoria, che
ringrazio per la collaborazione costante e proficua.
Nelle scorse settimane, il Sottosegretario Centinaio e il Sottosegretario
Battistoni, ai quali va il mio personale ringraziamento, hanno convocato,
rispettivamente, il tavolo di filiera del grano e il tavolo di consultazione
permanente dell’acquacoltura e della pesca, al fine di approfondire le
tematiche più urgenti e acquisire gli elementi utili a elaborare risposte
efficaci e funzionali ai settori interessati.
L’interscambio
commerciale con l’area di crisi: le esportazioni
Dopo questa necessaria premessa, ritengo indispensabile fornire qualche dato
che dia conto della reale situazione in cui versa il nostro Paese, per quel che
riguarda gli aspetti di pertinenza della mia amministrazione.
Le nostre analisi delineano un valore dell’interscambio commerciale
agroalimentare dell’Italia con Russia e Ucraina contenuto, pari, nel complesso,
a circa 1 miliardo di euro di esportazioni e a poco meno di 900 milioni di euro
di importazioni.
Per le esportazioni italiane, il mercato russo era già stato seriamente
compromesso nel 2014, quando Mosca ha imposto un embargo su gran parte delle
eccellenze italiane (ortofrutta, carni fresche e trasformate e prodotti
lattiero caseari), come ritorsione alle sanzioni della UE per l’avvio della
crisi in Crimea.
Nel 2021, le esportazioni italiane in Russia ammontano a 661 milioni di euro,
pari al 1,3% del totale delle vendite italiane, con i principali prodotti
rappresentati da caffè torrefatto, vini in bottiglia e spumanti.
L’Italia è il primo fornitore di vino in Russia, ma il valore esportato (148
milioni di euro) è pari a circa il 2% del totale delle vendite all’estero del
settore e la Federazione Russa detiene la 12° posizione tra i partner
commerciali della filiera vitivinicola nazionale.
Le esportazioni agroalimentari in Ucraina risultano più circoscritte, con un
valore di 365 milioni di euro, che rappresenta lo 0,7% del totale delle vendite
italiane.
Dal 1° gennaio 2022, prima del deflagrare del conflitto in Ucraina, anche la
Bielorussia si è adeguata alle politiche commerciali della Russia, decretando
il blocco delle importazioni di alcuni prodotti italiani ed europei, quali
ortofrutta, carni fresche e trasformate, prodotti lattiero caseari e dolciumi.
D’altra parte, occorre precisare che con circa 40 milioni di euro di
esportazioni e poco meno di 2 milioni di importazioni nel 2021, il peso di
questo Paese sulla bilancia commerciale agroalimentare italiana può essere
considerato molto limitato.
Negli ultimi cinque anni, tuttavia, questi Paesi hanno registrato sensibili
aumenti delle vendite italiane ed è pertanto necessario attuare tutte le misure
utili a mantenere le nostre quote di mercato, allo scopo di non rallentare la
fase di espansione delle aziende italiane (cito, a titolo esemplificativo,
l’Asti spumante e il Prosecco).
Evidenzio che il recente blocco imposto dalla UE alle esportazioni di beni di
lusso in Russia ha colpito, in maniera differenziata, alcune eccellenze del
“Made in Italy”, con un impatto limitato per l’agroalimentare.
Tuttavia, il conflitto bellico e le conseguenti sanzioni hanno di fatto reso
impraticabili questi mercati di sbocco, nei confronti dei quali tutti gli
operatori hanno assunto un prudenziale atteggiamento di attesa, a causa del
blocco delle intermediazioni bancarie e dell’instabilità del rublo.
L’approvvigionamento
di materie prime agricole
L’Italia importa da Russia e Ucraina principalmente cereali (frumento tenero e
mais), semi oleosi (girasole) e materie prime per l’alimentazione animale
(panelli di estrazione di semi di girasole, polpe di barbabietola, piselli
secchi).
Nel 2021 gli acquisti dell’Italia dalla Russia sono stati pari a 252 milioni di
euro (0,5% del totale dell’import agroalimentare italiano), mentre quelli
dall’Ucraina ammontano complessivamente a 641 milioni di euro (1,4% del
totale).
Di conseguenza, il settore agroalimentare maggiormente danneggiato in Italia è
quello dell’alimentazione zootecnica, mentre, in parte minore, è stato colpito
il settore dell’alimentazione umana con il frumento tenero.
Nel 2021 il primo fornitore dell’Italia di frumento tenero è stata l’Ungheria
con una quota del 23%, seguita da Francia, Austria, Croazia e Germania.
L’Ucraina si è collocata al 6° posto con una quota del 3%.
L’Ungheria è anche il primo partner dell’Italia per le quantità acquistate di
mais (30%), seguita da Ucraina e Slovenia (entrambe con il 15%) e Croazia (10%).
L’Ucraina ha fornito all’Italia il 50% delle quantità di olio di girasole,
mentre un’ulteriore quota del 40% è assicurata da Ungheria e Bulgaria.
La Russia garantisce poco meno di un terzo dei nostri fabbisogni esteri di
polpe di barbabietola e di panelli di estrazione di olio di girasole e circa
due terzi delle quantità di piselli secchi per l’alimentazione animale.
Il flusso degli approvvigionamenti nazionali è ulteriormente ostacolato dal
blocco delle spedizioni via nave dal Mar Nero e dal mar d’Azov che,
storicamente, sono il centro logistico della produzione agricola dell’area
ex-sovietica e di parte del Medio Oriente.
La diversificazione dei mercati di approvvigionamento è sicuramente attuabile e
implica il ricorso ai Paesi limitrofi e agli altri Paesi membri produttori (con
particolare riferimento a Francia e Germania), all’interno di una UE che, nel
suo complesso, si conferma uno dei maggiori produttori mondiali di cereali.
Il ricorso ai grandi esportatori del continente americano (USA, Canada,
Argentina, Brasile) è in parte rallentato dal costo del trasporto via nave, dal
momento che i prezzi della logistica internazionale non sono ancora ritornati
ai livelli pre-pandemia.
A tali criticità si aggiungono i problemi relativi alle caratteristiche
qualitative del prodotto estero viste le disposizioni legislative unionali, che
ne limitano la commercializzazione in Europa con particolare riferimento ai
valori minimi dei residui di prodotti fitosanitari.
Russia e Ucraina, infine, sono tra i maggiori produttori ed esportatori di
fertilizzanti e, complessivamente, forniscono all’Italia il 13% del
quantitativo totale acquistato all’estero.
Attualmente i partner su cui potenziare gli acquisti sono Egitto (primo
fornitore per l’Italia), Belgio, Germania e Marocco ma è facile ipotizzare una
impennata globale del mercato che si sommerà al precedente aumento di tutti i
prodotti chimici di derivazione energetica.
Alla tensione dei mercati si associano i fenomeni speculativi in atto, che
potrebbero spiegare una parte degli aumenti dei cereali che non sono frutto
dalle attuali dinamiche di mercato.
Per contrastare queste patologie, è necessario aumentare l’informazione e la
trasparenza del mercato.
Tuttavia, occorre, purtroppo, rilevare la mancanza a livello europeo, e anche
nel nostro Paese, di una effettiva capacità di stima dei reali stock delle
materie prime, che in queste settimane hanno subito i maggiori rincari.
È quanto mai necessario capire esattamente quale sia l’effettiva situazione
delle disponibilità di prodotto sia a livello nazionale che europeo, come
confermato proprio questa mattina dal Commissario Wojciechowski, per poter
distinguere tra lievitazione di prezzi per carenza effettiva e per fenomeni
speculativi. A tal proposito stiamo attivando, assieme agli enti vigilati
preposti, opportune misure di monitoraggio.
Lo
scenario
La pandemia ha generato una crisi simmetrica che ha colpito uniformemente tutti
i paesi, le filiere e i settori. Con le politiche attuate a livello europeo e
nazionale, il mercato stava superando l’emergenza, rendendo ancora più solide
le filiere che erano già strutturate ed efficienti.
I dati dell’anno scorso parlano chiaro. L’Italia, grazie anche alla forza del
proprio settore agroalimentare, è sembrata in grado di superare le difficoltà
prima e meglio degli altri partner europei.
Al contrario, la crisi provocata dalla “emergenza energetica”, acuita
dallo scoppio del conflitto in Ucraina, si distribuisce in modo asimmetrico,
colpendo in maniera differenziata Paesi e settori, incidendo direttamente sui
costi di produzione e di approvvigionamento. L’Italia, in questo caso, è tra i
Paesi più colpiti.
Il pericolo è che le imprese e interi comparti produttivi possano perdere la
propria competitività, rischiando di non riuscire più a redistribuire gli
aumenti lungo la filiera produttiva e di uscire progressivamente dal mercato.
In questo momento, infatti, i costi per le nostre aziende sono insostenibili.
Il Crea, in una nota pubblicata il 21 marzo scorso, relativa agli effetti del
conflitto in Ucraina sui profili economici delle aziende agricole italiane, ha
stimato un impatto di oltre 15.700 euro di aumento medio dei costi delle
imprese agricole.
Aumento dovuto al rincaro di fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine,
prodotti fitosanitari (antiparassitari e diserbanti), oltre ai maggiori costi
per i noleggi passivi, conseguenza diretta dell’incremento dei costi dei
carburanti.
L’impatto complessivo dell’impennata dei prezzi pagati dagli agricoltori sulla
platea delle aziende, oltre 600 mila imprese agricole, rappresentate
dall’indagine effettuata sulla base dei dati aziendali rilevati dalla rete RICA
(Rete d’Informazione Contabile Agricola, la fonte ufficiale UE), supera i 9
miliardi di euro.
Gli agricoltori pagano due volte il costo degli aumenti. In maniera diretta,
con la bolletta energetica, e in maniera indiretta, tramite gli aumenti dei
prezzi dei semilavorati e delle materie prime, che sono, a loro volta, colpiti
dalla crescita dei costi di produzione e di approvvigionamento.
Senza gli adeguati strumenti di sostegno e senza un indirizzo strategico
definito, sarà difficile recuperare le fasce di mercato perdute.
Cito, ad esempio, il caso del caro gasolio, che ha provocato nei giorni scorsi
il blocco degli autotrasportatori e dei pescherecci, con gli operatori che
hanno fatto grande difficoltà a contenere il progressivo aumento dei costi. Su
questo specifico tema ho avuto anche, di recente, un confronto con i Ministri
Franco e Cingolani.
Il Ministero è prontamente intervenuto per sostenere il settore della pesca. La
scorsa settimana in Conferenza Stato-Regioni è stata raggiunta l’intesa sul
decreto ministeriale che stanzia 15 milioni di euro per le imprese del settore
marittimo, 3,5 milioni per l’acquacoltura e 1,5 milioni per il comparto
operante nelle acque interne, per un totale di 20 milioni di euro.
Si tratta di un provvedimento fortemente atteso da tutta la filiera ittica e
adottato in tempi rapidi, per fornire una concreta risposta alla crisi
energetica che stanno vivendo le marinerie, che si aggiunge alla misura
agevolativa che ho voluto inserire nel cd. dl “crisi Ucraina” e di
cui parlerò tra poco.
Allo stesso modo, la filiera dei prodotti lattiero caseari sta pagando uno dei
prezzi più alti per gli aumenti di energia e dei mangimi.
Anche se l’accordo stipulato a novembre dal tavolo di filiera è ormai superato
dall’attuale situazione del mercato, la ripresa del confronto, avviata
nuovamente su mia iniziativa lo scorso febbraio, mira a condividere con tutti
gli operatori gli interventi congiunturali e strutturali per consentire al
settore di superare la crisi.
La
necessità di una risposta comune da parte dell’Europa
Il perdurare nel tempo di tale situazione di crisi lascia prevedere che
l’effetto dell’aumento dei costi difficilmente potrà essere assorbito nel breve
periodo.
Le conseguenze delle incertezze geopolitiche, la volatilità dei mercati
energetici internazionali e le difficoltà del commercio globale, non possono
essere affrontati efficacemente a livello di singolo Paese, ma necessitano di
una risposta comune a livello europeo.
Nel caso del caro energia, la proposta di mettere un tetto al prezzo del gas è
un elemento cruciale per evitare la corsa al rialzo dei prodotti energetici.
Allo stesso tempo, ho più volte sostenuto e ribadisco la necessità di una
riflessione sul ricorso a un’ulteriore tranche di debito comune per l’adozione
di un Energy Recovery Fund, allo scopo di compensare, a livello europeo,
l’asimmetria della dipendenza dal gas e delle modalità di produzione
dell’energia elettrica all’interno dei singoli Stati membri.
In questo scenario, non ritengo opportuno parlare di sovranità alimentare per
il sistema agroalimentare italiano e colgo questa occasione per ribadire,
ancora una volta, che a tutt’oggi non esistono allarmi alimentari per il nostro
Paese.
Il nostro tessuto agricolo non può fisicamente garantire l’autosufficienza di
tutte le materie prime necessarie per le produzioni nazionali destinate al
consumo interno e all’esportazione (quest’ultima, peraltro, in costante
crescita).
Ritengo, inoltre, sia necessario evitare atteggiamenti come quelli inizialmente
tenuti dall’Ungheria, che potrebbero compromettere il funzionamento del mercato
unico comune, minando alla base uno dei caposaldi dell’Unione Europea.
Al contrario, credo debba essere avviata una seria riflessione sulla capacità
di autoapprovvigionamento alimentare del nostro continente. La sovranità
alimentare europea è possibile ed auspicabile, occorre però rivedere le
politiche che, nel corso degli anni, hanno portato in Europa all’abbandono di alcune
coltivazioni. L’obiettivo deve essere quello di assicurare che i raccolti
all’interno dell’Unione Europea garantiscano gli approvvigionamenti necessari
ai nostri produttori, senza ricorrere a Paesi terzi.
Oggi, l’Italia importa oltre il 60% dei propri fabbisogni di frumento tenero e
circa il 50% di mais e il mercato nazionale è largamente esposto alle turbative
del mercato globale.
A livello europeo, occorre verificare i meccanismi di distribuzione delle
produzioni interne e intervenire sull’aumento della capacità produttiva dei
Paesi membri per le colture più necessarie.
A livello nazionale, è cruciale avviare una discussione per definire una quota
minima di autoapprovvigionamento nazionale che consenta al settore
agroalimentare di affrontare con maggiore tranquillità la sempre più frequente
volatilità del mercato.
I
primi interventi in ambito europeo
Nel corso del Consiglio dei Ministri Agricoltura e Pesca della UE, tenutosi il
21 marzo a Bruxelles, ho avuto un confronto molto importante con i colleghi
europei e con il Commissario Wojciechowski, sulla definizione delle misure di
emergenza da adottare all’interno della Unione.
In quella occasione, abbiamo avuto modo di collegarci in videoconferenza con il
Ministro dell’agricoltura ucraino, Roman Leshchenko, che ci ha illustrato le
drammatiche condizioni in cui è costretta a vivere la popolazione ucraina –
anche dal punto di vista dell’approvvigionamento alimentare – sollecitando
aiuti concreti e tempestivi.
A nome dei 27 Stati Membri e della stessa Unione europea, il Commissario
Wojciechowski e il Ministro francese Denormandie hanno ribadito la vicinanza
dell’intera Unione all’eroica difesa del popolo ucraino dei confini dell’Europa
democratica, e assicurato assistenza e finanziamenti al fine di riattivare
quanto prima il comparto primario del Paese e garantire, per quanto possibile,
continuità alla stagione di semina.
Wojciechowski ha poi illustrato il pacchetto di interventi straordinari messi
in campo dalla Commissione, anche a seguito delle indicazioni dei Capi di Stato
e di Governo a Versailles, per affrontare la crisi dei mercati.
Innanzitutto, attraverso uno stanziamento di 500 milioni di euro di fondi
europei, si intende attivare le misure di mitigazione delle turbative del
mercato per sostenere i settori più colpiti dalla crisi, secondo quanto
previsto dall’art. 219 del Regolamento (UE) n. 1308/2013
sull’OCM unica.
Le risorse saranno reperite utilizzando 350 milioni di euro della riserva di
crisi e 150 milioni di euro da entrate a destinazione specifica (“assigned
revenue” per pagamenti diretti e mercati).
Queste misure potranno essere cofinanziate dagli Stati Membri fino ad un
massimo del 200%.
La bozza di atto delegato, resa disponibile dalla Commissione, prevede per
l’Italia un’assegnazione di 48 milioni di euro, che potranno essere integrati
con un cofinanziamento, dunque, sino a 96 milioni di euro, di cui siamo
chiamati a farci carico con un ulteriore sforzo finanziario.
Per l’Italia significherebbe disporre di uno stanziamento complessivo di 144
milioni di euro, che è mia intenzione destinare ai settori maggiormente in
difficoltà, zootecnico e lattiero-caseario in primis.
Ma occorre far presto, le imprese hanno bisogno urgente di sostegno ed i tempi
concessi dalla Commissione sono particolarmente ristretti.
Al fine di aumentare il potenziale produttivo europeo, inoltre, la Commissione
ha proposto una deroga per il solo anno 2022 all’attuale norma della PAC che
prevede di destinare almeno il 5% delle superfici agricole seminabili ad aree
ecologiche.
La Commissione predisporrà un atto delegato, per permettere la coltivazione su
tali aree delle colture più necessarie (colture proteiche, cereali, girasole e
altre colture) nonché l’eventuale pascolamento.
Sempre in tema di PAC,
si prevede la possibilità per gli Stati Membri di erogare un livello più
elevato di anticipi per i pagamenti diretti e le misure a superficie dello
sviluppo rurale, a partire dal 16 ottobre 2022.
Per porre freno ai fenomeni speculativi, la Commissione si è mostrata
disponibile ad autorizzare importazioni temporanee di materie prime dai Paesi
terzi anche in deroga ai limiti massimi di residui fitosanitari.
Nel corso della riunione ho espresso il mio sostegno al pacchetto proposto, ma
ho fatto anche presente che tali misure non sono sufficienti a gestire una
situazione di crisi di così ampia portata.
In primo luogo, ho sottolineato l’opportunità di procedere con una proroga
dell’attuale regime di aiuti di stato per la crisi COVID, in scadenza a fine
giugno, evidenziando la complessità dell’adozione di un nuovo meccanismo,
peraltro con plafond limitato a soli 35.000 euro per azienda agricola.
In merito ai piani strategici ho evidenziato l’opportunità di prestare
particolare attenzione alle nuove priorità della sicurezza alimentare,
richiamando in particolare l’attenzione sulla possibilità di una deroga
temporanea di alcuni vincoli in modo da permettere di destinare tutte le
superfici, a qualsiasi titolo ritirate dalla produzione, a colture proteiche,
cereali o girasole. Ed ho proposto che dette deroghe siano previste non solo
per il 2022, ma anche per il 2023, per ricomprendere anche le semine autunnali.
Ho infine invitato la Commissione a valutare la possibilità di aumentare il
plafond da destinare agli aiuti accoppiati da destinare alle colture proteiche,
cereali e semi oleosi.
Le proposte della Commissione rappresentano certamente un primo passo positivo
ma appaiono ancora timide: mi aspetto dall’Unione Europea una risposta forte e
coesa in termini di sostegno ai paesi che pagano il prezzo della crisi.
Il Commissario ha condiviso la necessità di rivedere i Piani Strategici alla
luce delle mutate condizioni di mercato, pur ribadendo l’importanza di
rispettare gli obiettivi sostenibilità della nuova PAC,
ed ha anche confermato l’invio, previsto tra domani e il 31 marzo, delle
singole lettere contenenti le osservazioni della Commissione sui Piani
Strategici Nazionali, tra cui quello italiano.
Anche alla luce delle osservazioni della Commissione, proseguiremo nel lavoro
di finalizzazione del nostro Piano Strategico, con la convinzione che lo
strumento più potente per orientare le produzioni agricole è proprio la
Politica Agricola Comune (PAC).
A tal proposito nel corso del Consiglio del 21 marzo molti paesi membri hanno
posto l’accento sulla necessità di adeguare i Piani Strategici Nazionali alle
nuovo condizioni di mercato venutesi a creare.
Sono personalmente convinto che non si debba retrocedere dagli obiettivi
sfidanti della nuova PAC e
quindi che, invece di ragionare su una modifica strutturale dei Piani
Strategici, si debba valutare una sospensione dell’entrata in vigore dei nuovi
regolamenti. Di fatto la programmazione 2021-2027 è stata già segnata da un
primo biennio di proroga dei regolamenti seppur applicati alla nuova struttura
finanziaria (cd. “new money, old rules”), ciò potrebbe valere anche
per il 2023.
Mi preme infine ricordare che il 23 marzo, come annunciato, è stata pubblicata
la comunicazione della Commissione sulla sicurezza alimentare degli
approvvigionamenti e la resilienza del settore agroalimentare europeo, per
affrontare le criticità emerse dalla pandemia COVID-19 e dalla recente
invasione dell’Ucraina. Evidenzio che tra le misure raccomandate, all’interno
del documento della Commissione, compare anche il sostegno delle azioni volte
ad assicurare cibo e assistenza materiale agli indigenti e ai profughi.
Per quel che riguarda il settore della pesca, sono state portate all’attenzione
del Commissario per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Sinkevičius, le grandi
difficoltà delle filiere della pesca e dell’acquacoltura a seguito del
vertiginoso aumento dei costi del carburante e delle materie prime.
È stato, quindi, richiesto di ricorrere ad ogni provvedimento utile ad
affrontare la situazione in atto – come già accaduto nel 2020, per fronteggiare
l’emergenza COVID-19 – nonché l’attivazione della nuova misura prevista
dall’articolo 26 del regolamento del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la
Pesca e l’Acquacoltura, riguardante le compensazioni per perdite di reddito o
di costi aggiuntivi in caso di circostanze eccezionali.
Il Commissario Sinkevičius ha comunicato che, nel prossimo collegio dei
Commissari, proporrà l’attivazione di tali misure di emergenza con validità
retroattiva, a decorrere dal 24 febbraio 2022.
L’azione
del Governo italiano
All’azione dell’Unione Europea, devono essere affiancate misure di sostegno a
livello nazionale.
Dobbiamo supportare le imprese in questo momento di difficoltà e garantire al
settore agricolo di recuperare una parte consistente del valore aggiunto che si
crea nella parte finale della filiera.
Con la legge di bilancio 2022 abbiamo già previsto misure a sostegno di alcune
colture, rifinanziando il cd. “Fondo per la competitività” che, tra
l’altro, prevede uno specifico sostegno per i produttori di mais e di proteine
vegetali (legumi e soia).
Ulteriori risorse potranno essere utilizzate a valere sul cd. “Fondo
filiere”, appositamente istituito per sostenere i comparti produttivi
agricoli, della pesca e dell’acquacoltura.
Tuttavia, il nuovo scenario impone una ridefinizione dell’azione di Governo,
che deve seguire principalmente due direttrici. Una serie di interventi di
emergenza, per sostenere la liquidità e ridurre i costi delle aziende e una forte
accelerazione sulla fase di attuazione del PNRR, per garantire la
diversificazione energetica delle imprese e rafforzare l’efficienza delle
filiere.
Il
decreto-legge per la crisi in Ucraina
Il pacchetto di misure inserite nel decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21
(il cd. dl “Crisi Ucraina”), costituisce una prima concreta risposta,
anche se non esaustiva, alle esigenze del settore.
La liquidità aziendale dipende fortemente dal peso degli oneri bancari. Per
questo motivo ho voluto stanziare 20 milioni di euro per la rinegoziazione e
ristrutturazione dei mutui agrari fino a 25 anni, che saranno assistiti
gratuitamente dalle garanzie ISMEA.
Si tratta di un intervento volto a favorire una sana gestione finanziaria delle
imprese, che si somma a quelli adottati nel corso degli ultimi due anni, nei
quali abbiamo stanziato circa 900 milioni di euro (per il periodo 2020-2025)
per sostenere – tramite il sostegno allo strumento delle garanzie ISMEA –
l’accesso al credito degli imprenditori del settore agricolo, della pesca e
dell’acquacoltura.
Abbiamo, inoltre, assegnato 35 milioni di euro per il rifinanziamento del già
citato “Fondo filiere”, che verranno destinati, come detto, a quei
settori maggiormente colpiti dalle conseguenze dell’emergenza ucraina.
Allo scopo di contenere i costi di gasolio e benzina per l’attività agricola e
per la pesca, abbiamo introdotto un contributo, sotto forma di credito
d’imposta, cedibile, per l’acquisto di carburanti. Il beneficio è pari al 20%
della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante nel primo trimestre solare
dell’anno 2022, qualora il costo sia risultato superiore del 30% rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente.
Inoltre, per compensare la minore disponibilità di fertilizzanti a seguito
della crisi russo-ucraina, stiamo lavorando affinché gli agricoltori possano
utilizzare in campo il digestato proveniente dagli impianti di produzione di
energia alimentati a biomasse, equiparandolo ai tradizionali prodotti di
origine chimica. La matrice di ingresso degli impianti dovrà ovviamente essere
di produzione o scarto agricolo e non da frazione organica dei rifiuti urbani.
Queste misure si sommano a quelle di carattere generale, finalizzate a
contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, sostenendo
cittadini e imprese, e a rafforzare l’accoglienza umanitaria delle persone in
difficoltà.
Lo stanziamento complessivo del provvedimento è di 4,4 miliardi di euro,
finanziato in gran parte dalla tassazione di una quota dei grandi profitti di
cui le aziende energetiche stanno beneficiando grazie all’aumento dei costi
delle materie prime.
Ricordo che, dalla scorsa estate a oggi, il Governo ha stanziato circa 20
miliardi di euro per consentire agli italiani di fronteggiare l’incremento dei
costi dell’energia.
Si tratta di interventi finanziariamente ingenti. Ma credo, come ho già detto,
che si possa fare ancora di più e meglio, e garantisco il mio massimo impegno,
in ambito nazionale ed europeo, per definire ogni possibile misura volta ad
attenuare le criticità che gravano sul tessuto produttivo e occupazionale
agricolo, della pesca e dell’acquacoltura.
PNRR
Le risorse del PNRR già in precedenza costituivano un elemento cruciale per lo
sviluppo del settore, ma oggi, alla luce del nuovo scenario, assumono un
diverso rilievo e una rinnovata attualità che impongono una forte spinta
all’accelerazione della fase esecutiva.
Anche in questo campo, occorrerà valutare attentamente la possibilità di
rimodulare criteri e tempistiche del Piano di Ripresa e Resilienza.
In ogni caso, l’elemento centrale è la diversificazione energetica.
Come noto, ho firmato venerdì scorso il decreto sulla misura PNRR del Parco
Agrisolare, che avvia la redazione degli specifici bandi e che proprio in
queste ore è in corso di notifica a Bruxelles.
Si tratta di una delle misure più importanti, con uno stanziamento da 1,5
miliardi di euro destinato a sostenere l’installazione di pannelli fotovoltaici
sui tetti e sulle coperture dei fabbricati agricoli, che consentirà alle
imprese italiane di alleggerire il costo della bolletta e di divenire sempre
più autosufficienti in campo energetico.
Il target da raggiungere è l’installazione di pannelli per una potenza
complessiva di 375.000 kW, contribuendo così a supportare il processo di
diversificazione energetica, ora quanto mai necessario per tutto il sistema
produttivo nazionale.
Aggiungo che il 15 febbraio scorso, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il
Decreto a mia firma che disciplina i criteri, le modalità e le procedure per
l’attuazione dei contratti di filiera e di distretto, che dispone di risorse
per un totale pari a 1,2 miliardi di euro.
Questo provvedimento permetterà ora di implementare concretamente la misura,
definendo nel dettaglio l’iter istruttorio, la procedura di valutazione per la
selezione dei progetti e le modalità di finanziamento.
L’obiettivo è garantire velocemente nuove risorse alle imprese e sostenere i
progetti per il miglioramento dell’efficienza e della capacità di risposta
delle filiere ai momenti di crisi.
Segnalo anche le possibilità offerte dai progetti legati allo sviluppo della
logistica (800 milioni di euro), che possono sostenere gli investimenti per
migliorare la strutturale carenza del settore di un moderno sistema di
stoccaggio e movimentazione dei cereali e dei mangimi.
Mi preme anche ricordare che le nostre disponibilità di materie prime sono
direttamente legate agli effetti dei cambiamenti climatici.
Anche quest’anno, infatti, si ripropone in maniera allarmante l’emergenza
siccità. Le piogge scarse e disomogenee registrate in questi primi tre mesi del
2022, contribuiscono a mettere a repentaglio la tenuta produttiva di alcuni dei
nostri più rilevanti settori.
Fondamentali sono, pertanto, le misure del PNRR volte ad assicurare una
maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese. Il MIPAAF ha
destinato 880 milioni di euro a questo tipo di interventi, che riteniamo
strategici, anche per sostenere la capacità produttiva delle aziende agricole,
che operano in condizioni climatiche sempre più difficili e altalenanti.
Abbiamo dato la massima priorità all’intervento del PNRR sull’agrosistema
irriguo, per il quale sono in fase di verifica i singoli progetti presentati.
Sull’efficientamento dei sistemi irrigui il MIPAAF ha
investito molto, anche utilizzando risorse derivanti da altri strumenti di
programmazione.
Grazie al Fondo Sviluppo e Coesione, alla PAC e
ai fondi messi a disposizione a livello nazionale, nel triennio 2019-2020 sono
stati ammessi a finanziamento 115 progetti per un valore di oltre 1 miliardo di
euro.
Oltre alle risorse del PNRR, abbiamo oggi a disposizione ulteriori 440 milioni
di euro, derivanti dalla Legge di Bilancio 2021, per sostenere nuovi progetti
finalizzati a garantire un uso efficiente della risorsa idrica.
Il tema della gestione delle risorse idriche è sempre più strategico, con
conseguenze economiche sempre rilevanti per le aziende del settore primario.
Stiamo dunque operando anche per rafforzare gli strumenti di gestione del
rischio in agricoltura, che considera non solo i rischi connessi alla siccità,
ma anche ad altri eventi meteorologici avversi come le gelate e le alluvioni.
Con l’ultima Legge di Bilancio il Governo ha stanziato circa 900 milioni di
euro sulla gestione del rischio. Tali risorse, integrando i fondi della PAC,
andranno a costituire un pacchetto di oltre 700 milioni di euro l’anno,
finalizzato a garantire una rete di sicurezza a oltre 700.000 agricoltori.
Il Piano di gestione dei rischi in agricoltura per l’anno 2022, che definisce
l’implementazione dei vari strumenti di gestione del rischio ad oggi
disponibili, è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 16 marzo 2022.
Conclusioni
So che c’è molto lavoro da fare. Resto, però, ottimista sugli esiti di queste
nuove e impreviste sfide che l’Europa e il nostro Paese stanno affrontando. Da
febbraio 2020 siamo alle prese con difficoltà inimmaginabili fino ad allora.
Grazie ad una ritrovata coesione nazionale, sollecitata dal presidente della
Repubblica, siamo riusciti a restare uniti e a preservare la tenuta sociale ed
economica dell’Italia. Abbiamo rinnovato la consapevolezza della forza e della
strategicità del settore agroalimentare italiano. I nostri imprenditori, i
nostri agricoltori, i nostri braccianti hanno dimostrato capacità di reazione
fuori dall’ordinario.
Permettetemi di aggiungere che anche i Governi che si sono succeduti in questo
periodo hanno fatto il possibile per sostenerli. Pensavamo di poter affrontare
con maggiore serenità l’anno in corso, ma i drammatici avvenimenti di queste
settimane ci pongono dinnanzi a scenari più complessi di quelli immaginati. È
nostro compito approntare tutte le misure necessarie a superare il momento di
difficoltà.
Ribadisco, soprattutto, la volontà di impegnarci in campo europeo per riuscire
a orientare in modo più efficace e funzionale le politiche dell’Unione europea.
Il nostro Paese e l’Europa non sono più quelli che abbiamo conosciuto fino a
due anni fa. Le sfide che ci attendono necessitano di politiche e strumenti
adeguati alla nuova realtà.
Concludo questo intervento rivolgendo nuovamente il mio pensiero al popolo
ucraino, che ha consegnato alla comunità internazionale l’immagine di un Paese
fiero ed indomito, teso a difendere, in una condizione di debolezza militare, i
propri confini e la propria libertà.
Grazie.”
INCREMENTO ATTIVITA’ PROFESSIONALE
Il Sen. Puglia, unitamente ad altri firmatari, ha presentato un emendamento al D.L.2505 che riconosce nuove competenze alla Categoria, che stato accolto e che, per l’opportuna conoscenza, si riporta nella versione integrale.
“Proposta di modifica n. 26.0.66 (testo 2) al DDL n. 2505
Approvato
1. All’articolo 1, comma 195, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, nel quarto periodo č aggiunta in fine la seguente parola: “laureato”.
2. All’articolo 1, comma 1062, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, dopo il secondo periodo č inserito il seguente: “Relativamente al settore agricolo la perizia tecnica di cui al precedente periodo puň essere rilasciata anche da un dottore agronomo o forestale, da un agrotecnico laureato o da un perito agrario laureato.”
Un grazie a TUTTI COLORO CHE si interessano per i giusti riconoscimenti alla Categoria.
IL DECRETO MILLEPROROGHE
E’ stato pubblicato in GU il c.d. decreto legge del 1° marzo 2022 n. 17 recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali, noto come Decreto Energia e, per quanto interessa la attività professionale, all’art. 29 conferma la riapertura dei termini per la rideterminazione dei valori di acquisto dei terreni e delle partecipazioni valutabile con una perizia di stima sull’intero costo con possibilità di affrancazione in tutto o in parte le plusvalenze conseguite, ex art 67 co. 1 lett. c) – c-bis) del TUIR.
E’ prevista l’applicazione dell’imposta sostitutiva con aliquota unica del 14% ( rispetto a quella dell’11% precedentemente in vigore) la rideterminazione del costo fiscale dei terreni (agricoli o edificabili) applicata sull’intero valore di perizia.
La documentazione è stata inviata agli Associati
D.L. ARRESTO DIFFUSIONE DELLA PESTE SUINA AFRICANA
E’ stato approvato in Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri Patuanelli e Speranza, il decreto legge per arrestare la diffusione sul territorio nazionale della peste suina africana.
Il provvedimento d’ urgenza si è reso necessario al fine della eradicazione dalla PSA nei cinghiali e per prevenirne il contagio nei suini da allevamento.
Scopo del decreto è quello di assicurare la salvaguardia della sanità animale, la tutela del patrimonio suinicolo nazionale e dell’Unione europea e non ultimo salvaguardare le esportazioni, il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera.
Il decreto si rende necessario perché, a partire da gennaio del 2022, è stata accertata la presenza della peste suina africana nelle popolazioni di cinghiali nei territori delle Regioni Piemonte e Liguria. La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia virale, non trasmissibile all’uomo, altamente contagiosa, che colpisce i suini domestici e selvatici per i quali è spesso letale.
Il provvedimento, che non avrà ricadute sulla finanza pubblica, prevede l’attuazione, entro 30 giorni dalla sua entrata in vigore, dei Piani Regionali di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana, con la ricognizione della consistenza della specie all’interno del territorio di competenza suddiviso per provincia, l’indicazione dei metodi ecologici, le aree di intervento diretto, le modalità, i tempi e gli obiettivi annuali del prelievo, esclusivamente connessi ai fini del contenimento della PSA.
Viene nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Salute, del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e del Ministro degli Affari Regionali, un Commissario straordinario con compiti di coordinamento e monitoraggio delle azioni e delle misure messe in atto per prevenire e contenere la diffusione della malattia virale, il quale si avvarrà degli enti del Servizio sanitario nazionale e dei competenti uffici di Ministeri, Regioni, Province, Città metropolitane, Comuni e Forze di polizia.
E’ infine previsto l’obbligo, per chi rinviene esemplari di cinghiali feriti o deceduti nell’ambito delle attività di attuazione dei Piani regionali o nello svolgimento di attività venatoria o boschiva, di coltivazione di fondi agricoli o coinvolto in un sinistro con cinghiali, di segnalare il rinvenimento immediatamente al servizio veterinario della ASL competente per territorio.
Fonte Mipaaf
LEGGE DI BILANCIO
Oltre 2 miliardi di euro destinati a sostenere e
rilanciare il settore agricolo, valorizzare la competitività delle filiere e
favorire gli agricoltori under 40. Rinnovato il Bonus Verde per i prossimi tre
anni: questi i numeri della Legge di Bilancio trasmessa oggi al Senato.
Come fortemente voluto dal Ministro Stefano
Patuanelli, per il settore agroalimentare le misure e le cifre
sono ampiamente superiori rispetto al passato. I provvedimenti più importanti
riguardano l’istituzione del Fondo mutualistico nazionale a copertura dei
rischi catastrofali per sostenere più efficacemente la gestione del rischio da
parte delle aziende agricole, la proroga dell’esenzione IRPEF dei redditi
dominicali e agrari, il sostegno alla competitività delle filiere, la
decontribuzione per gli imprenditori agricoli e coltivatori diretti under 40,
il rinnovo del Bonus Verde, a cui si aggiungono interventi per la zootecnia e
importanti stanziamenti per proseguire l’attuazione della Strategia nazionale
forestale.
In particolare sono stati previsti i seguenti stanziamenti:
– oltre 690 milionidi euro fino
al 2027 per l’Istituzione di un Fondo mutualistico nazionale a copertura dei
rischi catastrofali, una significativa innovazione tra gli strumenti di
gestione del rischio in agricoltura;
– 237 milionidi euro a
valere sul 2023 per l’esenzione IRPEF dei redditi dominicali e agrari relativi
ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali iscritti
nella previdenza agricola;
– 250 milioni di euro per le Assicurazioni
agevolate;
– 8,3 milioni di euro per la proroga della
decontribuzione degli imprenditori agricoli e gli agricoltori diretti under 40
(54,30 i milioni di euro previsti per il triennio);
– 160 milioni di euro fino al 2023 per il Fondo
per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e
dell’acquacoltura;
– 10 milioni di euro per la dotazione del Fondo
per la competitività delle filiere agricole;
– 10 milioni di euro per il rafforzamento della
filiera grano-pasta;
– 120 milioni di euro per il sostegno ai
Distretti del cibo;
– 74,5 milioni di euro per il sostegno alla
zootecnia mediante la conferma anche nel 2022 delle percentuali di
compensazioni IVA applicabili alle cessioni di bovini e suini vivi;
– 16 milioni di euro nel biennio per il piano
triennale della pesca (8 milioni) e per il fondo di solidarietà nazionale della
pesca (8 milioni). Inoltre, a decorrere dal 2022, sono
destinati 4 milioni di euro annui
per le Capitanerie di Porto per l’esercizio delle attività svolte nell’ambito
della dipendenza funzionale dal MIPAAF.
Rinnovata inoltre l’indennità per il fermo pesca ed estesa la CISOA ai
pescatori;
– 80,5 milioni di euro destinati alle attività
di Ismea per la concessione di finanziamenti, operazioni di finanza strutturata
e concessione di garanzie a fronte di prestiti a favore degli imprenditori
agricoli e della pesca, e misure per l’imprenditoria femminile e giovanile;
– 30 milioni di euro per il finanziamento della
Strategia forestale nazionale (420 milioni fino al 2032);
– Prorogato per i prossimi tre anni il Bonus Verde che prevede la detrazione ai
fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a
verde;
– Sono stati, inoltre, stanziati 50 milioni di
euro da destinare alle Regioni per coprire gli anticipi a
valere sul credito di soccorso.
CONTRASTO ALLA XYLELLA E IL SOSTEGNO AL SETTORE DELLA ZOOTECNIA
(04.11.2021)
Interrogazione
a risposta immediata Sen. STEFANO
“Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
il Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, con una
dotazione di 300 milioni di euro, è stato approvato con Decreto
interministeriale 6 marzo 2020, n. 2484.Per
la gestione del Piano sono stati istituiti:
1) un “Tavolo di coordinamento emergenza Xylella”, con il compito di
valutare l’attuazione dell’intero Piano e decidere l’allocazione delle risorse
tra le diverse misure, in base allo stato di attuazione;
2) un Comitato di sorveglianza, istituito con decreto ministeriale dell’aprile
2020, con il compito di esaminare i singoli provvedimenti attuativi, che si
riunisce ogni volta che se ne evidenzia l’esigenza.
Occorre rilevare che, a differenza del Tavolo di coordinamento che non si è
riunito per carenza di informazioni, il Comitato di sorveglianza, oltre a
riunirsi il 30 aprile 2020, il 22 maggio 2020 e 18 febbraio 2021, è stato
consultato con procedura scritta in data 19 giugno 2020.
Ciò detto, segnalo che tra le diverse misure previste dal Piano Xylella, le più
importanti sono:
– il Sostegno al reddito delle imprese agricole danneggiate dalla diffusione
del batterio, cui sono destinati 120 milioni di euro, interamente erogati dal
Ministero alla Regione Puglia. Riguardo lo stato di attuazione, non disponiamo
delle informazioni relative alle risorse effettivamente trasferite alle imprese
danneggiate; – il Reimpianto olivi zona infetta: si tratta di un intervento
fondamentale, perché finalizzato alla ripresa economica e produttiva della zona
colpita. La misura ha una dotazione di 40 milioni di euro. Per quanto concerne
lo stato di attuazione, dalla relazione inviata dalla Regione Puglia in data 25
ottobre 2021, risulta che sono state presentate complessivamente 8.133 domande,
con richiesta di espianto di circa 3,8 milioni di alberi, insistenti su 31.900
ettari di terreno ed il contestuale impianto di nuovi alberi di olivo su 29.720
ettari, per un fabbisogno finanziario complessivo di circa 222 milioni di euro;
– la riconversione verso altre colture, che ha una dotazione di 25 milioni di
euro, non è ancora partita in quanto si attendeva l’autorizzazione delle specie
resistenti a Xylella. Tale lista è stata da poco approvata dal Comitato
fitosanitario nazionale ed il relativo provvedimento è in fase di adozione.
Tutto ciò premesso, tenuto conto del diverso livello di attuazione delle varie
misure del Piano e delle esigenze manifestate dal territorio, è stata programmata
una riunione del
Tavolo di coordinamento per il giorno 11 novembre prossimo, in modo da
rimodulare le risorse disponibili in favore delle misure il cui fabbisogno è
risultato superiore alle disponibilità.
Per quanto concerne, infine, le ulteriori iniziative che questo Ministero
intende intraprendere per la salvaguardia dell’economia agricola pugliese
colpita da Xylella, si fa presente che in data 1° ottobre 2021 è stato
richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le politiche
di Coesione, il rifinanziamento del Piano Xylella, a valere sulle risorse del
Fondo di Sviluppo e Coesione per il periodo 2021-2027, per un importo di 500
milioni di euro”.
Interrogazione
a risposta immediata Sen. BERGESIO
“Per risolvere le criticità e sostenere il settore zootecnico, stiamo
costruendo nella nuova PAC e
nel Piano Strategico nazionale degli eco-schemi dedicati, in particolare due:
Uno schema su cui potranno volontariamente aderire gli allevatori attraverso
due livelli di impegno, di cui il primo prevede un pagamento finalizzato al
raggiungimento di obiettivi di riduzione dei consumi di antimicrobici negli
allevamenti e che sarà verificato attraverso il sistema Classyfarm.
Un secondo livello, di impegno più alto, prevede un pagamento per l’attività di
pascolo unitamente all’adesione al Sistema di qualità nazionale benessere
animale, anche visto il percorso che ha fatto la zootecnia, per far vedere
quanto di buono quella filiera ha fatto, affidando all’organismo di
certificazione la verifica del rispetto dell’impegno di pascolamento.
Nella Legge di Bilancio abbiamo riproposto la norma sulla compensazione IVA che
vale 74,5 miliardi sul settore della zootecnia.
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza cerchiamo di accompagnare la resistenza
di reddito della zootecnia attraverso misure complementari come ad esempio il
passaggio del Biogas e del Biometano che è molto importante per il settore
zootecnico o come la misura Agrisolare che consentirà un’indipendenza
energetica a quelle aziende.
Risorse sia nel PNRR che nella Legge di Bilancio, ma soprattutto Governo,
Parlamento e tutta la filiera fortemente a difesa dei sistemi produttivi
italiani e dell’agricoltura italiana.”
AL SENATO INFORMATIVA DEL
MINISTRO PATUANELLI SULLA TUTELA DELLA DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA DEL
“PROSECCO”
“Onorevoli Colleghi,
le eccellenze del patrimonio agroalimentare italiano sono una componente
fondamentale dell’affermazione del Made in Italy sui mercati globali e il
sistema europeo delle Indicazioni Geografiche (DOP e IGP)
ne rappresenta un potente strumento di promozione e tutela. Grazie alla
distintività delle nostre produzioni, l’Italia è prima in Europa per numero di
marchi riconosciuti (838 DOP e IGP).
L’Italia non produce cibo. L’Italia produce distintività e tradizione.
Il settore interessa 285 Consorzi di Tutela e oltre 180.000 addetti, per un
valore della produzione pari a circa il 20% del totale agroalimentare nazionale.
Oggi, la ripresa del settore agricolo e della trasformazione industriale
dipende in larga parte dalla crescita del mercato estero e i primi dati di
quest’anno indicano che nel 2021 potrebbe essere superata la soglia storica di
50 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari.
È necessario, pertanto, potenziare il sostegno ai prodotti DOP e IGP che
costituiscono la componente di maggiore penetrazione e successo nei mercati più
dinamici e remunerativi.
Una tutela che passa anche attraverso la lotta alla contraffazione e al c.d.
Italian Sounding, ambito in cui l’attenzione del Ministero è stata sempre
elevata grazie alla costante ed efficace azione di controllo dell’Ispettorato e
del Comando carabinieri per la tutela agroalimentare.
All’interno dei marchi a dominazione, il Prosecco rappresenta una tipicità
esclusivamente italiana nonché il caso di maggiore successo commerciale degli
ultimi anni: nel 2020 sono state prodotte 500 milioni di bottiglie per 2,4 miliardi
di euro di fatturato al consumo [dati 2020, Consorzio Prosecco].
Nell’arco di poco più di un decennio dalla sua costituzione (2009), il Prosecco
è diventata la prima DOP italiana
nel comparto del vino: negli ultimi 5 anni, sia le esportazioni che il valore
della produzione sono aumentate di circa il 30%, arrivando a sfiorare una quota
del 25% sul valore totale nazionale delle DOP vino
[dati 2020, Istat- Ismea]
. Nello stesso periodo di tempo il Prosecco ha
svolto un ruolo determinante nella crescita delle esportazioni di vino italiano
fino a raggiungere, nel 2020, una quota di oltre il 16% del totale [dati Istat,
aggiornati a giugno 2021]. Oggi, oltre i tre quarti delle bottiglie
prodotte sono collocati all’estero (specie nel Regno Unito, in USA e in
Germania). Tale effetto trainante si riflette anche nei risultati dell’export
di vino del primo semestre 2021, che cresce del 15,2% rispetto al primo
semestre 2020, a fronte di una crescita del 12,2% del settore agroalimentare
nel suo complesso [dati Istat, aggiornati a giugno 2021].
È anche per tali ragioni che la vicenda oggetto dell’informativa odierna, che
vado a ricostruire, è oggetto della massima attenzione da parte mia e del
Ministero, al fine di tutelare il mercato agroalimentare italiano e una delle
nostre eccellenze vitivinicole.
Ebbene, nel mese di giugno la Commissione europea ha posto all’attenzione degli
Stati membri un documento di lavoro relativo alla pubblicazione, nella Gazzetta
Ufficiale dell’Unione Europea, della domanda di protezione della Menzione
Tradizionale “Prosek” nel settore vitivinicolo, presentata dalla
Croazia ai sensi dell’articolo 113 del Regolamento (UE) n. 1308/2013.
Sin da subito, nel corso del Comitato di Gestione europeo del 29 giugno,
abbiamo espresso la netta contrarietà alla proposta, in quanto non solo la
traduzione di detta Menzione corrisponde al nome della DOC “Prosecco”
e delle DOCG “Conegliano
Valdobbiadene-Prosecco” e “Colli Asolani-Prosecco”, protette
come DOP e
come tali iscritte nel relativo registro della Commissione; ma anche perché
l’eventuale autorizzazione all’uso del Prosek croato avrebbe creato un
pericoloso precedente di istituzionalizzazione dell’Italian Sounding. Ciò non
di meno, la Commissione ha ritenuto che non sussistessero ragioni ostative alla
pubblicazione della domanda.
Pur mantenendo altissima l’attenzione sulla vicenda, ci tengo comunque a
rassicurarvi sul fatto che, ad oggi, non è ancora stata presa, nel merito, una
decisione definitiva sulla registrazione del Prosek, dal momento che la
normativa europea ci consente, in sede di opposizione, di far valere le nostre
ragioni.
Lo stesso Commissario UE all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, chiamato in
causa dal sottoscritto e dai rappresentanti delle Regioni nel corso del recente
G20 dell’Agricoltura, nell’asserire che la questione del Prosecco è assai
specifica e che il punto di vista dell’Italia sarà preso in seria
considerazione, ha dichiarato che la questione è tutt’altro che conclusa.
Come previsto dalla normativa europea, dunque, nei 60 giorni decorrenti dalla
pubblicazione della richiesta di registrazione in Gazzetta Ufficiale –
pubblicazione, ad oggi, non ancora intervenuta – faremo opposizione formale nei
confronti della domanda croata. E lo faremo in modo adeguato e compatto,
sia con l’ausilio delle strutture tecniche del Ministero sia con la pressione,
l’azione e l’interlocuzione politica che eserciteremo nei confronti di
Bruxelles.
È stato già attivato, infatti, un tavolo tecnico per predisporre una
dichiarazione debitamente motivata, relativa alle condizioni di ammissibilità,
al fine di opporci a quanto proposto dalla Croazia. Permettetemi, a tale
riguardo, un ringraziamento al Sottosegretario Sen. Centinaio
– sin da subito attivo sul dossier anche in ragione della delega conferitagli
sul vitivinicolo – cui ho personalmente chiesto di agire assicurando il
coordinamento necessario a rendere proficua ed efficace l’azione ministeriale
nel suo complesso.
Ci sono molti argomenti a sostegno delle nostre ragioni, che mi fanno ben
sperare sul lieto fine della vicenda, posto che, in ogni caso, non essendo
ancora intervenuta la pubblicazione della domanda di parte croata, gli elementi
informativi di cui disponiamo sono necessariamente limitati.
Rilevo infatti che un eventuale riconoscimento della Menzione Tradizionale
Prosek si pone in contrasto con l’articolo 33, paragrafo 2, del Regolamento UE n. 33/2019,
che ammette la coesistenza tra Menzioni Tradizionali, DOP e IGP soltanto
per le Menzioni Tradizionali protette anteriormente al 1° agosto 2009.
A tal riguardo, ricordo che già dai negoziati per l’adesione all’Unione europea
da parte della Croazia fu avanzata da questo Paese una richiesta in tal senso
e, su opposizione dell’Italia, tale richiesta venne respinta: infatti, la Menzione
Tradizionale Prosek non venne iscritta nel registro della Commissione UE.
Ci appelleremo, inoltre, a quanto statuito dalla Corte di giustizia dell’Unione
europea lo scorso 9 settembre, nell’ambito della causa C-783/19 “Comitè
Interprofesional du Vin de Champagne contro GB” (nota anche come
“sentenza Champanillo”), vale a dire che sussiste evocazione abusiva
quando “l’uso di una denominazione produce, nella mente di un consumatore
europeo medio, normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto, un
nesso sufficientemente diretto e univoco tra tale denominazione e la DOP.
L’esistenza di un tale nesso può risultare da diversi elementi, in particolare,
dall’incorporazione parziale della denominazione protetta, dall’affinità
fonetica e visiva tra le due denominazioni e dalla somiglianza che ne deriva, e
anche in assenza di tali elementi, dalla vicinanza concettuale tra la DOP e
la denominazione di cui trattasi o ancora da una somiglianza tra i prodotti
protetti da tale medesima DOP e
i prodotti o servizi contrassegnati da tale medesima denominazione”.
Ebbene, non spetta a me dirlo, ma appare indubitabile come il termine
“Prosek”, per la sua affinità fonetica e visiva, evochi nella mente
del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano.
Pertanto, ritengo che non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa
essere registrato; se ciò avvenisse, infatti, verrebbe palesemente smentito un
autorevole principio giuridico affermato dalla Corte di Giustizia europea e
recentissimamente ribadito.
Ho già sottolineato quanto sia grande, forte e importante la produzione di
Prosecco per il nostro sistema agroalimentare e vitivinicolo.
A questo settore io ribadisco il mio impegno: metteremo in campo tutte le
nostre forze e le nostre energie per bloccare questa errata ed assurda
decisione, che mortifica la storia e l’identità dei nostri territori e
penalizza produttori e consumatori.
Auspico vivamente – ma non ho dubbi al riguardo – di avere il supporto di tutti
Voi, oltre che dell’intero Governo, per quella che, necessariamente, non può
che essere una battaglia di tutto il nostro Sistema Paese a favore di una delle
sue più importanti e distintive eccellenze.
Grazie”
IMPORTANTE
AUDIZIONE DEL MINISTRO PATUANELLI nella Commissione parlamentare
di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati (06-07-21)
Ringrazio il Sen. Gianclaudio
Bressa, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni
di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
pubblici e privati, per l’invito a intervenire in audizione sul tema del lavoro
nero e del caporalato in agricoltura. Saluto tutti i colleghi senatori
presenti.
Il lavoro nero e il caporalato sono piaghe che affliggono diversi settori
produttivi, e si manifestano, con particolare virulenza, anche in agricoltura.
Tali complessi ed allarmanti fenomeni coinvolgono migliaia di lavoratori, sia
italiani che stranieri, con diffusione in tutte le aree del Paese e in filiere
agricole molto diverse dal punto di vista della redditività.
Non vi sono dati ufficiali particolarmente dettagliati sull’estensione del
fenomeno del caporalato, certamente alimentato negli ultimi anni – non solo
nelle regioni meridionali – dal costante e crescente flusso migratorio, fonte
di manodopera a basso o bassissimo costo.
Secondo l’ISTAT (report del 19 ottobre 2019 riferito al triennio 2014-2017), il
lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato di sovente il caporalato, si
attesta su un valore di circa il 18,4%, quindi superiore al tasso medio di
irregolarità del 15,5 % riferito al totale dei settori economici nazionali.
I mezzi di comunicazione continuano a restituire, con triste frequenza, le
storie di uomini e donne, spesso stranieri, soggetti a sfruttamento e talvolta
a vere e proprie forme di violenza.
Ma anche la fatica e le privazioni possono raggiungere tale gravità da condurre
alcuni lavoratori persino alla morte.
Meno di un paio di settimane fa si è registrato l’ennesimo, tragico, episodio
che ha visto per protagonista Camara Fantamadi, un giovane bracciante di 27
anni, originario del Mali, stroncato da un malore dopo aver lavorato nei campi,
in una giornata torrida, nelle campagne di Tuturano a pochi chilometri da
Brindisi.
Il ragazzo si è sentito male al termine del suo turno di lavoro e non si è più
ripreso.
Sono storie terribili, che non possono lasciarci indifferenti e che richiedono
un impegno sempre maggiore da parte di tutti noi, attori istituzionali,
associativi e del mondo delle imprese, finalizzato a individuare misure che
assicurino la tutela della salute, della dignità e dei diritti dei soggetti
esposti a condizioni di vita spesso insostenibili.
Il particolare, il lavoro congiunto delle Amministrazioni nazionali e locali e
delle forze dell’ordine, deve declinarsi nei termini di prevenzione e
repressione dell’illegalità ma anche nello sviluppo di iniziative
virtuose.
Come sapete, anche il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
è, ormai da tempo, fortemente impegnato nel contrasto al caporalato e al lavoro
nero, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
che ha competenza primaria in materia, e con il Ministero dell’Interno,
nell’ambito di un rapporto sinergico che coinvolge anche molti altri soggetti,
pubblici e privati, a livello nazionale e locale.
La legge sul caporalato del 2016
L’impegno nella lotta al caporalato ha registrato un momento di svolta grazie
all’approvazione, da parte del Parlamento, della legge 29 ottobre 2016, n. 199,
recante “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero,
dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo
nel settore agricolo”.
Essa ha introdotto significative modifiche al quadro normativo penale,
prevedendo specifiche misure di supporto dei lavoratori stagionali in
agricoltura e garantendo una maggiore efficacia all’azione di contrasto del
caporalato,
I principali filoni di intervento del provvedimento riguardano:
* la riscrittura del reato di caporalato (intermediazione illecita e
sfruttamento del lavoro), che introduce la sanzionabilità anche del datore di
lavoro;
* l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità;
* l’arresto obbligatorio in flagranza di reato;
* il rafforzamento dell’istituto della confisca;
* l’adozione di misure cautelari relative all’azienda agricola in cui è
commesso il reato;
* l’estensione alle persone giuridiche della responsabilità per il reato di
caporalato;
* l’estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo
antitratta;
* il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, in funzione di
strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura;
* il graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo.
Il Tavolo caporalato
Al fine di dare piena attuazione alla legge n.199
del 2016, soprattutto sul lato della prevenzione del fenomeno del caporalato in
agricoltura, con decreto-legge n. 119/2018
(convertito dalla legge 17 dicembre 2018 n. 136),
è stato istituito il “Tavolo operativo per la definizione di una nuova
strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura”.
Il Tavolo, insediatosi il 16 ottobre 2019, ha approvato il Piano triennale di
contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020 –
2022 in occasione della seconda riunione del 20 febbraio 2020.
Si è poi tornato a riunire il 22 luglio 2020 e, più recentemente, il 30 marzo
2021, per verificare lo svolgimento delle attività avviate, anche alla luce del
mutato contesto caratterizzato dall’emergenza epidemiologica COVID-19. La
prossima riunione si svolgerà entro la fine del mese di luglio e ci consentirà
di aggiornare il quadro delle azioni intraprese finora e di definire quelle da
intraprendere.
Attualmente è in corso la redazione della relazione del primo anno di attività
del Tavolo e che sarà a breve presentato al Parlamento dal Ministero del Lavoro
e delle Politiche Sociali.
Il Tavolo è articolato in 8 Gruppi di Lavoro, incaricati di attuare le 10
azioni prioritarie previste dal Piano e monitorarne lo stato di avanzamento.
Il Ministero Agricoltura, oltre a partecipare attivamente a tutti i gruppi di
lavoro, coordina il gruppo dedicato al tema della “Filiera produttiva
agroalimentare, prezzi dei prodotti agricoli”, la cui prossima riunione è
stata convocata per il 14 luglio.
In tale occasione saranno illustrate le iniziative avviate e in corso di
realizzazione sotto la responsabilità del Ministero Agricoltura e di cui
desidero ora darvi un quadro di sintesi.
Mappatura dei fabbisogni di lavoro agricolo
Nell’ambito dell”azione prioritaria 1 il Mipaaf si
sta facendo carico di realizzare, in collaborazione con il CREA,
il calendario delle colture e un’analisi dei fabbisogni di manodopera agricola
a livello provinciale.
Si tratta di un’attività di strategica importanza per l’efficacia del Piano
triennale e dell’azione di contrasto al caporalato.
Solo una precisa conoscenza dei fabbisogni di manodopera può, infatti,
consentire alle Autorità di fare emergere il nero, attraverso un confronto con
i dati di manodopera dichiarati dalle imprese per i fini amministrativi.
Tale analisi è caratterizzata da un’elevata complessità e sarà oggetto di uno
studio che il CREA porterà
avanti fino al 2022, grazie a uno specifico progetto finanziato dal Ministero
che rappresento.
Il fine dell’iniziativa è realizzare una piattaforma che possa restituire, in
tempo reale, la mappatura dei fabbisogni di manodopera, su base mensile e con
dettaglio a livello provinciale.
La metodologia è già stata messa a punto, così come un primo modello di
funzionamento della piattaforma, che è stato già sperimentato su un ambito
territoriale limitato.
Recepimento della Direttiva europea sul commercio sleale n. 633
del 2019
L’Azione prioritaria 2 del Piano prevede la realizzazione di “interventi
strutturali, investimenti in innovazione e valorizzazione dei prodotti
migliorano il funzionamento e l’efficienza del mercato dei prodotti
agricoli”.
In questo ambito, la prima linea di intervento indicata dal Piano è il
recepimento della direttiva europea contro le pratiche commerciali sleali nella
filiera agroalimentare.
La piena consapevolezza delle criticità presenti nel mercato del lavoro
agricolo sul piano delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, non può,
infatti, prescindere da una lettura complessiva delle peculiarità di
funzionamento della filiera agroalimentare caratterizzata, come noto, da un
notevole divario nei rapporti di forza tra gli operatori.
Vietare le pratiche sleali è uno dei passaggi più rilevanti nel contrasto allo
sfruttamento di manodopera agricola; una filiera dove il valore si distribuisce
in maniera inefficiente e difforme condiziona anche i produttori più attenti al
rispetto delle regole con il rischio di una corsa al ribasso del prezzo che
danneggia la qualità del prodotto ma anche e soprattutto la qualità dei processi
produttivi incentivando forme di abuso e pratiche non sostenibili che hanno
dirette conseguenze sui costi di produzione, in primis il costo del lavoro.
Su questo fronte, siamo in fase avanzata dei lavori e saremo in grado, in tempi
strettissimi, di proporre un testo solido per consentire l’adozione nei termini
di legge.
L’articolo 7 della Legge di delegazione europea 2019-2020, approvato dal
Parlamento nel mese di aprile, fornisce importanti principi di riferimento, che
permettono di indirizzare il quadro giuridico esistente verso una maggiore
tutela degli operatori delle filiere agricole e alimentari rispetto alla
problematica delle pratiche sleali.
Tra gli aspetti più rilevanti previsti dalla Legge risultano di
fondamentale importanza, oltre alla previsione di ben 16 pratiche configurate
come sleali e quindi sanzionate, quali il mancato rispetto dei tempi di
pagamento e il divieto di modifiche unilaterali dei contratti, il divieto
delle aste on line al doppio ribasso, la limitazione delle vendite sottocosto e
la designazione del nostro Dipartimento di controllo, l’ICQRF,
quale responsabile dell’attività di controllo.
Il decreto di recepimento introdurrà anche meccanismi di risoluzione
alternativa delle controversie tra le parti, valorizzando il ruolo delle
organizzazioni di rappresentanza attraverso la definizione di accordi quadro
nazionali.
Contratti di filiera
L’Azione prioritaria 2 prevede, quale secondo ambito d’intervento,
l’ampliamento e la messa a sistema degli incentivi per i contratti di filiera
pluriennali che possono essere un veicolo di promozione di investimenti
sostenibili e di innovazione tecnologica come pure di rafforzamento della
responsabilità solidale delle imprese della filiera e l’aggregazione dei
produttori, in collaborazione con le organizzazioni di categoria.
I contratti di filiera, istituiti con la legge finanziaria del 2003, articolo
66 della legge 27 dicembre 2002, n. 289,
sono uno dei principali strumenti di sostegno alle politiche agroindustriali
gestiti dal Mipaaf.
Sono stipulati tra i soggetti della filiera agroalimentare e il Ministero per
rilanciare gli interventi nel settore agroalimentare al fine di realizzare
programmi d’investimento integrati a carattere interprofessionale e aventi
rilevanza nazionale.
Considerato il carattere strategico di questa misura nel miglioramento dei
rapporti di filiera, il Mipaaf ha
inserito tra le proposte del PNRR un corposo progetto incentrato sui contratti
di filiera, finanziato con 1,2 miliardi nel Fondo complementare.
I contratti di filiera e di distretto possono essere una leva di fondamentale
importanza per promuovere programmi di investimento privato che prevedono
interventi materiali e immateriali volti alla transizione verde e circolare
delle aziende, alla crescita dell’occupazione e del tasso di innovazione per
questi settori produttivi.
Per quel che riguarda il tema della legalità i contratti di filiera sono
preziosi strumenti che possono contribuire a:
* rafforzare la regolarità contributiva;
* incrementare la solidità economica delle imprese e la capacità di
investimento;
* produrre effetti positivi sulla trasparenza nelle relazioni contrattuali
aiutando la lotta alle pratiche sleali.
Transizione 4.0
Non dobbiamo dimenticare che caporalato e lavoro nero trovano terreno
particolarmente fertile nelle aree caratterizzate da un sistema agricolo
arretrato.
Per tale ragione, il Piano triennale ha previsto, tra i propri obiettivi, di
garantire l’accesso delle imprese agricole agli investimenti previsti dal
credito all’innovazione e alle altre misure previste nel Piano nazionale
impresa 4.0, ora denominato Transizione 4.0, tra cui quelle relative alla
formazione professionale.
Rispetto a questo obiettivo, sono particolarmente soddisfatto di quanto
ottenuto negli ultimi anni, grazie al lavoro svolto sia al Ministero dello
Sviluppo Economico che al Ministero delle Politiche Agricole.
Già con la legge di Bilancio 2020, infatti, sono stati estesi, anche alle
aziende agricole, i vantaggi fiscali previsti dalla Misura Transizione 4.0, con
la formula del credito di imposta in luogo dell’effettuazione del super/iper
ammortamento per l’acquisto di beni strumentali.
Con la Legge di Bilancio 2021 la misura è stata poi ulteriormente rafforzata
con maggiorazione dei tetti e delle aliquote ed estensione dei crediti fino al
31 dicembre 2022.
Possono attualmente accedere al credito d’imposta tutte le imprese agricole
anche in regime forfettario.
Grazie alle risorse del Fondo Next Generation UE il Piano Nazionale Transizione
4.0 può ora contare su una dotazione complessiva di 24 miliardi di euro.
Ricordo che nell’ambito del Piano Nazionale Transizione 4.0 è previsto anche il
credito d’imposta per la formazione, cosiddetto Bonus formazione 4.0, il cui
fine è favorire lo sviluppo di competenze dei lavoratori, utili per assicurare
un efficace utilizzo delle nuove tecnologie applicate ai processi produttivi e
ai singoli modelli di business aziendali.
Progetto FI.LE. (Filiera legale)
Nell’ambito del tema dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo, il
Ministero Agricoltura ha collaborato alla realizzazione del progetto FI.LE.,
finanziato dal Ministero dell’Interno e con capofila la Borsa merci telematica
italiana.
Il progetto ha permesso di costruire una piattaforma evoluta di intermediazione
legale del lavoro nella filiera del pomodoro e nell’area di Foggia.
Sono coinvolte nell’iniziativa le organizzazioni agricole, sindacali,
industriali della filiera che hanno contribuito a testare il software co le
aziende.
La piattaforma consente alle aziende agricole una gestione trasparente della
manodopera, agevolando la contrattualizzazione e il trasporto dei lavoratori e
rappresenta uno strumento utile per le indagini svolte dalle forze dell’ordine
per il contrasto del caporalato.
Pianificazione dei flussi di manodopera e miglioramento dei
servizi per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro agricolo
L’Azione prioritaria 4 del Piano per il contrasto al caporalato prevede la
pianificazione dei flussi di manodopera e il miglioramento dell’efficacia,
della trasparenza e della gamma dei servizi per l’incontro tra la domanda e
l’offerta di lavoro agricolo prevengono il ricorso al caporalato e ad altre
forme d’intermediazione illecita.
Su questi aspetti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
è da sempre presente in collaborazione continua con il Ministero del
Lavoro.
Il Mipaaf,
tra l’altro, ha contribuito allo sblocco del DPCM flussi 2020 e sta
partecipando alla definizione del DPCM flussi 2021.
Nel 2020 il decreto flussi ha garantito, da un lato, la conversione dei
contratti stagionali già in essere, dall’altro l’utilizzo delle 18 mila quote
di ingressi stagionali riservate ad agricoltura e turismo.
Per la prima volta si è provveduto, su proposta del Mipaaf,
a sperimentare il coinvolgimento delle organizzazioni agricole con una quota
riservata di 6mila unità per favorire un aumento delle conversioni degli
ingressi in contratti di lavoro sottoscritti.
Una novità risultata estremamente positiva e che, pertanto, sarà riconfermata
anche quest’anno.
Infatti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, illustrando il
documento, denominato “Analisi decreto flussi 2020”, ha evidenziato
che “tra le quote destinate ai lavoratori stagionali, quelle riservate
alla gestione delle domande da parte delle associazioni datoriali in
agricoltura – introdotta in via sperimentale nel decreto 2020 per contrastare
l’impiego illegale di manodopera straniera – ha dato buon esito, in quanto la
quota riservata è stata interamente utilizzata”
Conclusioni
Possiamo dire che dal 2016, anno di approvazione della legge 199, molta strada
è stata fatta.
Il tema dei diritti dei lavoratori è diventato un elemento centrale nella
definizione delle politiche agricole.
Il recente accordo sulla riforma della PAC rappresenta
un traguardo storico da questo punto di vista.
Accanto alla sostenibilità economica ed ambientale, si inserisce, finalmente, a
pieno titolo, anche il tema della condizionalità sociale.
Si sancisce, in modo chiaro, che solo le aziende che rispettano le norme sul
lavoro hanno diritto di ricevere i finanziamenti europei.
Mi sono battuto nell’ambito del contesto europeo per raggiungere questo
prezioso obiettivo. Sono, infatti, convinto che l”agricoltura del futuro è
un’agricoltura competitiva sul mercato, solida dal punto di vista finanziario,
rispettosa dell’ambiente, ma anche equa e solidale.
La necessità di competere sul mercato non deve mai far perdere di vista il bene
primario che è la dignità degli uomini e delle donne, che ogni giorno lavorano
nel settore agroalimentare.
Da Ministro dell’agricoltura ho voluto testimoniare un’attenzione particolare
anche alla categoria più fragile, quella dei braccianti stagionali, anello
debole della filiera e, quindi, più soggetto a potenziali soprusi.
Ritengo il bonus braccianti, introdotto con il decreto Sostegni bis, una misura
di grande importanza, che si va ad aggiungere alle altre misure di sostegno già
messe in campo per accompagnare le imprese e i lavoratori del mondo agricolo in
questa lunga fase di emergenza sanitaria ed economica.
Dobbiamo continuare a sostenere con convinzione il rilancio e lo sviluppo del
settore agroalimentare, di cui proprio la pandemia ha messo in luce la
centralità per l’economia e per la società del nostro Paese.
Molto c’è ancora da fare sul fronte del contrasto al fenomeno del lavoro nero e
del caporalato, ma sono convinto che la strada intrapresa va nella giusta
direzione.
L’opera di monitoraggio deve essere ancora più puntuale e mirata, l’azione
repressiva ancora più decisa.
Il Protocollo d’Intesa per il contrasto e lo sfruttamento lavorativo in
agricoltura e del caporalato, che firmerò il 14 luglio assieme ai Ministri
dell’Interno e del Lavoro e delle politiche sociali e al presidente dell’Anci,
rappresenta un altro segnale tangibile della determinazione della nostra
battaglia politica.
La Cabina di regia contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani,
coordinata dalla Presidenza del Consiglio e alla quale anche il Ministero
Agricoltura partecipa attivamente, è un altro luogo privilegiato di confronto
per definire azioni incisive di contrasto dell’illegalità, sia in ambito
nazionale che internazionale.
Sono convinto, inoltre, della necessità di rafforzare la Rete del lavoro
agricolo di qualità, uno strumento che ritengo estremamente valido per
diffondere i principi della legalità e della trasparenza ma che ancora vede una
partecipazione delle aziende non soddisfacente.
Dobbiamo, quindi, incentivare l’adesione alla Rete anche attraverso meccanismi
incentivanti nell’accesso ai bandi pubblici, e rafforzare le strutture
provinciali che possono svolgere un ruolo prezioso sul territorio.
Possiamo, inoltre, garantire una migliore circolazione delle informazioni
disponibili presso le diverse amministrazioni, anche attraverso
l’interoperabilità dei sistemi informatici che può rappresentare un formidabile
strumento di conoscenza delle criticità, e delle potenzialità, del sistema.
Sono tutti aspetti che saranno approfonditi in occasione della prossima
riunione del Gruppo di lavoro coordinato dal Ministero delle Politiche Agricole
nell’ambito del Tavolo per il contrasto al caporalato.
In tale occasione, oltre a fare il punto su quanto già fatto, si potrà riflettere
con le altre amministrazioni e soggetti coinvolti sulle future iniziative da
intraprendere.
Prima di concludere voglio ricordare che per rendere davvero vincente la lotta
contro lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori abbiamo bisogno del
continuo e indispensabile supporto delle organizzazioni sindacali, con le
quali il confronto è sempre aperto e improntato al massimo ascolto e alla
collaborazione reciproca.
E abbiamo bisogno del supporto e della condivisione di intenti delle associazioni
agricole, che si stanno caratterizzando per una sensibilità sempre più marcata
dal punto di vista della tutela delle condizioni di lavoro delle donne e degli
uomini impegnate nelle attività agricole. Sono convinto che assieme possiamo
fare molta strada.
In questo percorso siamo pronti a recepire ogni utile indicazione che il
Parlamento e, in particolare, la vostra Commissione vorrà farci pervenire.
Grazie.
IMPORTANTE PER I COLLEGI
SILENZIO ASSENSO DELLA P.A
L’articolo 62 del decreto legge Dl 77/2021 c.d. “Semplificazioni” prevede che, in materia di silenzio assenso, su richiesta dell’interessato, le pubbliche amministrazioni devono attestare che i termini per rispondere all’interpello ricevuto sono scaduti e che questo silenzio equivale all’accettazione della domanda presentata.
In caso di attestazione non resa il richedente potrà autocertificare l’inoperosità della pubblica amministrazione e far valere quell’atto come legittimo ed operativo negli effetti.
ART. 62 – (Modifiche alla disciplina del silenzio assenso)
1. All’articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241, dopo il comma 2, e’ inserito il seguente: “2-bis. Nei casi in cui il silenzio dell’amministrazione equivale a provvedimento di accoglimento ai sensi del comma 1, fermi restando gli effetti comunque intervenuti del silenzio assenso, l’amministrazione e’ tenuta, su richiesta del privato, a rilasciare, in via telematica, un’attestazione circa il decorso dei termini del procedimento e pertanto dell’intervenuto accoglimento della domanda ai sensi del presente articolo. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, l’attestazione e’ sostituita da una dichiarazione del privato ai sensi dell’art. 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445.”.
IL QUESTION TIME DEL
MINISTRO PATUANELLI AL SENATO
INTERROGAZIONE SUL SOSTEGNO ALLE PRATICHE DI ALLEVAMENTO CHE
FAVORISCONO IL BENESSERE ANIMALE
Senatori
UNTERBERGER, DE PETRIS, RIZZOTTI
Signor Presidente, ringrazio i senatori interroganti.
Credo che all’espressione «benessere animale» non debbano corrispondere soltanto
parole vuote, ma vi debba essere un concreto obiettivo primario di ogni singolo
Paese. Ben vengano, pertanto, tutte le iniziative, anche congiunte, con gli
altri Ministeri e Ministri degli altri Paesi europei per addivenire a pratiche
che tutelino veramente in profondità il benessere animale nel reparto
zootecnico.
Nel nostro Paese c’è una preminente competenza del Ministero della salute.
Risponderò, per quanto di mia competenza, dicendo che il benessere animale
rappresenta il presupposto fondamentale per la produzione zootecnica sempre più
sostenibile a cui concorrono una serie di fattori da presidiare
contemporaneamente attraverso un approccio integrato come lo stato sanitario
degli animali, gli spazi vitali a disposizione, la biosicurezza, il miglioramento
genetico, le emissioni nell’ambiente e una corretta gestione dei farmaci
veterinari.
Il tema del benessere animale è talmente importante che entrerà a pieno titolo
nella programmazione della Politica agricola comune, la
nuova PAC post 2020. Infatti, nonostante i progressi compiuti negli
ultimi anni, permangono ancora numerosi elementi di criticità da affrontare con
decisione, sia attraverso sanzioni appropriate – a fronte di comportamenti non
in linea con i più elementari principi del benessere definiti a livello
internazionale – sia attraverso politiche incentivanti dei processi produttivi
più rispettosi dell’etologia degli animali e di interesse zootecnico.
Per migliorare in modo concreto e duraturo le condizioni di benessere degli
animali è necessario definire standard minimi significativamente superiori ai
requisiti minimi stabiliti dalla legge, basati su criteri oggettivi e
misurabili, in modo da indirizzare il comportamento dei vari operatori che
avranno la possibilità di ottenere produzioni in grado di distinguersi sul
mercato.
È proprio sull’integrazione degli aspetti sanitari e zootecnici che occorre
intervenire per valutare, quindi migliorare la sostenibilità delle produzioni
zootecniche in linea anche con gli obiettivi della strategia farm to fork.
Quanto ai casi specifici sollevati dagli onorevoli interroganti, si precisa che
il Ministero sostiene ogni metodologia innovativa volta a permettere il
sessaggio delle uova da cova in modo da destinare al ciclo riproduttivo solo i
soggetti femmine precocemente individuati.
La metodologia oggi disponibile messa a punto da una joint venture tra
l’Università di Lipsia e una catena di supermercati tedesca, oltre ad essere
molto costosa, ha, però, bisogno di essere ulteriormente testata prima di essere
applicata su vasta scala. Per quanto concerne, invece, la pratica della
castrazione dei suinetti, sono in fase di definizione disciplinari produttivi
contenenti impegni concreti, come comunicatoci dal Ministero della salute, al
fine di superare definitivamente il problema sollevato dagli onorevoli
interroganti.
Il sistema unitario di certificazione del benessere animale a cui stiamo
lavorando accelererà la fase di transizione del sistema produttivo. In ogni
caso, assicuro che sarà seguita con la massima attenzione l’evoluzione della
sperimentazione, anche al fine di definire specifici strumenti di supporto da
mettere a disposizione del sistema produttivo. Stiamo inoltre valutando di
inserire – nei vari incentivi per il settore zootecnico erogati dal Ministero –
delle premialità per le imprese che operano nel rispetto del benessere animale.
INTERROGAZIONE
SUI CRITERI DI RIPARTO DEL FONDO EUROPEO AGRICOLO PER LO SVILUPPO RURALE
(FEASR) PER GLI ANNI 2021 E 2022
Sen. Carbone
Signor Presidente, ringrazio l’onorevole interrogante perché mi dà modo di
chiarire alcuni aspetti che non sono esattamente nella misura in cui sono stati
esposti anche nella domanda dell’interrogante. Alla proposta che abbiamo fatto
a marzo ha fatto seguito poi una proposta del 21 aprile, che recava
un’ulteriore rimodulazione rispetto al rapporto tra criteri oggettivi, nuovi
criteri e criteri storici.
Posto questo, vorrei fare alcune considerazioni sia di metodo che di merito,
partendo dal 16 gennaio 2014 quando, dopo una discussione accesa (parliamo di
sette anni fa), le Regioni avevano concordemente definito il settennato
2014-2020 come l’ultimo di applicazione dei criteri cosiddetti storici, per poi
arrivare nel 2021 alla definizione di nuovi criteri. Il dibattito è nato alla
fine dell’anno scorso e non ha portato a una condivisione da parte delle
Regioni. C’è un blocco di sei Regioni del Centro-Sud (perché l’Umbria non è
certamente del Sud, non c’è una divisione Nord-Sud in questo senso) che
ripropone per il biennio 2021-2022 i criteri storici, mentre le altre 13
Regioni e due Province autonome hanno individuato in cinque criteri cosiddetti
oggettivi i nuovi parametri di distribuzione del fondo FEASR.
La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province
autonome ha decretato la mancata intesa ventinove giorni fa, quindi ci sarà un
percorso in Consiglio dei ministri in cui bisognerà sciogliere il nodo.
L’intesa non c’è stata. La proposta fatta dal Ministero a marzo e poi quella
riproposta nel rinnovo ad aprile intendeva stimolare alla ricerca di un’intesa
tra le varie Regioni, perché ovviamente il Ministero deve guardare
all’interesse di tutte le Regioni del territorio nazionale.
Sul merito posso dire che sono girate cifre assolutamente errate rispetto
all’incidenza del passaggio dalla suddivisione tra 90 per cento dei criteri
storici e 10 per cento dei criteri oggettivi per il 2021 e il 70 per cento dei
criteri storici e 30 per cento di quelli oggettivi per il 2022, che
complessivamente ha un impatto sulla spesa pubblica di circa 6 miliardi di euro
nel biennio, pari a 105 milioni per il complesso di tutte le Regioni (per
l’esattezza 105.282.527 euro nel biennio). Tuttavia, se guardiamo limitatamente
alla parte non cofinanziata del fondo FEASR di 3.472 milioni di euro, lo
spostamento complessivo è di 61.212.930 euro, di cui 45.553.000 euro per le sei
Regioni coinvolte. Pertanto parliamo di 45 milioni in sei Regioni in totale in
un biennio, su un importo complessivo del fondo di 3,5 miliardi. Credo quindi
che occorra anche dare il giusto peso alle cifre.
Ovviamente è evidente che il FEASR è uno strumento molto importante per
l’agricoltura italiana, in particolare per le aree in via di sviluppo agricolo,
che hanno bisogno di sviluppo agricolo, ma non è l’unico strumento. Dobbiamo
lavorare sulle percentuali di cofinanziamento, dobbiamo lavorare fortemente sul
primo pilastro con il percorso di convergenza interna; dobbiamo dare anche
molti altri strumenti a quelle Regioni per sviluppare l’agricoltura nelle aree
rurali e credo che complessivamente gli strumenti che mettiamo a disposizione,
anche e soprattutto delle Regioni del Sud, saranno sufficienti ad approcciare
anche la sfida della nuova politica agricola comune (PAC), dove peraltro lo
spostamento degli ecoschemi sulla parte del primo pilastro consentirà di
liberare risorse, ad esempio, sul biologico dal secondo pilastro; rilevo che si
tratta di risorse molto importanti in una scala da 1 a 10 rispetto a quelle di
cui stiamo parlando oggi.
INTERROGAZIONE
SULLE MISURE PER FAVORIRE LA COMPENSAZIONE E L’ASSICURAZIONE CONTRO I DANNI
ATMOSFERICI ALL’AGRICOLTURA
Senatori COLLINA, MALPEZZI, TARICCO
Grazie presidente, grazie senatori interroganti,
Nel testo e nell’esposizione della interrogazione viene colto il segno del
problema. Per altro credo che nessun produttore voglia buttare via il raccolto
e avere un rimborso. Bisogna quindi stimolare la capacità di protezione
ex-ante, posto che i cambiamenti climatici avranno impatto ancor per qualche
anno a venire in agricoltura, anche se avranno effetto le misure che abbiamo
preso in termini di transizione ecologica. E’ chiaro che la questione
assicurativa è centrale, nel senso che è come un cane che si morde la coda.
Poche aziende si assicurano, i prodotti delle compagnie, sono quindi più
rischiosi e meno attrattivi, con premi più alti, sono fatti in campagne
assicurative nei periodi sbagliati dell’anno. Il prodotto non è quindi
eccezionale e le aziende continuano a non assicurarsi.
In tutto questo si inserisce poi la deroga al decreto legislativo 29 marzo
2004, n. 102, che in qualche modo dà quella garanzia di ristoro;
forse bisognerebbe trovare il modo per interrompere questo circuito vizioso.
Stiamo lavorando per aumentare il prelievo dall’1 al 3 per cento per la
gestione del rischio, come abbiamo proposto in sede europea a tutti gli altri
Stati membri. Speriamo di ottenere un risultato proprio per aumentare la
dotazione del fondo di mutualizzazione così da poter garantire la copertura
delle spese assicurative in modo più proficuo per l’azienda, anche se i limiti
di percentuale oggi non ci consentono di arrivare, come proposto dagli
interroganti, all’80 per cento, essendo al limite massimo del 70 per cento.
Per quanto riguarda la possibilità di incrementare lo stanziamento di risorse
del Fondo di solidarietà nazionale, utilizzando anche le risorse della Politica
agricola comune (PAC) relativa al prossimo periodo di programmazione, rammento
che i nuovi fondi unionali relativi entrambi ai pilastri
della PAC saranno gestiti in modo integrato attraverso un unico piano
strategico nazionale e questo sarà anche un vantaggio. L’obiettivo è di
perseguire un maggiore coordinamento tra i diversi tipi di interventi che
concorrono alla fase di prevenzione e mitigazione dei rischi, al fine di
minimizzare la probabilità del verificarsi di eventi che possano determinare la
necessità di successivi interventi per ripristino ad indennizzo ex post.
Per quanto concerne la necessità di rafforzare e promuovere i fondi
mutualistici in grado di compensare finanziariamente gli agricoltori e gli
allevatori per le perdite, come ad esempio inquinamento, contaminazione,
malattie e qualità dell’ambiente connessa ad un determinato evento di portata
geografica limitata, evidenzio che nel corrente periodo di programmazione è
stata data priorità ai soli fondi per rischi climatici e sanitari, escludendo
nella fase iniziale di attivazione i fondi per le emergenze ambientali. Al
riguardo sono già stati riconosciuti ufficialmente quattro fondi di mutualità
contro le fitopatie, le infestazioni parassitarie e, al contempo, per agevolare
la fase di riconoscimento, sono state emanate apposite linee guida dedicate a
possibili proponenti e fondi di mutualità.
Entro l’anno è prevista l’adozione del preavviso pubblico per la corresponsione
del sostegno nell’ambito della sottomisura 17.2 del Programma di sviluppo
rurale nazionale. Pertanto, anche nel nuovo periodo di programmazione, è stato
confermato il sostegno ai fondi di mutualizzazione. Inoltre si fa anche un
lavoro di informazione presso le aziende agricole, proprio per stimolare le
assicurazioni.
Concludo dicendo che nel disegno di legge che abbiamo approvato pochi minuti fa
è previsto il finanziamento in base al decreto legislativo n. 102 per
105 milioni di euro, un importo oggettivamente importante, uno dei più grandi
importi che siano mai stati incardinati in un provvedimento in un’unica
tranche.
RECOVERY PLAN – BANDO PER L’ASSUNZIONE DI 2.800 TECNICI AL SUD
Come è noto il Dipartimento della funzione pubblica ha iniziato la procedura per l’assunzione a tempo determinato di 2.800 unità di personale di Area III – F1 o categorie equiparate nelle amministrazioni pubbliche degli organismi intermedi e nei soggetti beneficiari delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia la cui domanda di partecipazione potrà essere presentata per ogni profilo professionale previsto nel bando.
Per inoltrare la richiesta di partecipazione, che dovrà avvenire entro il il 21 aprile 2021, il candidato deve essere in possesso di un indirizzo (PEC) a lui direttamente intestato.
Il documento è stato inviato agli Associati
DL SOSTEGNI
L’approvazione in Consiglio dei ministri del Decreto Legge c.d. “Dl Sostegni” è stata rapida e il provvedimento, che in buon parte coinvolge l’agricoltura, è già stato bollinato .
Importante da leggere con attenzione è l’art.19 ove viene previsto l’Esonero contributivo previdenziale e assistenziale per le filiere agricole della pesca e dell’acquacoltura con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, per la quota a carico dei datori di lavoro per la mensilità relativa a dicembre 2020, per le aziende appartenenti alle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, è esteso al periodo retributivo relativo al mese di gennaio 2021.
Anche i liberi professionisti sono compresi in alcuni provvedimenti ma è bene stendere un velo in attesa di tempi migliori in quanto oggi, per ottenere il bonus una tantum (assegno medio di 3.700 euro) bisogna dimostrare di aver perso nel 2020 almeno il 30% dei ricavi rispetto al 2019.
Il documento è stato inviato agli Associati
Le linee programmatiche del Ministro Patuanelli presentate alla Commissione Agricoltura al Senato
(09.03.2021)
1. INTRODUZIONE
Onorevole Presidente, Colleghe e Colleghi
questo Governo, come ha illustrato il Presidente Draghi nel discorso programmatico tenuto al Senato, mette al centro della sua azione l’integrazione delle politiche ambientali, produttive e sociali, con un approccio nuovo, che vede l’agricoltura protagonista: l’ecosistema in cui si sviluppano tutte le azioni umane è, nel nostro Paese, per la gran parte un ecosistema rurale.
Un ecosistema che la Pandemia ha colpito, ferito, ma non abbattuto, anzi, che si è dimostrato tra i più resilienti della Nazione.
Mi preme quindi, in apertura, tributare un sentito ringraziamento, da cittadino prima ancora che da Ministro, alle donne e agli uomini della filiera agroalimentare che anche in piena emergenza hanno sempre garantito al Paese cibo sicuro e di qualità, la manutenzione del territorio, il presidio nelle aree rurali. Grazie!
Le scelte di politica agricola, alimentare e forestale devono dunque essere integrate tra loro, per interpretare in chiave innovativa, ecologica e inclusiva le principali necessità di sostegno che la transizione ecologica richiede. Vorrei condividere con voi i principali obiettivi che la sfida della nuova crescita post pandemica deve porsi:
1. potenziare la competitività del sistema in ottica sostenibile, favorendo l’organizzazione delle filiere e rafforzando le connessioni fra produttori e consumatori, investendo sulla protezione dei redditi degli imprenditori agricoli e sull’integrazione dei settori verso un’economia realmente circolare, sfruttandone anche le opportunità per ampliare il perimetro operativo delle filiere più tradizionalmente agricole a nuovi ambiti economici;
2. migliorare le performance climatiche e ambientali dei sistemi produttivi, assistendo gli operatori del settore verso una gestione sostenibile del capitale naturale, recuperando o salvaguardando i paesaggi agrari secondo un equilibrio ecologico e tutelando gli habitat naturali e gli agroecosistemi;
3. rafforzare la resilienza e la vitalità dei territori rurali, generando occasioni di nuova imprenditoria basate sul consolidamento del patrimonio naturale e sociale, creando le condizioni per migliorare l’attrattività e l’inclusività delle zone marginali;
4. promuovere il lavoro agricolo e forestale di qualità e tutelare i diritti dei lavoratori, fornendo gli strumenti per garantire l’equità nei contratti e la sicurezza sui posti di lavoro, creando le condizioni per l’emersione e la regolarizzazione del lavoro “nero”;
5. rafforzare la capacità di attivare scambi di conoscenza e innovazioni, accrescendo la consapevolezza collettiva e istituzionale sulle implicazioni legate alla sostenibilità dei sistemi agroalimentari e favorendo la partecipazione attiva degli operatori e dei cittadini;
6. efficientare il sistema di governance, rafforzare le strutture di gestione amministrativa a livello nazionale e regionale, costruire un quadro normativo allo stesso tempo semplice e adeguato alle nuove sfide e alle nuove esigenze.
Occorre inoltre contribuire, in maniera decisa, alla lotta alle perdite e agli sprechi alimentari, puntando sull’ottimizzazione e razionalizzazione delle filiere, con un approccio al tema che si integri con gli obiettivi dell’economia circolare e della bioeconomia, prevedendo l’utilizzo di risorse biologiche rinnovabili e dei flussi di sottoprodotti e scarti di lavorazione in valore aggiunto (cibo, mangimi, prodotti bio-based e bio-carburanti).
In tale contesto, i concetti e le parole chiave che devono indirizzare l’azione di Governo sono: equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera produttiva; transizione ecologica; innovazione e trasparenza: si tratta di valori che si traducono in motori di competitività, tenuto conto della vocazione del nostro Paese ad essere, già oggi, uno dei leader mondiali nella sostenibilità dell’agroalimentare.
Il settore primario è per l’Italia una risorsa insostituibile. In termini economici, il valore dei prodotti agroalimentari nel mercato finale al consumo, come media negli ultimi anni, ammonta a oltre 220 miliardi di Euro, pari a circa il 13% del PIL del nostro Paese.
Sottolineo la parola “agroalimentare” perché è compito del MIPAAF quello di guardare all’intero sistema produttivo, alla filiera intesa come catena di anelli che vanno dalle imprese agricole, inclusi i lavoratori, fino al consumatore.
L’ormai nota espressione “From Farm to Fork” per il Ministero è sempre stata una linea di azione chiara e decisa, a testimoniare che in questo ambito non è più possibile ragionare per segmenti isolati: il destino delle nostre grandi industrie di trasformazione alimentari non può che essere quello di rafforzare i rapporti con gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori italiani. È questo che ci rende forti nel mondo, la nostra distintività.
Lo stato di emergenza conseguente alla pandemia causata dal COVID-19 ha evidenziato la centralità del settore agroalimentare, anche da un punto di vista strategico e, permettetemi di dirlo, geopolitico: la filiera del cibo ha saputo dimostrare una straordinaria capacità di resilienza, non solo resistendo alla crisi ma contribuendo in maniera significativa al rilancio e alla ripresa necessari per il Paese.
Anche in un anno drammatico come il 2020 l’export agroalimentare “Made in Italy” ha infatti registrato una crescita, nonostante la chiusura dei ristoranti e di tutto il canale c.d. Horeca, che, da solo, rappresenta il 30% di sbocco dei prodotti agricoli e agroalimentari italiani.
La pandemia oggi ci impone di pensare contemporaneamente a interventi di brevissimo periodo per mantenere le aziende in vita e al medio-lungo periodo, programmando un miglioramento complessivo della sostenibilità e della capacità produttiva del sistema.
Vorrei ora entrare nello specifico su alcuni dei principali ambiti di attività di Governo che il MIPAAF dovrà affrontare nei prossimi mesi.
2. PNRR, GREEN DEAL E PRINCIPALI INIZIATIVE EUROPEE
Anche alla luce della perdurante emergenza COVID-19 le scelte da fare nei prossimi mesi saranno determinanti per lo sviluppo del nostro Paese e per il futuro delle nuove generazioni. Abbiamo infatti a disposizione un pacchetto di risorse mai avuto in passato e non ci si può permettere di sbagliare alcuna mossa.
Il settore agricolo, che è chiamato ad offrire un contributo determinante al processo di transizione verde dell’intera economia, può contare su circa 50 miliardi di Euro per i prossimi sette anni, tra fondi della Politica agricola comune post 2020 e relativo cofinanziamento nazionale e risorse a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che, come noto, dedica ampio spazio ai temi della transizione ecologica, dell’economia circolare, della competitività, del contrasto ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico; il Piano stanzia oltre 3 miliardi di Euro in favore di progetti riguardanti il settore agricolo e agroalimentare e la gestione delle risorse irrigue. La linea d’azione “agricoltura sostenibile” ha una dotazione di 2,5 miliardi di Euro e si articola nei tre grandi progetti relativi a: contratti di filiera, parchi agrisolari, logistica.
Il PNRR e le nuove strategie dell’Unione europea legate al Green Deal quali “From Farm to Fork”, sono due occasioni imperdibili per rilanciare il settore, ma solo se affronteremo la transizione ecologica come un’opportunità di filiera in grado di coniugare sostenibilità e competitività del modello agricolo nazionale. A tal fine è indispensabile il sostegno allo sviluppo dell’agricoltura di precisione, posto che le nuove tecnologie digitali consentono alle aziende di aumentare la resa e la qualità delle produzioni utilizzando meno input quali energia, acqua e fitosanitari. Il beneficio dell’adozione di specifiche innovazioni nelle diverse tecniche colturali è prezioso per mitigare l’impatto che le stesse hanno sulle matrici ambientali; in questo senso il processo di innovazione tecnologica è di straordinaria rilevanza per le aziende agricole.
E proprio con questo obiettivo e in linea con le Raccomandazioni della Commissione europea, che sono stati messi a punto i progetti MIPAAF nell’ambito del PNRR, inquadrati in una logica di intervento fortemente orientata alla transizione verde e digitale, attraverso il sostegno a investimenti finalizzati a migliorare la sostenibilità della produzione primaria e delle filiere agroalimentari e forestali, l’efficientamento energetico, la produzione di energia rinnovabile, la digitalizzazione e l’innovazione dell’agricoltura e delle aree rurali.
In tale contesto, la proposta progettuale relativa al rafforzamento dei contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentari, florovivaistico, forestale e della pesca e acquacoltura contribuisce a gran parte degli obiettivi anzidetti.
Si tratta di uno dei principali strumenti di sostegno alle politiche agroindustriali stipulati con i soggetti della filiera agroalimentare al fine di realizzare programmi d’investimento integrati a carattere interprofessionale e aventi rilevanza nazionale; partendo dalla produzione agricola, i contratti si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, intesa come insieme delle fasi di produzione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli e agroalimentari.
Potenziare questo strumento significa certamente contribuire alla competitività dei settori nell’ottica della sostenibilità ambientale ed economica: si rileva che per ogni Euro pubblico investito si attivano investimenti privati per almeno il doppio, con l’effetto leva di poter attivare fino a 6 miliardi di Euro di investimenti; i contratti di filiera pluriennali possono garantire la stabilità dei prezzi, favorire una più equa distribuzione del valore e migliorare i rapporti tra la parte produttiva agricola e il resto della filiera.
In questo quadro si inserisce anche il Piano per la logistica e l’innovazione per i settori agroalimentare, florovivaistico, della pesca e dell’acquacoltura, con investimenti che puntano a rendere più moderna e green la logistica, attraverso interventi energetici, il miglioramento dell’approvvigionamento delle materie prime, l’innovazione e la semplificazione del trasporto e della movimentazione delle stesse.
La proposta persegue l’obiettivo di efficientamento organizzativo e strutturale, con ricadute di carattere ambientale a livello di risparmio energetico, di riduzione delle emissioni e miglioramento della qualità dell’aria, con particolare riferimento alle zone urbane. L’efficientamento dell’intero sistema logistico è altresì determinante per ridurre gli sprechi, in particolare nel settore agroalimentare, e potenziare le opportunità di export per le PMI.
Sempre in tema di logistica, è previsto lo sviluppo dei progetti volti al miglioramento della capacità di immagazzinamento e stoccaggio per quei settori agroalimentari strategici per il Made in Italy anche al fine di agevolare e favorire il recupero di competitività.
Per quanto riguarda, invece, gli investimenti innovativi, l’agricoltura di precisione 4.0, la tracciabilità attraverso la tecnologia blockchain e le nuove tecnologie emergenti, occorrerebbe garantire maggiori risorse per incrementare le occasioni di sviluppo e di nuova occupazione, anche nelle aree interne. Sotto questo profilo il MIPAAF utilizzerà le risorse nazionali a disposizione, ma un potenziamento anche con fondi da PNRR consentirebbe, senza dubbio, una maggiore diffusione dell’innovazione sul territorio.
Una delle questioni chiave per la sostenibilità è, senza dubbio, la mitigazione dei cambiamenti climatici e, a tal fine, è evidente la necessità di ulteriori sforzi per ridurre le emissioni derivanti da attività agricole. Il settore zootecnico, soprattutto nelle aree più intensive del Nord Italia, è particolarmente importante in questo senso, in quanto le emissioni da fermentazione enterica e la gestione del letame sono le principali fonti di emissioni totali.
La produzione di energia rinnovabile dal settore agricolo e forestale può essere migliorata, poiché l’Italia è al di sotto della media dell’Unione europea nonostante un potenziale significativo di produzione di biomassa, energia solare ed eolica. Lo sviluppo della funzione energetica dell’agricoltura è in grado di trainare il settore agricolo in un ciclo virtuoso, collegando le vantaggiose ricadute sociali, ecologiche ed agronomiche – connesse alle coltivazioni energetiche – alle nuove opportunità economiche derivanti dalla valorizzazione dei sottoprodotti e residui organici; in questo modo si perseguirà la diversificazione e l’integrazione delle fonti di reddito del settore agricolo, affidandogli una nuova importante missione: quella di fornitore di servizi energetici e agro-ambientali per la società. Si dovrà anche tutelare il patrimonio boschivo nazionale, con una corretta valorizzazione energetica delle biomasse da filiera corta e promuovere uno sviluppo del fotovoltaico sui tetti delle strutture agricole e dell’agro fotovoltaico, che consente di non sottrarre terreno alla produzione food e feed.
Le proposte del MIPAAF si sostanziano in una combinazione di progetti che si integrano tra loro, con lo sviluppo del biometano, secondo criteri di promozione dell’economia circolare (la proposta è stata presentata congiuntamente con il Ministero dello sviluppo economico), che consentirà di migliorare la gestione del letame e di ottenere un sottoprodotto, il digestato, da utilizzare come ammendante in sostituzione degli input chimici; il sostegno alla diffusione di macchinari di nuova generazione idonei allo spandimento sul terreno del sottoprodotto viene assicurato dal progetto “Innovazione nella meccanizzazione”.
La decarbonizzazione dell’economia dell’Unione europea richiederà anche un intervento immediato per evitare le emissioni di metano, oltre che quelle di CO2. Le fonti antropiche rappresentano il 50-60% di tutte le emissioni di metano e comprendono inevitabilmente anche l’agricoltura. Le emissioni di questo gas, se intercettate e inserite nei processi di valorizzazione, possono diventare un volano fondamentale per la produzione di energia rinnovabile e per la riduzione dei gas climalteranti.
Il progetto Parco AgriSolare rappresenta un’attuazione concreta di quanto previsto nella strategia From Farm to Fork che esplicitamente sottolinea come “Le case rurali e i capannoni sono spesso ideali per il collocamento di pannelli solari”. Tenuto conto dell’estensione dei fabbricati rurali e della loro distribuzione su tutto il territorio nazionale, l’azione contribuisce al raggiungimento degli obiettivi energetici nazionali, senza comportare alcun consumo di suolo. Inoltre, l’approvvigionamento energetico rappresenta per le aziende agricole circa il 20%/30% dei costi variabili: il progetto non solo consente di migliorarne la competitività ma contribuisce anche a migliorare il benessere degli animali riducendo l’uso dei farmaci veterinari e degli antibiotici.
Migliorare l’adattamento ai cambiamenti climatici è una priorità trasversale, in quanto le azioni correlate possono portare molteplici benefici, sia dal lato ambientale che economico: l’Italia è altamente vulnerabile ai rischi idrogeologici e ai rischi di erosione del suolo da parte dell’acqua, con crescenti danni causati da eventi climatici estremi e relative sfide, come incendi boschivi, specie invasive e attacchi biotici alle foreste.
In quest’ottica, il progetto del MIPAAF per contrastare e prevenire il dissesto idrogeologico, sia con interventi sul sistema irriguo sia con interventi di gestione forestale sostenibile, mira a ridurre i rischi idrogeologici e l’erosione del suolo, incentivando al contempo l’uso a cascata dei prodotti forestali in un’ottica di bioeconomia. Come evidenziato nelle Raccomandazioni dell’Unione europea infatti, la gestione sostenibile delle foreste ha un grande potenziale: nonostante la significativa copertura forestale, gran parte delle foreste italiane non è gestita attivamente, il che potrebbe ostacolare il ruolo delle foreste come pozzi di carbonio, la loro resilienza a condizioni meteorologiche estreme e la fornitura di altri ecosistemi beni e servizi. A tale fine è necessario rafforzare anche il servizio fitosanitario nazionale.
Sempre con riferimento agli aspetti relativi alla sostenibilità e anche in considerazione dell’ambizioso traguardo posto dalla Commissione europea di portare i suoli coltivati a biologico al 25% a livello europeo, ricordo che l’Italia è più avanti di molti altri Paesi. I numeri del report Ismea Bio fotografano un settore in crescita sul fronte delle superfici ora a oltre 2 milioni di ettari, degli operatori (oltre 80.000), del valore della produzione (5,6 miliardi) e dei consumi che, sotto la spinta della svolta green degli italiani, favorita dall’emergenza COVID-19 hanno raggiunto la cifra record di 3,3 miliardi.
La leadership dell’Italia sulle produzioni bio è indiscussa, ma è necessario oggi più che mai continuare a rafforzare i controlli sul prodotto estero, favorire lo sviluppo dei distretti biologici, incrementare il numero delle imprese e potenziare la ricerca.
A tale fine il MIPAAF intende intervenire per agevolare l’approvazione della proposta di legge attualmente in discussione al Senato; semplificare, efficientare e rafforzare anche attraverso la digitalizzazione, il sistema dei controlli e delle certificazioni; sostenere progetti volti a promuovere e valorizzare ricerca, innovazione e formazione, nonché le filiere del biologico Made in Italy.
Vorrei spendere qualche parola in più sulla ricerca, leva di sviluppo decisiva per il successo delle politiche sopra delineate. Il potenziamento delle strutture di ricerca agricole, a cominciare dal CREA – il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, è fondamentale per assicurare competitività al sistema agroalimentare. Una ricerca pubblica forte, proiettata in una dimensione internazionale e strutturata verso obiettivi di eccellenza è garanzia di indipendenza e sviluppo per l’Italia, specie in un momento in cui grandi temi quali il Genoma editing e le New Breeding Techniques vedono attori che hanno potenzialità di investimenti miliardari in altre aree del mondo.
Allo scopo di promuovere la conoscenza, l’innovazione e la digitalizzazione nell’agricoltura e nelle aree rurali, tenuto conto che la Commissione europea ha più volte sottolineato l’importanza di migliorare il sistema amministrativo e burocratico, anche aumentandone il livello di digitalizzazione e coordinando politiche diverse e complementari, è stata elaborata la proposta finalizzata alla digitalizzazione del SIAN, che rappresenta un passo fondamentale da compiere per supportare in modo efficiente ed equo sia gli agricoltori sul territorio nazionale che le persone che vivono nelle aree rurali italiane.
3. POLITICA AGRICOLA COMUNE POST 2020
Nella consapevolezza che la Politica Agricola Comune resta un asse portante e imprescindibile delle politiche europee di sviluppo, è necessario accelerare i lavori per la predisposizione del Piano strategico nazionale da presentare alla Commissione europea entro fine 2021 in modo da consentire l’avvio degli interventi nel 2023; non meno importante è il lavoro da fare per gestire l’attuale fase transitoria: le risorse disponibili a valere sul 2021 e 2022 vanno impegnate al più presto.
Per questo ho già preso contatto con l’Assessore Pentassuglia, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza Stato-Regioni, per cercare di sbloccare il negoziato tra le Regioni sul riparto dei fondi FEASR destinati allo sviluppo rurale per il periodo 2021-2027, in corso da oltre tre mesi, e ho già avviato un primo confronto con gli assessori all’agricoltura di tutte le Regioni.
Come noto alcune decisioni fondamentali di competenza degli Stati membri andavano prese entro lo scorso 19 febbraio; non si è potuta onorare tale scadenza per l’impossibilità materiale di organizzare le dovute interlocuzioni, ma saremo certamente pronti per compiere, entro il prossimo mese di luglio, le scelte relative all’anno di domanda 2022 su alcuni questioni di estrema rilevanza quali la convergenza interna e gli aiuti accoppiati.
La predisposizione del Piano Strategico Nazionale richiede la più ampia partecipazione da parte di tutti i soggetti interessati, dalle Organizzazioni professionali ai rappresentanti della società civile, nonché delle Istituzioni sia nazionali che regionali, perché l’attività agricola riguarda tutti i cittadini, e ha un impatto diretto sui territori e i loro abitanti e non solo come fattore necessario all’approvvigionamento ma anche per le evidenti ricadute ambientali e culturali. L’obiettivo è la definizione di una Strategia nazionale per un sistema agricolo, alimentare e forestale sostenibile ed inclusivo.
Il nuovo modello di attuazione, che sposta l’attenzione delle politiche dalla conformità ai risultati riequilibrando le responsabilità tra l’Unione europea e gli Stati membri con una maggior sussidiarietà, impone ampia condivisione nella definizione della strategia ed un modello di governance in grado assicurare efficienza nella gestione delle risorse. L’insediamento del Tavolo di partenariato nazionale è previsto per questo mese di marzo.
La Strategia deve rappresentare anche un’occasione di rilettura e di rilancio dei territori rurali in linea con l’iniziativa comunitaria “Long term vision for rural areas”.
L’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza problemi e potenzialità dei contesti territoriali rurali. Queste aree si sono dovute confrontare con la carenza dei servizi e delle infrastrutture, in particolare con i ritardi accumulati circa la connettività e le nuove tecnologie, nonché con la fragilità di numerose realtà produttive; nello stesso tempo, sono emerse le potenzialità delle aree rurali soprattutto in termini di qualità della vita come opportunità per un ripensamento e un rilancio dello sviluppo. In questo senso, non è un caso che nel 2020 le vendite al dettaglio di prodotti alimentari abbiano fatto registrare una crescita più elevata nelle aree meno urbanizzate e nei piccoli centri rispetto alle grandi città (fonte Ismea-Nielsen). Diventa, quindi, fondamentale cavalcare questo apparente cambio socio-demografico e immaginare nuovi percorsi che portino in maniera inclusiva alla crescita e rigenerazione dei territori rurali, che da troppo tempo soffrono di un progressivo spopolamento.
Un’attenzione sempre crescente deve essere posta al tema della digitalizzazione per il settore agricolo, agroalimentare e per le aree rurali, al fine di colmarne il gap rispetto al resto dell’economia, garantendo le cosiddette transizioni “gemelle” quella ecologica e quella digitale. In quest’ottica, oltre al PNRR, rappresenta una grande opportunità il coordinamento tra le attività di programmazione del Piano Strategico Nazionale con la prosecuzione dei lavori nell’ambito della c.d. Space Economy. Si tratta di un passaggio chiave, sia per gli aspetti amministrativi legati all’attuazione delle politiche agricole comunitarie e nazionali, sia per i servizi restituibili al mondo produttivo e, non meno importante, per gli aspetti di ricerca e sviluppo.
4. MADE IN ITALY E ATTIVITÀ ANTI-FRODE E DI PREVENZIONE E CONTRASTO DELLE PRATICHE SLEALI
Nell’ambito dei prodotti di eccellenza ricordo che il Made in Italy agroalimentare è protagonista anche nel mercato dei prodotti di qualità certificati a indicazione geografica e biologico, dove vantiamo il primato mondiale dei riconoscimenti.
Considerando anche il settore vinicolo IG, nel 2019 il valore della produzione a denominazione rappresenta il 19% del totale agro-alimentare, raggiungendo quasi i 17 miliardi di Euro (+4,2% rispetto al 2018, che aveva segnato a sua volta un incremento del 6% su base annua) e confermando un trend di crescita ininterrotto negli ultimi dieci anni. Solo l’agro-alimentare, ad esclusione dei vini, si attesta sui 7,7 miliardi di Euro (+5,7% rispetto al 2018) ma se si considera il risultato raggiunto nel lungo periodo, la crescita è stata del 54% nell’ultimo decennio. Le DOP e IGP pesano il 21% sul fatturato all’estero dell’intero agro-alimentare, con un valore pari a 9,5 miliardi di Euro (+5,1% rispetto al 2018). Il contributo maggiore è fornito dal comparto dei vini (5,6 miliardi di Euro), ma il segmento alimentare, che si attesta sui 3,8 miliardi di Euro, cresce ancora più velocemente (+7,2%).
Le strutture di controllo su cui il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali può contare, Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari (ICQRF) e Carabinieri del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, sono un’eccellenza a livello mondiale.
Il ruolo dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari è fondamentale per la tutela delle nostre produzioni di qualità nei mercati nazionali ed internazionali.
La difesa delle produzioni agroalimentari, la tutela della qualità e della salubrità degli alimenti, il contrasto alle pratiche sleali, l’intenso lavoro di vigilanza sulle attività di controllo delle produzioni a indicazione geografica, le attività analitiche dei laboratori a tutela della qualità – l’Ispettorato è infatti una delle pochissime strutture di controllo dotate di propri laboratori accreditati secondo standard analitici internazionali – sono elementi centrali nelle attività svolte.
Ricordo il grande lavoro fatto dall’Ispettorato repressione frodi in Europa come “autorità ex-officio”, a livello globale e sul web per eliminare dal commercio il falso agroalimentare italiano. Aver siglato accordi con le grandi piattaforme del commercio su internet consente all’Italia di garantire alle nostre denominazioni d’origine la stessa protezione contro la contraffazione prevista per i marchi privati. È un valore straordinario, che si basa proprio sulla tutela della reputazione dei siti, così come dei nostri produttori.
L’ICQRF è l’unica autorità antifrode europea sul food ad avere accordi di cooperazione con ALIBABA ed eBay, con migliaia di interventi sul web a tutela delle produzioni a indicazione geografica, con percentuale di successo elevatissima; l’esperienza dell’Ispettorato è considerata dall’Unione europea una best practice in Europa. Anche con AMAZON è in itinere una attività per bloccare le inserzioni irregolari.
Nonostante, le difficoltà dovute alla crisi pandemica in atto, l’Ispettorato è riuscito ad assicurare un numero di controlli in evoluzione positiva rispetto agli anni precedenti
È intenzione del Ministero continuare in tale percorso, migliorando e rafforzando la capacità dell’ICQRF, anche in termini di risorse umane, nell’espletamento dei controlli per la qualità delle nostre produzioni e per la tutela dei nostri prodotti nel mercato nazionale e sulle piazze internazionali, dove occorre incentivare la cooperazione operativa con le omologhe strutture: al momento sono già in atto accordi con Stati Uniti (Food and Drug Administration), Cina, Turchia, Moldavia, Germania, Regno Unito, solo per citare alcuni esempi.
In materia di commercio elettronico, con grande attenzione il Ministero continuerà a seguire la questione relativa alla liberalizzazione dei domini internet di primo e secondo livello, affinché si escluda qualsiasi soluzione che non tuteli le indicazioni geografiche e i marchi anche attraverso accordi internazionali per la protezione delle denominazioni.
Un’altra priorità ritengo di apicale importanza riguarda il recepimento della Direttiva (UE) n. 2019/633 sulle pratiche sleali, per tutelare di più e meglio i nostri agricoltori, assicurando effettività ai controlli lungo la filiera e prevedendo il ruolo di Autorità di contrasto in capo alla nostra Amministrazione. Le vendite sotto i costi medi di produzione non sono ammissibili, così come vanno vietate le aste al doppio ribasso praticate da alcune insegne della grande distribuzione. Sono pratiche che danneggiano tanto i produttori quanto i consumatori, perché favoriscono una spinta verso il basso e verso la mortificazione della qualità. Il Ministero avrà una responsabilità diretta fondamentale, essendo stata individuata l’autorità di contrasto nazionale nell’Ispettorato repressione frodi del MIPAAF.
In ultimo, per migliorare l’attività di contrasto occorre senza dubbio operare una drastica e incisiva semplificazione. In particolare, vi è la necessità di una revisione del quadro di regole sulle sanzioni in modo da renderle più efficaci, maggiormente proporzionate agli illeciti nonché più organiche a livello settoriale. Infatti, occorre riformare il quadro penale dei reati agroalimentari, oggi fermo alle norme del codice del 1930 ed alla legge sull’igiene degli alimenti del 1962.
Nella stessa ottica bisogna lavorare per rendere sempre più trasparenti le contrattazioni sui prodotti agricoli, anche attraverso lo sviluppo e il potenziamento delle commissioni uniche nazionali, che oggi sono attive per la filiera suinicola, cunicola e delle uova.
Non meno rilevante è l’attività di controllo e tutela svolta dal Comando Carabinieri per la tutela dell’agroalimentare: assai prezioso è il lavoro dei Carabinieri del CUFAA nel garantire costantemente la legalità lungo tutta la filiera agroalimentare, contrastando con efficacia fenomeni sempre più definibili come agromafie ed agropiraterie, ma allo stesso tempo offrendo al Paese, nel solco della tradizione del Corpo forestale dello Stato, un servizio di tutela della natura e degli ecosistemi che trova pochi paragoni a livello mondiale.
5. ETICHETTATURA
La trasparenza sull’indicazione dell’ origine in etichetta è un diritto da garantire ai cittadini. L’Italia è un’avanguardia in Europa sotto questo profilo e proprio per questo nei prossimi mesi sarà rafforzata l’azione a livello di Unione europea con l’obiettivo di favorire un’evoluzione della normativa comunitaria attraverso la revisione del Regolamento (UE) n. 2011/1169.
A livello nazionale è necessario proseguire con quanto già introdotto in via sperimentale rinnovando i decreti attualmente in essere riguardanti latte, formaggi, pasta, riso, carni suine trasformate e derivati del pomodoro.
Fermo e deciso è il rifiuto del Nutriscore e dei modelli di etichettatura nutrizionale che distorcono le informazioni al consumatore. Non è ammissibile che una bibita gasata senza zucchero abbia il bollino verde e invece prodotti che sono dei capisaldi della dieta mediterranea come olio d’oliva o parmigiano reggiano vengano penalizzati. L’Italia ha proposto un modello alternativa con il cosiddetto “schema a batteria”, nella convinzione che possa essere utile al consumatore. In ogni caso crediamo che tali schemi debbano restare volontari e non obbligatori, e che vadano comunque esentate da una eventuale applicazione obbligatoria le produzioni a indicazioni geografica.
Quando si parla di origine e qualità va ricordato che la Dieta Mediterranea è stata riconosciuta dall’UNESCO, nel novembre 2010, come patrimonio culturale immateriale dell’umanità; non sono pertanto immaginabili modelli di etichettatura che non ne evidenzino contenuti ed elementi in virtù di modelli culturali e alimentari non nostri. Considerato che la maggior parte degli attuali sistemi agroalimentari mediterranei non sono sostenibili a causa della perdita di biodiversità, del degrado delle risorse naturali, dei cambiamenti climatici, dell’elevato apporto energetico sono necessarie misure urgenti per promuovere e diffondere la Dieta mediterranea come modello di dieta sostenibile soprattutto nei Paesi del Mediterraneo, volano per la promozione della qualità dei prodotti agroalimentari, per la salvaguardia della biodiversità e per il sostegno di politiche a tutela del lavoro agricolo.
6. PESCA E ACQUACOLTURA
La pesca e l’acquacoltura hanno un grande valore non soltanto economico, ma anche politico nella misura in cui, attraverso spazi e risorse condivise, permettono un collegamento diretto con altre realtà economiche e politiche del Mediterraneo .
In questa ottica la pesca marittima può assumere un ruolo centrale grazie al suo maggior potenziale come strumento politico di coesione. Operare sullo stesso mare, sugli stessi mercati, con un forte scambio di risorse e capacità umane, è una occasione politica di grande portata; stato delle risorse e debolezze dei mercati domandano coesione e cooperazione. In tal senso la pesca può e deve assumere un ruolo pilota, che può concretizzarsi attraverso buone pratiche di condivisione di spazi naturali, in parte comuni e comunque continui.
Come negli altri settori la pandemia ha mostrato da un lato l’importanza delle attività di pesca e acquacoltura nel garantire l’approvvigionamento e dall’altro ha evidenziato le gravi debolezze e le tante criticità che ne mettono in pericolo la sopravvivenza; è noto infatti che il processo di trasformazione del settore della pesca italiana – da realtà inefficiente e assistita a realtà competitiva di mercato e di sostegno ai territori – non si è mai completato.
La pesca marittima e l’acquacoltura possono e devono invece trasformarsi in valore aggiunto per l’economia di un Paese che vanta oltre otto mila chilometri di costa.
Il salto di qualità per un settore ittico moderno e competitivo non può prescindere tuttavia da una vera e propria rivoluzione culturale; è noto infatti che la pesca e l’acquacoltura hanno una governance multilivello con una forte componente internazionale che ne determina orientamenti e indicazioni che è spesso complicato declinare in ambito locale. A fronte di tale sistema è fondamentale sostenere e rafforzare gli strumenti a disposizione dell’Italia per promuovere il proprio interesse nazionale sia in ambito UE, nella partecipazione alla determinazione della politica comune, sia in ambito FAO dove nel più ampio contesto della governance dei mari e degli oceani il percorso intrapreso è quello della cosiddetta ” economia e crescita blu” a sottolineare la necessità di un’economia sostenibile e innovativa nei bacini marittimi e negli oceani.
Perché anche e soprattutto nel settore ittico la sfida più difficile è coniugare sostenibilità, a fronte della necessità di ridurre lo sforzo di pesca, con l’aspetto economico-imprenditoriale e sociale, posto che molte comunità costiere dipendono dalle attività legate alla piccola pesca.
Sostenibilità dei processi produttivi, innovazione tecnologica e organizzativa, nonché crescita culturale degli operatori mediante la realizzazione di percorsi formativi, saranno i pilastri su cui si poggerà la strategia 2021-2027 per attuare il salto di qualità verso la crescita blu.
Nell’obiettivo di rendere competitive sui mercati le imprese di pesca marittima e di acquacoltura, garantendo il buono stato delle risorse marine viventi, e di incentivare la “crescita blu” come approccio di sistema all’economia del mare occorre In tale contesto, l’azione di governo si concentrerà sui seguenti interventi:
– responsabilizzazione imprenditoriale delle imprese di pesca;
– semplificazione della governance per il settore dell’acquacoltura;
– supporto alla pesca locale, se ad alto valore aggiunto e inserita in un cluster di economia marittima;
– promozione di contratti di filiera che valorizzino la produzione in un’ottica di crescita imprenditoriale ed economica;
– migliore definizione del ruolo dei mercati;
– valorizzazione del prodotto tramite certificazione, tracciabilità, identificazione e, più in generale, informazione al consumatore;
– promozione del prodotto, anche per un migliore conoscenza da parte del consumatore;
– ricerca e lo sviluppo, specialmente nelle nuove tecnologie, nella digitalizzazione e nei processi organizzativi.
Solo una riforma decisa del settore in termini di maggiore concorrenza e imprenditorialità, con la revisione del sistema lavoristico e previdenziale, potrà renderlo interessante per le giovani generazioni. La crescita blu e la sicurezza alimentare si basano su diverse componenti, sia economiche che politiche. La chiave per avere successo è la sinergia tra tutte.
7. ALTRE ATTIVITÀ RILEVANTI
Nell’ambito degli orientamenti e degli interventi di carattere più generale molte altre azioni sono al centro dell’azione di Governo: mi riferisco al lavoro mirato che dovrà essere svolto per le singole esigenze settoriali in ragione delle peculiarità di ciascuno.
I tavoli di filiera, come ad esempio quelli grano/pasta, olio, agrumi, zootecnico, brassicolo, canapa, frutta in guscio, vino, ortofrutta, per citarne solo alcuni, rappresentano senza dubbio gli strumenti più adatti per la programmazione di interventi in grado di apportare valore aggiunto a tutti i soggetti coinvolti e di operare scelte condivise e calibrate alle diverse realtà.
A tale proposito, come non dedicare un cenno alla “vendita diretta”: attività insostituibile e voce ogni giorno più importante per le imprese agricole, sempre più attente ad avere un rapporto diretto e di fiducia con i consumatori; si deve intervenire per semplificare le procedure, attraverso un miglioramento delle normative già oggi in essere e con nuove risorse per stimolare la nascita dei farmers market.
Ulteriore tematica sulla quale mi preme richiamare la vostra attenzione è il tavolo di filiera della canapa industriale, la cui prima riunione di insediamento si è svolta lo scorso mese di febbraio. Le potenzialità di questa pianta, sia come coltivazione innovativa atta a consentire le rotazioni agronomiche e a favorire la bonifica dei terreni dai metalli pesanti, sia per i molteplici usi industriali ai quali si presta, sono straordinarie ed è nostra priorità sviluppare un piano di settore in grado di incentivarne la produzione e la trasformazione attraverso una adeguata strategia di filiera e con l’indispensabile apporto della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Al tavolo hanno partecipato oltre 48 “componenti” in rappresentanza, tra l’altro, delle Istituzioni, delle organizzazioni professionali agricole e del mondo delle ricerca, a testimonianza del grande interesse e della necessità di valorizzare ed incentivare il settore canapicolo nazionale: si tratta di un percorso avviato che intendiamo proseguire celermente, assicurando ai diversi stakeholders tutto il nostro supporto.
Vengo ora ad un ambito più strettamente riguardante la dimensione lavorativa: garantire il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori agricoli e della pesca e proteggere le imprese dalla concorrenza sleale di chi sfrutta sono due capisaldi dell’azione di contrasto al lavoro e al caporalato che il MIPAAF sta portando avanti in collaborazione con gli altri ministeri competenti. In quest’ottica si lavora per la piena attuazione della legge n. 199/2016, e in particolare proseguendo nelle linee di azione del Piano triennale di contrasto già individuate nel 2020. Dalla digitalizzazione possono derivare soluzioni a criticità apparentemente poco rilevanti ma che invece comportano dispendio di tempo e di risorse per le aziende: mi riferisco al potenziamento della banca dati unica per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo.
Un altro tema di grande rilievo è la lotta agli spechi alimentari. Ogni anno in Italia si gettano cibi per un valore di 12 miliardi di Euro. Uno spreco inaccettabile tanto più oggi che più di 5 milioni di persone soffrono di povertà alimentare e hanno necessità di assistenza. In quest’ottica è necessario, oltre a rendere più sostenibile la produzione agroalimentare con progetti di economia circolare:
– potenziare le attività del Tavolo per la lotta agli sprechi alimentari e l’assistenza alimentare come strumento innovativo di partenariato pubblico privato;
– attuare le linee guida della Commissione europea per la lotta agli sprechi alimentari;
– migliorare gli strumenti normativi per consentire il recupero delle eccedenze ai fini umani che si possono verificare in casi di crisi di mercato;
Di fondamentale importanza è anche la tematica legata al credito quale fattore di maggior impatto nel settore primario, essendo questo ad alta intensità di capitale; l’accesso al credito, e in generale un buon rapporto tra banche e imprese, costituiscono elementi indispensabili alla realizzazione degli obiettivi, specie quelli di politica agraria. Nessuna iniziativa progettuale può prescindere da un quadro finanziario adeguato alle peculiarità delle aziende agricole e della pesca; il servizio del credito assicura inoltre alle risorse pubbliche erogate uno straordinario effetto leva oltre a garantire una miglior valutazione di merito delle iniziative.
Come già anticipato nel corso del Question Time della scorsa settimana, il settore olivicolo oleario merita un’attenzione particolare in quanto colpito da una emergenza non meno grave e contagiosa della pandemia da COVID-19; ancorché causata da un batterio, la malattia che ormai da anni affligge le piante di ulivo nel territorio del Salento, e non solo, ha causato ingentissimi danni economici ad un prodotto che è il simbolo principe dell’Italia mediterranea. Occorre, quindi, proseguire con gli interventi previsti dal Piano Straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia e per la revisione ed attuazione di Piano olivicolo nazionale che sia cornice di coordinamento per azioni mirate ed integrate a vantaggio di tutti gli attori della filiera.
Con riferimento ad un’altra importantissima competenza di questo Ministero, vale a dire l’ippica, la pandemia ha messo in evidenza le criticità del sistema delle corse dei cavalli ed è avvertita l’esigenza di riforma del settore; è necessario un progetto credibile di risanamento e di rilancio che veda la separazione tra le attività di promozione dell’allevamento e di valorizzazione delle razze equine e quelle agonistiche legate al cavallo, dalla programmazione e organizzazione delle corse fino alla erogazione, in tempi ragionevoli, dei pagamenti spettanti agli operatori, per i quali spesso i premi rappresentano l’unica fonte di reddito. Un progetto che metta al centro non soltanto il gioco ma una serie di interventi volti a migliorare la competitività, la legalità e lo spettacolo anche alla luce della necessità di restituire all’ippica la dignità di un’attività che, in virtù del millenario rapporto tra uomo e cavallo, costituisce un insieme complesso dalle forti componenti socio culturali oltre che economiche.
Meritano, per la loro straordinarietà e per il forte impatto, un cenno conclusivo le azioni da ultimo intraprese nel contrasto della crisi COVID-19.
Il Ministero è pienamente impegnato nella gestione e nella liquidazione degli aiuti diretti al mondo agroalimentare. Da questo punto di vista proprio nell’ultima settimana di febbraio si sono sbloccati i pagamenti di oltre 60 milioni di Euro agli allevatori sul Fondo zootecnia in crisi e sono stati pagati oltre 80 milioni di Euro a 12.500 beneficiari del Fondo ristorazione. Uno sforzo amministrativo che deve proseguire arrivando a una pronta e positiva conclusione dei pagamenti che porteranno liquidità nel sistema per oltre 400 milioni di Euro.
Allo stesso modo il Ministero segue i provvedimenti di nuovi ristori, tenendo conto che le misure imposte al settore della ristorazione continuano ad avere gravi, immediate e prolungate ripercussioni su tutte le produzioni agroalimentari, a partire dal settore delle carni, ed è mia intenzione continuare a garantire i necessari ristori alle imprese del settore agroalimentare italiano.
8. CONCLUSIONI
Colleghe e Colleghi, abbiamo davanti a noi grandi responsabilità, ma anche immense opportunità. Il sistema agroalimentare ha retto la sfida drammatica dei momenti più duri, è ora di ripartire con convinzione, determinazione ed entusiasmo. Sono certo che potremo contare sulla piena e convinta collaborazione con il Parlamento, per dare un concreto e immediato sostegno al settore, ma anche una speranza di sviluppo e crescita per le nuove generazioni.
Grazie ancora per la vostra attenzione.
NUOVO DPCM DEL 2 MARZO 2021
Ecco il testo del nuovo DPCM del 02.03.2021, firmato da Draghi, e pubblicato in GU n. 52 del 02.03.2021, contenente le misure urgenti anti COVID-19-
DECRETO MILLEPROROGHE
In G.U. 51, è stata pubblicata la Legge del 26 febbraio 2021 n. 21di conversione del Decreto legge del 30.12.2021 n. 183 (Decreto Milleproroghe) recante “Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonche’ in materia di recesso del Regno Unito dall’Unione europea. Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunita’ “Il Forteto” che, tra le altre, contiene disposizioni che interessano direttamente l’agricoltura .
I documenti sono stati iviati agli Associati
IL NUOVO GOVERNO
Ieri ha prestato giuramento il nuovo Governo Draghi così composto:
Ministro per i Rapporti con il Parlamento-Federico D’Incà
Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale-Vittorio Colao
Ministro per la Pubblica Amministrazione-Renato Brunetta
Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie-Mariastella Gelmini
Ministro per il Sud e la Coesione territoriale-Maria Rosaria Carfagna
Ministro per le Politiche giovanili-Fabiana Dadone
Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia-Elena Bonetti
Ministro per le disabilità-Erika Stefani
Ministro per il coordinamento di iniziative nel settore del turismo (con portafoglio)-Massimo Garavaglia
Ministero della Giustizia-Marta Cartabia
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (ministro per la transizione ecologica)-Roberto Cingolani
Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali-Stefano Patuanelli
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale-Luigi Di Maio
Ministero dell’Interno-Luciana Lamorgese
Ministero della Difesa-Lorenzo Guerini
Ministero dell’Economia e delle Finanze-Daniele Franco
Ministero dello Sviluppo Economico-Giancarlo Giorgetti
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti-Enrico Giovannini
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Andrea Orlando
Ministero dell’Istruzione-Patrizio Bianchi
Ministero dell’Università e della Ricerca-Maria Cristina Messa
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo-Dario Franceschini
Ministero della Salute-Roberto Speranza
Confidiamo nella competenza e capacità del Presidente Draghi che, però, negli incontri di programmazione sulle possibilità operative e organizzazione delle prossime azoni d governo ha avuto contatti con tutto il mondo produttivo e imprenditoriale ma non con quello delle professioni .
Ci proporremo come forza attiva e fondamentale alle azion i che coinvolgeranno l’agricoltura, il territorio e l’ambientalismo.
As.Per.A.
LAUREA PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO PROFESSIONALE
Il Consiglio dei Ministri, su proposta di una nuova legge da parte del Prof. Gaetano Manfredi, ministro dell’Università, ha approvato il principio che non sarà più necessario l’esame di abilitazione per l’iscrizione ad alcuni ordini e collegi consentendo l’iscrizione diretta a coloro che hanno frequentato, per quanto qui interessa, le lauree professionalizzanti per le professioni tecniche agrarie denominate P02.
Il nuovo Perito Agrario laureato potrà così iscriversi all’albo professionale ed accedere all’esercizio della professione senza dover sostenere l’esame di abilitazione grazie anche all’impegno dimostrato nell’argomento da alcuni Collegi territoriali dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati che si sono adoperati fattivamente per il raggiungimento del risultato.
Mauro Finiguerra
LEGGE SEMPLIFICAZIONI
Sulla Gazzetta Ufficiale del 29 settembre 2020, è stato ripubblicato il testo del Decreto Legge 76/2020 coordinato con la legge di conversione 120/2020 (cd. Decreto Semplificazioni) coordinato con la legge di conversione 11 settembre 2020, n° 120, recante Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale, corredato dalle relative note ove sono coordinate le informazioni professionali importanti e afferenti l’obbligo si ossesso della PEC e le sanzioni in caso di non adeguamento alle norme da parte del professionista..
Il documento è stato inviato agli associati
AUDIZIONE MINISTRA BELLANOVA
IN COMMISSIONE AGRICOLTURA CAMERA DEL 22.09.2020
Gentile Presidente, Onorevoli colleghi,
vi ringrazio per l’opportunità che mi viene offerta e che mi permette di illustrare sinteticamente il lavoro svolto nelle ultime settimane, finalizzato alla definizione delle priorità agricole del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e che ha impegnato l’intero Ministero, coadiuvato dalle strutture tecniche del CREA e dell’ISMEA.
Nel definire il contributo “agricolo” al PNRR, ci siamo attivati immediatamente dopo l’accordo raggiunto dal Vertice europeo del 21 luglio 2020, nella consapevolezza che il settore agricolo, pur disponendo di importanti risorse europee messe a disposizione dalla Politica agricola comune post 2020, possa e debba giocare un ruolo determinante anche all’interno del PNRR, proprio per il contributo che può offrire al rilancio economico del Paese e al processo di transizione verde e digitale dell’intera economia.
Più e più volte in questi mesi ho parlato di Filiera della vita, rimarcando l’enorme contributo garantito da questo straordinario segmento al Paese nei mesi della pandemia e sottolineando la evidente coincidenza tra strategicità del settore e interesse nazionale.
In termini produttivi ed economici, e in termini di sovranità, qualità e sicurezza alimentare, garanzia degli approvvigionamenti, diritto al cibo, e al cibo di qualità, per tutti, tutela e salvaguardia del territorio, del paesaggio, di risorse naturali preziosissime non rinnovabili come suolo, acqua, aria.
La Strategia nazionale per il Sistema Agricolo, Agroalimentare, Forestale, della Pesca e dell’acquacoltura che passerò tra brevissimo ad illustrare nel dettaglio coglie per l’esattezza questi snodi e li dispiega.
Il nostro contributo al PNRR si declina dunque con un impianto strategico ancorato a tre parole chiave: visione, coraggio, scommessa, indicando una vera e propria policy per garantire al sistema agroalimentare nazionale quelle leve che lo possano sostenere nel riposizionamento evidenziando una semplice verità: futuro verde e agricoltura sono strettamente interconnessi.
Se tutti noi siamo infatti fermamente impegnati a realizzare quel new green deal che l’Europa indica come condizione, destino e orizzonte, ebbene, non esito a dire che non potrà accadere nel nostro paese come in Europa senza il ruolo centrale, strategico, dell’agricoltura, della pesca, della filiera alimentare.
I passaggi obbligati attraverso cui dare corpo e gambe alla strategia Farm to fork come alla Strategia per la biodiversità si radicano in questa premessa.
Per questo accanto alle parole chiave indicate precedentemente ne indico un’altra: rigenerazione. Che a mio avviso dovrà senz’altro caratterizzare l’impianto progettuale più complessivo ma di sicuro individua la nostra Strategia.
Rigenerazione del sistema agricolo e alimentare nel nostro paese attraverso il potenziamento delle imprese e delle filiere; la lotta al dissesto idrogeologico; la tutela delle risorse non rinnovabili; la tutela e la valorizzazione delle foreste; la tracciabilità e trasparenza sull’origine dei cibi; la promozione internazionale; la sostenibilità integrale e sicurezza nei controlli, la tutela del lavoro; la centralità che la nostra Strategia assegna alle aree interne.
Non a caso lego agricoltura e tutela delle risorse non rinnovabili, agricoltura e crisi climatica. Perché proprio su questi due sensibilissimi terreni l’agricoltura è parte della soluzione. All’appuntamento con la sfida epocale delle trasformazioni climatiche e del futuro verde, quella italiana si presenta con le carte più che in regola.
Nessuno sviluppo sostenibile si può dunque immaginare senza garantire al settore la centralità, adeguatamente sostenuta, che merita e ad agricoltori, allevatori e pescatori la giusta tutela del reddito.
L’Italia, se fa sue queste premesse, può giocare da protagonista la partita del Green deal europeo, esserne uno dei veri motori di proposte.
Ecco perché diciamo che il PNRR dovrà avere, assolutamente, un cuore agricolo.
Il che obbliga automaticamente tutti noi, ovvero il sistema-paese che siamo occupati a indicare nel Piano nazionale di rilancio e resilienza, a scommettere sull’ammodernamento dei sistemi di produzione di questo settore come delle reti logistiche, sul sistema della qualità territoriale che non può prescindere dall’agricoltura e dalla tutela e valorizzazione della biodiversità come dal contrasto al dissesto idrogeologico o da una nuova vita per le aree interne anche in termini di infrastrutturazione materiale e immateriale.
Dunque, un’agricoltura che diviene paradigma di un modello di sviluppo e una strategia fortemente coerente proprio con quelle premesse che l’Europa pone a fondamento dell’utilizzo delle risorse del Ricovery Fund.
Nel definire i progetti strategici per il settore, tenuto conto delle indicazioni della Commissione europea, ho chiesto agli uffici di lavorare tenendo sempre presenti sei priorità:
1. Proposte in grado di intercettare gli obiettivi strategici contenuti nei diversi documenti di indirizzo e programmazione elaborati dalla Commissione europea, come il “Green deal”, “Farm to Fork”, “Biodiversità” e le proposte di riforma della PAC post 2020, caratterizzate dal cosiddetto “New delivery model”;
2. Proposte complementari e sinergiche a quelle che saranno inserite dalle Regioni nell’ambito dei futuri Programmi di sviluppo rurale;
3. Proposte che non potranno essere inserite nei futuri Programmi di sviluppo rurale, in quanto di rilevanza nazionale o sovra regionale o perché difficilmente finanziabili, se non in tempi lunghissimi;
4. Proposte in grado di affrontare e risolvere carenze strutturali storiche e di imprimere un impulso decisivo allo sviluppo economico del settore;
5. Proposte concrete ed innovative in grado di essere realizzate in tempi compatibili con quelli strettissimi che saranno imposti dalle regole comunitarie;
6. Proposte in grado di incidere in maniera permanente sull’economia e sull’occupazione dei settori a monte e a valle di ciascun investimento.
Sulla base di queste priorità, abbiamo elaborato un parco progetti, per un ammontare di circa 17 miliardi di euro. Altre proposte sono invece confluite nelle schede progettuali di cui sono capofila altri Ministeri, come quello sulla banda larga nelle aree rurali, capofila Mise, quello sul recupero dei borghi rurali, capofila Mibact, quello sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini, capofila Ministero dell’innovazione, quello sui progetti di osservazione della terra, Capofila Presidenza del Consiglio. Una trasversalità e una connessione non casuali, perché l’interconnessione tra i quadri di conoscenza e tra i relativi programmi è condizione essenziale della bontà e realizzabilità del Piano più complessivamente intenso.
Per questo diciamo che quello che importa in questa sede, al di là dei singoli progetti su siamo ancora impegnati, è la complessiva visione strategica declinata in tre grandi macro-obiettivi:
-competitività del sistema alimentare
-produzione energetica da fonti rinnovabili e al tempo stesso riduzione delle emissioni e miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi
-miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico.
Passo adesso ad illustrare più diffusamente i macro-obiettivi.
Come ho detto, il primo ha come finalità il:
1. Miglioramento della competitività del settore agroalimentare
Qui i cluster di progetti includono i contratti di filiera del settore agricolo e della pesca. Si tratta di interventi sovra-regionali, volti al potenziamento delle relazioni verticali in filiere strategiche, che difficilmente potrebbero essere realizzati con i fondi regionalizzati dello sviluppo rurale. Il fabbisogno di intervento pubblico in questo ambito è emerso, recentemente, quando sono state attivate specifiche iniziative con il Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), ricevendo un riscontro molto positivo in termini di qualità progettuale e richieste di finanziamento.
Altri progetti in questo ambito riguardano le infrastrutture logistiche agroalimentari e della pesca, che mirano alla creazione e al rafforzamento di infrastrutture logistiche per favorire lo sviluppo del potenziale esportativo delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane. Anche in questo caso, la natura sovra-regionale dell’iniziativa renderebbe assai complessa la realizzazione con i fondi dello sviluppo rurale.
Quindi, rigenerazione dei sistemi produttivi, ad iniziare da quelli che possono permettere al nostro Paese di riconquistare una posizione leader a livello mondiale facendo leva sullo straordinario patrimonio di biodiversità che caratterizza il nostro Paese e deve divenire driver di futuro.
Ecco perché una delle proposte progettuali inerisce gli impianti di molitura delle olive, prevedendo l’ammodernamento degli impianti di trasformazione, stoccaggio e confezionamento dell’olio extra vergine di oliva, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, la competitività della filiera e la qualità del prodotto finito, favorendo il riutilizzo di tutti i sottoprodotti del processo di lavorazione e la riduzione delle emissioni.
Questa iniziativa, se fosse finanziata con i soli fondi dello sviluppo rurale, richiederebbe un tempo minimo di “rottamazione” di oltre 20 anni. Il settore dell’olio d’oliva ha invece bisogno di un intervento immediato, per recuperare anni di progressivo declino nella produzione di un prodotto così importante e caratteristico per la nostra cultura e per l’economia del Paese. L’intervento nella fase di trasformazione dovrà però essere accompagnato, in questo caso attraverso il nuovo Piano strategico della PAC, da misure specifiche di rinnovo e reimpianto degli uliveti.
In questo quadro rientra anche la proposta destinata alla meccanizzazione in agricoltura. Per promuovere un’accelerazione della transizione verde e digitale anche nel settore primario, con particolare riferimento alla meccanizzazione agricola ed alle più moderne tecnologie in materia di agricoltura di precisione, digitalizzazione, interconnessione, miglioramento delle prestazioni, riduzione dei consumi e delle emissioni, maggiore sicurezza sul lavoro per gli operatori, con conseguente riduzione degli infortuni, miglioramento della produttività e della sostenibilità alimentari.
Il secondo macro-obiettivi riguarda:
2. Incremento di energia prodotta da fonti rinnovabili, riduzione delle emissioni, miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi
In questo ambito i progetti riguardano lo sviluppo del biometano, attraverso la riconversione e il potenziamento degli impianti di digestione anaerobica agricoli. Il progetto include la riconversione di impianti di biogas, la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano e la sostituzione di mezzi meccanici obsoleti e a bassa efficienza con mezzi alimentati a metano/biometano. Gli interventi consentirebbero di risolvere, sulla base dei criteri di promozione dell’economia circolare, anche diversi aspetti legati alla gestione delle deiezioni animali, in particolare nelle Zone Vulnerabili ai Nitrati.
L’altro progetto in questo contesto riguarda la realizzazione di un Parco AgriSolare, mettendo a valore i tetti degli edifici produttivi agricoli distribuiti su tutto il territorio nazionale e favorendo parallelamente il loro efficientamento energetico (es. coibentazione), anche nell’ottica del miglioramento del benessere animale. Dal punto di vista micro-economico, la realizzazione del Parco AgriSolare Italia consentirebbe di migliorare la competitività delle aziende agricole, riducendo i costi di approvvigionamento energetico, che complessivamente rappresentano oltre il 20% dei costi variabili; dal punto di vista macro-economico, il progetto contribuirebbe alla decarbonizzazione del sistema energetico del Paese.
Il terzo macro-obiettivo riguarda il:
3. Miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione dal dissesto idrogeologico
In questo ambito, una proposta progettuale si basa sull’esperienza maturata con l’attuazione del primo Piano Invasi, coordinato dal MIT, con l’obiettivo di realizzare il Piano di azione nazionale per aumentare la resilienza dell’agroecosistema irriguo. La proposta mira ad integrare gli investimenti in corso e in programmazione ad opera di altri Ministeri sulle grandi reti di accumulo e distribuzione delle acque, con interventi di manutenzione sul reticolo minore di scolo e di efficientamento della gestione irrigua.
L’altro progetto riguarda, invece, la gestione forestale sostenibile, volto a sviluppare una filiera foresta-legno-energia attraverso l’incentivazione dell’utilizzo a cascata della materia prima “legno nazionale”, con la creazione di reti di impresa forestali (che notoriamente non sono finanziabili con la PAC), a fianco dell’attività di rimboschimento e miglioramento dei boschi esistenti.
A questi tre macro-obiettivi se ne aggiunge un quarto rivolto al rafforzamento della resilienza e vitalità dei territori rurali, a fronte del quale – come accennato poco fa – va letto il lavoro fatto con altri Ministeri sui borghi rurali e sulla banda larga in tutte le aree, comprese quelle a fallimento di mercato.
Questo, in sintesi è il quadro delle proposte progettuali presentate nel corso dei lavori avviati alla fine di luglio.
In questa fase, inoltre, ho dato mandato agli uffici di avviare un lavoro di armonizzazione di alcune proposte con quelle di altri Ministeri.
Mi riferisco, in particolare:
– al coordinamento con il MIT e il MATTM su proposte volte ad aumentare la resilienza dell’agroecosistema irriguo agli eventi climatici estremi, quali dissesto e siccità;
– alla condivisione con il MISE della proposta volta alla realizzazione di impianti per la produzione di biometano;
– allo sviluppo di sinergie con il MATTM sulla realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti delle strutture produttive agricole e zootecniche, sfruttando edifici esistenti (che verrebbero rinnovati) e senza causare consumo di suolo.
Nei prossimi giorni avvieremo le consultazioni con i diversi portatori di interesse ed affineremo le varie proposte, alla luce delle ulteriori linee guida della Commissione europea divulgate nella giornata di ieri.
Passo ora a evidenziare alcuni aspetti delle linee guida per la redazione del Piano.
Il documento sottoposto al parere del Parlamento deve essere necessariamente affinato, in quanto occorre garantire maggiore coerenza con le altre politiche che verranno decise nei prossimi mesi, in particolare attraverso i fondi strutturali, il futuro Fondo sviluppo e coesione ed il Piano nazionale di riforma che, come il PNRR, dovrà essere presentato alla Commissione europea.
Sui criteri di scelta permangono infatti alcuni dubbi di fondo, in particolare sul significato del principio generale di esclusione dei “progetti che possono essere finanziabili integralmente tramite altri fondi UE e QFP 2021 – 2027”.
In linea di principio, tutte le proposte del PNRR possono essere finanziate con fondi UE.
A mio avviso, andrebbe precisato che sono da escludere i progetti che possono beneficiare di fondi UE, nella misura in cui questi sono già previsti da misure inserite in programmi nazionali.
Sui tempi di esecuzione è necessario essere molto più precisi. Nel PNRR non si possono inserire proposte non ben definite o con livelli di progettazione non adeguata. Il PNRR dovrà contenere solo proposte realizzabili in tempi certi.
Per quanto concerne le opere pubbliche, è necessario prevedere solo progetti almeno definitivi, con priorità agli esecutivi, vale a dire progetti che hanno ricevuto tutti i pareri previsti e sono pronti a partire, altrimenti il rischio di perdere risorse è altissimo.
Questo discorso vale soprattutto per i cosiddetti “progetti storici”! Non si può rischiare di perdere questi fondi.
Per quanto concerne il consumo di suolo, non mi accontenterei di un criterio che preveda un “basso consumo di suolo”, in quanto difficilmente determinabile. Cosa vuol dire “basso”, chi lo determina?
A mio avviso, gli investimenti del PNRR non devono prevedere ulteriore consumo di suolo.
Tra i criteri di selezione, occorre sottolineare una priorità fondamentale che è stata aggiunta – su mia richiesta – nell’ultima versione delle linee guida!
Vale a dire progetti che, oltre ad essere allineati agli obiettivi europei, comportino investimenti in mezzi e tecnologie italiane, che sono gli unici in grado di incrementare il reddito e l’occupazione in modo duraturo, a vantaggio anche dei settori a monte e a valle di quello direttamente beneficiario dell’intervento.
E’ chiaro, si tratta di un criterio non facilmente esplicitabile.
Faccio però un esempio, se scelgo di investire nel settore della meccanizzazione in agricoltura, per agevolare la transizione verde, sostenere l’agricoltura di precisione e migliorare la sostenibilità dei processi produttivi, so già che almeno l’85% della spesa andrà a beneficio dell’industria meccanica italiana.
In questo senso, a mio avviso, va interpretato l’obiettivo dell’impatto duraturo sul reddito e sull’occupazione!
Un discorso a parte va fatto sulle risorse disponibili e sulla interazione tra PNRR e risorse ordinarie.
La mia grande preoccupazione è dovuta al fatto che il sistema Paese non riesca a spendere i fondi disponibili nei tempi assegnati. Tra l’altro, non credo si possa contare su proroghe rispetto ai tempi previsti, tenuto conto dell’attenzione dedicata a questo capitolo dai Paesi cosiddetti “frugali”, con i quali lo scontro al Vertice europeo del 21 luglio scorso è stato molto aspro.
Ritengo quindi necessario prevedere una programmazione delle risorse ordinarie dei prossimi anni in “overbooking” rispetto al PNRR, in modo da disporre di “progetti sponda”, nel caso alcuni di quelli finanziati con il PNRR, per qualche ragione, non dovessero andare a buon fine.
Chiudo su due aspetti che ritengo altrettanto fondamentali.
Il rinnovamento della Pubblica Amministrazione, in termini di personale, competenze e strutture. Si tratta di un aspetto determinante, senza il quale non si può pensare di affrontare una programmazione di questa portata.
Da ultimo, la questione aree interne, che il documento sottoposto all’attenzione del Parlamento non affronta in modo organico.
La pandemia ha amplificato un problema che il Paese aveva già, evidenziato dalla incapacità di invertire il fenomeno dello spopolamento e dell’impoverimento delle aree interne, che prosegue inesorabilmente da oltre mezzo secolo.
L’occasione offerta dal Recovery non può essere sprecata. Quando si parla di sanità, educazione, trasporti, comunicazioni e servizi, dobbiamo pensare che la parte del Paese oggi più fragile può e deve poter offrire nuove opportunità di vita e di lavoro ai cittadini.
Non possiamo continuare a lamentarci delle calamità naturali e dei conseguenti fenomeni di dissesto idrogeologico che regolarmente colpiscono vaste aree del nostro Paese se, al momento di programmare investimenti strategici come quelli del Recovery, non facciamo altro che spingere i cittadini verso le aree più densamente popolate, perché quelle rurali non sono dotate dei più elementari servizi, come ospedali, infrastrutture viarie, scuole e connettività all’altezza delle sfide future.
L’agricoltura, attraverso i Programmi regionali di sviluppo rurale, farà sicuramente la sua parte. Penso, in particolare, a nuove possibilità imprenditoriali e di lavoro per giovani e donne, che proprio su questi territori potrebbero valorizzare moderne iniziative di sviluppo, modelli di impresa sostenibile nel settore agricolo e zootecnico, rispettosi dell’ambiente e basati sull’economia circolare e sulla bioeconomia.
Occorre però che questi obiettivi siano condivisi a livello generale, e in questo senso mi aspetto un segnale deciso dal Parlamento, altrimenti non è possibile creare alcuna condizione per lo sviluppo di questi territori.
Grazie
Fonte Mipaaf
AGRICOLTURA E IMPRENDITORIA FEMMINILE
E’ stato pubblicato il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 9 luglio 2020, recante le misure a favore dell’imprenditoria femminile in agricoltura avente come fine lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e sono stati definiti i criteri e le modalità per la concessione di mutui a tasso zero in favore di iniziative finalizzate allo sviluppo o al consolidamento di aziende agricole da queste.
Per l’attuazione di quanto sopra il Ministero stipulerà con ISMEA una convenzione che porterà, una volta predisposti e definiti i criteri applicativi, ad uno schema per le attività di istruttoria, concessione ed erogazione delle agevolazioni e al costante monitoraggio e controllo previste in decreto.
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DECRETO SEMPLIFICAZIONI
La legge di conversione del D.L. Rilancio (L. 77/2020) pubblicata in G.U. n. 180 del 18-07-2020 prevede che fino al 31 ottobre il giudice può disporre che, al posto di quanto previsto in udienza, il giuramento del CTU possa essere reso da dichiarazione sottoscritta con firma digitale da depositare nel fascicolo telematico.
L’art. 221 prevede una serie di altre previsioni riguardanti il deposito telematico e da la facoltà al Giudice di non effettuare le udienze civili ed autorizzare lo scambio e il deposito telematico di note scritte delle istanze e conclusioni e la adozione fuori udienza del provvedimento del giudice.
Il documento è stato inviato agli Associati
DECRETO SEMPLIFICAZIONI
Il DECRETO-LEGGE 16 luglio 2020 , n. 76 recante “ Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” tra gli altri obblighi, all’art.37, prevede la Posta Elettronica Centrificata ( PEC) e domicilio digitale obbligatori tra imprese, professionisti e Pubblica Amministrazione e quindi con l’obbligo di comunicarlo con, in difetto, diffida ad adempiere e in ulteriore mancanza altrimenti :
Art.37
…… omissis …….
e) il comma 7-bis è sostituito dal seguente: “7-bis. Il professionista che non comunica il proprio domicilio digitale all’albo o elenco di cui al comma 7 è obbligatoriamente soggetto a diffida ad adempiere, entro trenta giorni, da parte del Collegio o Ordine di appartenenza. In caso di mancata ottemperanza alla diffida, il Collegio o Ordine di appartenenza commina la sanzione della sospensione dal relativo albo o elenco fino alla comunicazione dello stesso domicilio. L’omessa pubblicazione dell’elenco riservato previsto dal comma 7, il rifiuto reiterato di comunicare alle pubbliche amministrazioni i dati previsti dal medesimo comma, ovvero la reiterata inadempienza dell’obbligo di comunicare all’indice di cui all’articolo 6– bis del decreto-legislativo 7 marzo 2005, n. 82 l’elenco dei domicili digitali ed il loro aggiornamento a norma dell’articolo 6 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 19 marzo 2013, costituiscono motivo di scioglimento e di commissariamento del collegio o dell’ordine inadempiente ad opera del Ministero vigilante sui medesimi.”;
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STATI GENERALI
“E’ l’avvio di un percorso, importante e necessario perché il Paese ha bisogno di una strategia lungo cui orientare tutti i segmenti e che avrà nel confronto parlamentare uno degli epicentri di discussione e costruzione. Già nel Masterplan alcune priorità sono indicate e sono soddisfatta della centralità riconosciuta alla filiera agroalimentare e alla sua strategicità. In questo lavoro c’è un’idea di Paese, ci sono proposte utili per rendere l’Italia forte, sostenibile e moderna. Possiamo essere un’avanguardia nel mondo per come sapremo affrontare il rilancio post Covid e per la transizione ecologica”. Così la Ministra Teresa Bellanova a proposito del Masterplan “Progettiamo il rilancio”.
“Lo avevamo detto presentando le Linee programmatiche nell’ottobre scorso: Agricoltura, Foreste, Pesca e Agroalimentare al centro dell’Agenda politica e sociale del Paese”, prosegue la Ministra Bellanova, “non abbiamo dunque dovuto aspettare la drammatica emergenza – prima potentemente sanitaria adesso anche produttiva, economica e sociale – determinata dal Covid 19 per aver ben chiare la strategicità di questa filiera per il nostro Paese. Lo dicono i fatti: dalle risorse e misure presenti nella Legge di bilancio agli interventi emergenziali. Doveroso riconoscimento alla filiera della vita che anche nelle difficoltà ha sempre garantito l’approvvigionamento di cibo.
Che questo settore rappresenti una parte rilevante dell’interesse nazionale è indubbio, e così il suo essere determinante in molti degli snodi che dovremo affrontare, dal rilancio economico al futuro verde come lo stesso Masterplan restituisce.
Una filiera determinante, lo voglio ribadire, cruciale in termini produttivi ed economici, corrispondendo al 14 per cento del Prodotto Interno Lordo. E in termini di sovranità, qualità e sicurezza alimentare, tutela e salvaguardia del territorio, del paesaggio, e di risorse preziosissime come suolo, acqua e aria.
La Strategia Nazionale per il Sistema Agricolo, Agroalimentare, Forestale, della Pesca e dell’Acquacoltura, presentata al Governo e ripresa nel Masterplan, guarda al futuro del settore e del Paese. La illustreremo nelle sue linee essenziali nei prossimi giorni, convinti che da qui passa davvero la strada per lo sviluppo dell’economia circolare e di un nuovo modello di società. Dove inclusione, competizione e cooperazione possano essere parole di pratica quotidiana”.
ANCORA DISCRIMINAZIONI
Essere libero professionista iscritto in una delle Casse pensionistiche private significa subire continuamente discriminazioni da chi non ci considera (almeno) uguali agli altri professionisti e/o cittadini.
Hanno cominciato con l’importo di € 600,00 che, oltre ad essere assolutamente irrisorio , e a livello di elemosina, è addirittura al di sotto del reddito di cittadinanza, pagato dallo Stato a chi non fa niente e che è alla ricerca di qualcosa da fare. Basta essere cittadini italiani ma non liberi professionisti che invece, come è noto, corrono tutto il giorno.
Inizia l’umiliazione che oggi prosegue perché i liberi professionisti hanno avuto diritto ai € 600,00 per aprile e maggio ma non quello aumentato a € 1000,00 che percepiranno i professionisti e gli autonomi iscritti all’INPS nel mese di maggio così come non è consentito ai liberi professionisti iscritti alle casse private di poter accedere ai contributi a fondo perduto previsti per gli aderenti all’INPS.
Il c.d. Decreto di rilancio deve, comunque, avere ancora un passaggio parlamentare nel quale è ancora possibile che l’art.25 possa essere modificato. E su questo ci concenteremo.
Andrea Bottaro
La documentazione è stata inviata agli Associati
PROFESSIONALMENTE IMPORTANTE – Processo Tributario – Elenco nazionale dei soggetti abilitati alla difesa del contribuente innanzi alle Commissioni Tributarie – articolo 12 del decreto legislativo 31 dicembre 1992 n. 546 e decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 5 agosto 2019 n. 106.
PROFESSIONISTI KO
Il Decreto “Cura Italia” di cui al DECRETO-LEGGE 17 marzo 2020, n. 18 recante “ Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. “, non contento della disparità di trattamento già operata dall’art.16 del DL 9/2020 tra i lavoratori autonomi assoggettati alla Gestione separata INPS e quelli iscritti alle Casse di Previdenza privatizzate, ha proprio ignorato i liberi professionisti iscritti alle casse di previdenza private, e ricordati sporadicamente solo all’art.23 recante Art. 23 (Congedo e indennità per i lavoratori dipendenti del settore privato, i lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all’art. 2, comma 26 della legge 8 agosto 1995, n. 335, e i lavoratori autonomi, per emergenza COVID -19) , co.9 di riferimento al co.8 che così recitano:
“8. A decorrere dall’entrata in vigore della presente disposizione, in alternativa alla prestazione di cui ai commi 1, 3 e 5 e per i medesimi lavoratori beneficiari, è prevista la possibilità di scegliere la corresponsione di un bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting nel limite massimo complessivo di 600 euro, da utilizzare per prestazioni effettuate nel periodo di cui al comma 1. Il bonus viene erogato mediante il libretto famiglia di cui all’articolo 54-bis, legge 24 aprile 2017, n. 50.
9. Il bonus di cui al comma 8 è altresì riconosciuto ai lavoratori autonomi non iscritti all’INPS, subordinatamente alla comunicazione da parte delle rispettive casse previdenziali del numero dei beneficiari. “
Ma anche l’art. 44 Art. 44 recante “ (Istituzione del Fondo per il reddito di ultima istanza a favore dei lavoratori danneggiati dal virus COVID-19) potrebbe riguardare i liberi professionisti perché recita che :
1. Al fine di garantire misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID 19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro rapporto di lavoro è istituito, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo denominato “Fondo per il reddito di ultima istanza” volto a garantire il riconoscimento ai medesimi soggetti di cui al presente comma, di una indennità, nel limite di spesa 300 milioni di euro per l’anno 2020.
2. Con uno o più decreti del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, sono definiti i criteri di priorità e le modalità di attribuzione dell’indennità di cui al comma 1, nonchè la eventuale quota del limite di spesa di cui al comma 1 da destinare, in via eccezionale, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica, al sostegno del reddito dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria di cui ai decreti legislativi 30 giugno 1994, n. 509 e 10 febbraio 1996, n. 103.
3. Alla copertura degli oneri previsti dal presente articolo si provvede ai sensi dell’articolo 126.
Qualche considerazione è d’obbigo e, al di la dell’importo di € 600, elemosina che non basta nemmeno per l’affitto e le bollette, ho trovato offensivo il fatto della noncuranza con cui vengono trattati oltre 2 milioni di professionisti non iscritti all’INPS che, pare non esistano o che sono ritenuti così marginali nell’ambito della economia nazionale da essere oggetto di “eventuale quota del limite di spesa di cui al comma 1 da destinare, in via eccezionale………” termini questi da risultare oltraggiosi per quanti sono quotidianamente impegnati a risolvere problemi sociali ma forse non sono supportati da sindacati di categoria sufficientemente autorevoli a livello governativo.
Nel frattempo, per noi professionisti non iscritti all’ INPS, però si sono attivate le Casse di Previdenza Architetti, Ingegneri (con una variazione è stata apportata una variazione “al Bilancio di previsione 2020 una variazione di 100 milioni di euro, destinando una quota corrispondente dell’avanzo economico alla voce B.7.a.2 “Prestazioni Assistenziali” a favore degli iscritti), Geometri e Periti Industriali hanno sospeso tutti i pagamenti mentre i Geologi hanno differito al post-codiv le attività di recupero coattivo di crediti pregressi.
Insomma hanno fatto del loro meglio; l’Enpaia ancora non ha comunicato ancora nulla delle sue intenzioni in proposito.
Ma ci sono altre occasioni positive quali:
1.Fondo centrale di garanzia PMI anche per i professionisti la cui attività d’impresa è stata danneggiata dall’emergenza COVID-19.
2.Fondo mutui “prima casa” o “Fondo Gasparrini” anche per i professionisti che autocertifichino di aver registrato, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 un calo del fatturato, superiore al 33% del fatturato dell’ultimo trimestre 2019 in conseguenza della chiusura o della restrizione della propria attività per l’emergenza coronavirus.
3.Sospensione termini adempimenti dei versamenti fiscali e contributivi da autoliquidazione che scadono tra l’8 marzo 2020 e il 31 marzo 2020 relativi a:
a) ritenute alla fonte di cui agli articoli 23 e 24 del dPR 600/1973 e trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, che essi operano in qualità di sostituti d’imposta;
b) imposta sul valore aggiunto;
c) contributi previdenziali e assistenziali e premi per l’assicurazione obbligatoria.
Vero è che la speranza è l’ultima a morire ma è certo che oggi, dopo il codiv-19 e a seguito della disattenzione del Governo, nell’attesa delle misure necessarie a far fronte ai mancati redditi a causa dell’emergenza sanitaria, versa in brutte condizioni.
Domani riprenderemo i colloqui con i nostri Parlamentari di riferimento per continuare la protesta e riparleremo anche di equo compenso .
Andrea Bottaro
P.S. ULTIMA ORA : Il nuovo decreto del 22 marzo, non ancora in GU ma di seguito pubblicato, consente ai Periti Agrari liberi professionisti dotati di partita IVA cod 74………. di continuare ad operare professionalmente.
DECRETO MINISTERIALE – AVIARIA
Il Ministro delle Politiche Agricole ha firmato il Decreto di attuazione e modalità di attuazione del Regolamento di esecuzione (UE) n.2019/1323 della Commissione, relativo a misure eccezionali di sostegno del mercato nei settori delle uova e delle carni di pollame in Italia.
Il documento è stato inviato agli Associati
LEGISLATURA 18ª – AULA – RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA N. 180 DEL 14/01/2020
CANDURA – Al Ministro della giustizia. – Premesso che:
tutti i collegi e gli ordini professionali, provinciali o nazionali, sono enti di diritto pubblico sotto il diretto controllo del Ministero di Giustizia;
annualmente sono tenuti a redigere un bilancio economico e a stabilire il contributo annuo che ogni iscritto è tenuto a versare per l’ordinaria gestione dell’organismo stesso. Tale contributo deve essere fissato nei limiti della normale funzionalità dell’ente (art. 26 della legge n. 434 del 1968) e non per “fare cassa”. Concetto questo ultimo più volte ribadito anche dal Consiglio di Stato;
considerato che:
il Consiglio nazionale dei periti agrari e periti agrari laureati annualmente stabilisce l’ammontare massimo annuale della tassa che un singolo iscritto deve versare al proprio Collegio provinciale, nonché la quota parte della tassa stessa che deve essere versata al Consiglio nazionale. Le proposte (delibere) del Consiglio nazionale relative alla tassa suddetta, sono vagliate dal Ministero di giustizia che, visto il bilancio annuale del Consiglio nazionale, considerata anche l’inflazione, approva o rigetta la proposta. Approvata la proposta da parte del Ministero, il Collegio nazionale lo comunica ai singoli collegi provinciali, che ne prendono atto e sono tenuti all’applicazione;
il Consiglio nazionale con proprie delibere n. 40/2017 e n. 41/2017 ha chiesto al Ministero di elevare il contributo di ogni singolo iscritto al Consiglio nazionale da euro 40 a euro 130 per coloro che sono iscritti alla cassa di previdenza autonoma, da euro 40 a euro 30 per coloro che non sono iscritti alla cassa di previdenza autonoma;
la legge n. 434 del 1968, istitutiva della libera professione di perito agrario, non prevede l’imposizione di una tassa di iscrizione annua differenziata, bensì unica per tutti gli iscritti al Collegio, esercenti o non esercenti la libera professione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno agire per l’annullamento delle delibere n. 40 e 41 del 2017 del Consiglio nazionale per quello che l’interrogante considera una manifesta violazione della legge n. 434 del 1968 e per la mancanza di giustificazione dell’eccezionale aumento della tassazione. (4-02698)
159ª SEDUTA PUBBLICA MARTEDÌ 29 OTTOBRE 2019
BINETTI – Al Ministro della giustizia. – Premesso che:
il Consiglio del collegio nazionale dei periti agrari (CNPA), ad avvi- so dell’interrogante andando oltre i poteri conferitigli dall’articolo 26 della legge n. 434 del 1968, recante “Ordinamento della professione di perito agrario”, nella seduta di Consiglio tenutasi il 17 luglio 2019, con delibera n.
11, ha disposto la soppressione dell’elenco speciale, sancito all’articolo 4 della legge sull'”Esercizio della libera professione Elenco dei non esercenti”, pubblicato il 2 agosto 2019;
il CNPA ha rilevato la necessità di adeguamento all’art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, ma i consiglieri na- zionali e i collegi provinciali hanno reagito con proprie note di protesta in quanto dalla lettura dell’art. 4 non possono esservi riscontrate quelle richia- mate in decreto del Presidente della Repubblica n. 137 del 2012 che, al comma 3, stabilisce: “Non sono ammesse limitazioni, in qualsiasi forma, anche attraverso previsioni deontologiche, del numero di persone titolate a esercitare la professione, con attività anche abituale e prevalente, su tutto o parte del territorio dello Stato, salve deroghe espresse fondate su ragioni di pubblico interesse, quale la tutela della salute. È fatta salva l’applicazione delle disposizioni sull’esercizio delle funzioni notarili”;
non appare chiaro come la delibera del Consiglio nazionale di un or- dine possa modificare una legge;
i consiglieri nazionali e dei collegi territoriali, protestano anche con- tro il “decreto presidenziale n. 1/2018”, motu proprio del 27 febbraio 2018 del presidente pro tempore dei periti agrari, Mario Braga, che contrasta con la legge n. 434 del 1968, prorogando i termini dello svolgimento delle as- semblee territoriali per l’approvazione dei conti che, secondo la legge n. 434 del 1968, all’art.17, devono tenersi obbligatoriamente nel mese di marzo di ogni anno;
le note dei consiglieri nazionali e dei collegi territoriali inviate al Ministero per segnalare anche altre gravi irregolarità, sono rimaste al mo- mento senza riscontro; ad esempio il presidente pro tempore Mario Braga, insieme ad una parte del Consiglio nazionale, venuto a conoscenza di possi- bile incompatibilità tra l’ente e un collaboratore esterno non ha messo in atto comportamenti rispondenti a criteri di netta separazione tra interessi propri e quelli dell’ente;
il Ministero, nonostante le numerose segnalazioni ricevute, ha trala- sciato di verificare e vigilare sull’operato del collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati, così come prevede il compito istituzionale di vigilanza attribuitogli dalla legge n. 434 del 1968, e soprattutto non ha considerato le richieste e le memorie depositate in proposito dai richiedenti,
si chiede di sapere:
per quale motivo, il Ministro in indirizzo non abbia assunto iniziative legate all’esercizio delle proprie prerogative di vigilanza sul CNPA, né alcun provvedimento di commissariamento del CNPA;
se il Ministro, quale ente preposto all’alta vigilanza ed al controllo sugli ordini professionali, non ritenga opportuno intraprendere adeguate e necessarie procedure di verifica sull’operato del Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati, anche al fine di accertare la liceità di quan- to segnalato;
se intenda adottare idonei provvedimenti e attivare le conseguenti azioni disciplinari, finalizzate a ricondurre la gestione della categoria a quei principi deontologici di imparzialità, dignità e decoro che le si addicono. (4-02387).
Un sentito GRAZIE all’on. Massimo CANDURA e alla Sen.ce Paola Binetti che con le loro interrogazioni contribuiscono ad ottenere chiarimenti fondamentali rispetto alle norme di Legge ordinamentali.
LEGGE BILANCIO 2020:
La legge di bilancio 2020 appena approvata definitivamente e pubblicata in Gazzetta Ufficiale (tutto l’iter di predisposizione e di approvazione è già stato inviato agli Associati) prevede variazioni al sistema vigente con alcune delle novità di seguito riportate:
PER IL PROFESSIONISTA
– spostamento al 30 settembre del termine di presentazione del modello di dichiarazione dei redditi 730 ;
– modifiche alla fattura elettronica, prevedendo il versamento dell’imposta di bollo semestrale se di importo inferiore a 1.000 euro annui;
– stretta sulla responsabilità per reati tributari e la possibilità di utilizzare il ravvedimento operoso per tutti i tributi;
– modifica della disciplina del Piano di Risparmio a Lungo termine previsto per gli enti di previdenza obbligatoria e le forme di previdenza complementare;
– modifiche alla dichiarazione IVA precompilata da parte dell’Agenzia delle Entrate e alle scadenze dell’esterometro .
– per chi accetta i pagamenti con mezzi elettronici (POS) è consentita la possibilità di non trasmettere i dati dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate in quanto sarà attività propria delle società di gestione delle carte di debito e di credito o bancomat ;
– ai fini della proroga dell’agevolazione c.d. “Sabatini – ter” viene prevista un’integrazione all’autorizzazione di spesa per il periodo 2020 – 2025.
AGEVOLAZIONI AGRICOLTURA
agevolazioni per l’agricoltura sia nuove che provenienti dagli anni precedenti, sinteticamente riportate, e che necessitano di approfondita lettura del testo che sono :
Esonero contributivo under 40 : (già previsa dalla legge di bilancio 2018) prevede l’esonero dal versamento contributivo a favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, con età minore di quarant’anni.
Fondo per gli investimenti innovativi delle imprese agricole :- E’ istituito per il 2020 un Fondo di € 5.000.000 a favore degli investimenti in innovazione nel settore agricolo quali beni strumentali nuovi e di software.
Proroga esenzione IRPEF redditi dominicali e agrari: viene confermata l’esenzione IRPEF dei redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola che torneranno nel 2021 a concorrere, in misura del 50%, alla formazione della base imponibile ai fini IRPEF.
Determinazione reddito degli imprenditori agricoli florovivaistici: viene previsto un nuovo metodo di determinazione reddito d’impresa distinto nei limiti del 10 e del 5% per cento del volume di affari a seconda della provenienza del materiale da commercializzare.
Sono poi previste altre forme di incentivazione per le attività nel settore biologico e per l’imprenditoria femminile.
IL DECRETO LEGGE FISCALE
La Camera ha approvato, il testo di un decreto Fiscale recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.” che è stato trasmesso al Senato il 6 dicembre 2019 ( atto inviato agli Associati) con le modifiche e novità rispetto al testo originario tra le quali , che possono interessare le professioni :
– la stretta sulle compensazioni indebite per le quali sono previste sanzioni in percentuale dell’importo;
– ampliato il ravvedimento operoso in versione “estesa” a tutti i tributi;
– slitta al 1° luglio 2020 l’entrata in vigore della mancanza di sanzioni per i professionisti che non accettano i pagamenti elettronici.
LE LINEE PROGRAMMATICHE PRESENTATE IL 09.10.2019 ALLE COMMISSIONI AGRICOLTURA DI CAMERA E SENATO
Signori Presidenti, stimati Colleghi e Colleghe
Vi ringrazio per la possibilità di condividere con voi le priorità e le linee programmatiche dell’azione che il Ministero porterà avanti nel corso del nostro mandato. In premessa credo sia opportuno ribadire l’importanza di rimettere al centro dell’agenda politica, economica e sociale l’agricoltura. Parliamo di un settore dove l’Italia detiene alcuni primati europei, a partire dal valore aggiunto, pari a 33 miliardi di euro, che ci mette prima della Francia e della Spagna. Ai prodotti agricoli italiani spettano diversi primati nell’UE: è italiano oltre il 35% del valore commercializzato dell’UE di mele e uva, il 47% di kiwi, il 61% di nocciole sgusciate, il 35% di prodotti vivaistici.
E l’agricoltura rappresenta il cuore pulsante del sistema agroalimentare nazionale, che conta oltre 1 milione di imprese che danno lavoro a più di 1,4 milioni di persone (917 mila in agricoltura e 486 mila occupati nell’industria di trasformazione). Parliamo di circa il 14% del PIL con 219,5 miliardi di euro, compresa la ristorazione.
Le esportazioni di prodotti agroalimentari assumono un ruolo di primaria importanza negli scambi con l’estero dell’Italia: hanno raggiunto un valore di 41,8 miliardi di euro nel 2018, pari al 9% delle esportazioni totali nazionali.
Il made in Italy agroalimentare è protagonista anche nel mercato dei prodotti certificati biologici e in quello delle Indicazioni geografiche, dove vantiamo il primato mondiale dei riconoscimenti, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’origine.
Dobbiamo essere consapevoli di questi punti di forza, anche per essere all’altezza delle aspettative di imprese e cittadini. La nostra azione di Governo intende valorizzare e far conoscere di più e meglio il potenziale del settore, affrontando anche le tante aree da migliorare.
Penso ad esempio al calo delle redditività a causa del notevole differenziale di crescita tra i prezzi dei prodotti ed i costi di produzione. Penso ai forti squilibri strutturali che penalizzano la componente produttiva e i consumatori. Su 100 euro spesi dal consumatore per prodotti agricoli trasformati appena 3,3 euro sono destinati alla componente produttiva a vantaggio di commercio, logistica e grande distribuzione.
Penso allo scarso livello di aggregazione dell’offerta: il sistema delle Organizzazioni di produttori ha un ruolo solo nel settore ortofrutticolo spinto dall’OCM, dove comunque, ancora copre circa la metà del valore della produzione ortofrutticola totale.
Sebbene sia in crescita l’interesse dei giovani verso l’agricoltura, testimoniato anche dall’aumento del numero di imprese «giovanili» e dall’aumento delle immatricolazioni alle facoltà di agraria, l’agricoltura italiana soffre particolarmente del fenomeno della senilizzazione: solo l’8% delle aziende agricole ha un capo azienda under 40, per ogni giovane imprenditore ce ne sono 5 anziani.
Ho voluto sottolineare questi dati per condividere con voi la necessità di uscire da una logica emergenziale per agire con una visione progettuale di lungo periodo. L’Italia ha bisogno di una nuova strategia agricola da scrivere insieme.
La crisi climatica in atto merita risposte urgenti e una transizione economica e sociale che va affrontata con strumenti rinnovati. Anche in agricoltura.
Allo stesso modo la crisi del sistema delle relazioni commerciali internazionali ci mette davanti a nuovi pericoli. Proprio in questi giorni i dazi dell’Amministrazione Usa mettono in grave difficoltà molte filiere di produzione dei nostri territori, totalmente incolpevoli. Ho chiesto alla Commissione europea di prevedere fin da subito un fondo per gli interventi di compensazione, per salvaguardare le imprese eventualmente colpite. Abbiamo già pagato 1 miliardo di euro per gli effetti dell’embargo russo e il pericolo della Brexit accresce l’incertezza. Non possiamo aspettare che le aziende chiudano per garantire una protezione.
Davanti allo scenario delineato, ho ritenuto necessario stilare una serie di priorità e obiettivi concreti per l’azione di Governo.
1) Rafforzare la competitività delle imprese garantendo l’invarianza fiscale, rilanciando gli investimenti, favorendo la digitalizzazione e la propensione all’export ed eliminando le barriere di accesso ai fattori terra, credito e capitali in particolare in favore dei giovani e delle donne.
2) Promuovere e valorizzare il Made in Italy nel mondo e impedire i fenomeni che minacciano il valore e la reputazione dei prodotti italiani.
3) Garantire trasparenza ai cittadini sulla qualità e provenienza di alimenti e materie prime utilizzate.
4) Contrastare le posizioni dominanti nella filiera e assicurare una più equa distribuzione dei margini.
5) Assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori con la piena applicazione della normativa sul caporalato.
6) Arginare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni e rafforzare gli strumenti a tutela dei redditi degli agricoltori, valorizzando il ruolo attivo dell’agricoltura nella salvaguardia dell’ambiente e nella prevenzione del dissesto idrogeologico.
7) Favorire processi di innovazione sostenibile, di riduzione degli sprechi alimentari e una più oculata gestione delle risorse naturali anche attraverso lo sviluppo dell’agricoltura di precisione.
8) Accelerare azioni organiche per la difesa del suolo agricolo, per la permanenza dell’agricoltura nelle zone montane e per la conservazione e valorizzazione del patrimonio paesaggistico agricolo e forestale.
9) Favorire l’inclusione attraverso la valorizzazione dell’agricoltura sociale.
10) Tutelare il reddito dei pescatori e garantire lo sviluppo di un’economia sostenibile del mare attraverso la salvaguardia delle specie marine.
Metodo di lavoro
Per riuscire a rendere concreti gli impegni elencati, credo sia necessario partire da un metodo di lavoro condiviso. Credo in una stretta collaborazione con il Parlamento per dare prospettiva all’attività quotidiana di agricoltori, pescatori, allevatori, produttori di cibo e vini di qualità italiani. Sono convinta che davanti alle necessità di questo settore non ci siano colori politici, ci sono soluzioni da mettere in campo. Costruirle insieme è la sfida che ci aspetta nei prossimi mesi. Ci sono molte proposte di legge di fondamentale importanza da portare a compimento come quella sulle semplificazioni, la proposta sul biologico, il divieto delle aste al doppio ribasso, il contenimento del consumo di suolo, solo per citarne alcune. Dichiaro fin da ora la mia massima disponibilità e quella di tutta la struttura ministeriale. Allo stesso modo ho già incontrato gli assessori regionali per costruire un rapporto nuovo con le Regioni.
Il Piano strategico nazionale, che rappresenta uno dei tratti caratterizzanti della proposta di riforma della PAC post 2020, dovrà essere un’opportunità anche per le regioni. Per il nostro Paese rappresenta la possibilità di dare risposte alle diverse realtà produttive, valorizzando le differenze e allo stesso tempo tenendo alta l’ambizione di costruire politiche di lungo respiro per il settore primario.
È mia intenzione dare vita al Ministero a una Consulta permanente per la crisi climatica e le priorità agricole, per costruire insieme il piano strategico nazionale, coinvolgendo anche Enti, Università, imprenditori, organizzazioni agricole e industriali, sindacati, parlamento, regioni, cittadini, in un processo partecipativo di scrittura del futuro agricolo, alimentare e ambientale del Paese. Il nostro faro sono gli Obiettivi sostenibili dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, all’interno dei quali l’Italia e la sua agricoltura devono ritrovare un ruolo guida.
La nuova Pac post 2020
Allo stesso modo ritengo fondamentale il lavoro in ambito europeo, per riaffermare il ruolo e il modello di agricoltura italiano, soprattutto in vista della riforma delle Politica Agricola Comune e nella definizione degli accordi commerciali.
Partiamo da un elemento chiave: i fondi europei per la PAC 2020 non devono prevedere tagli. Si tratta di una delle sfide fondamentali per lo sviluppo e il futuro del settore. È necessario:
– Assicurare al settore agricolo e agroalimentare le risorse comunitarie necessarie per attuare politiche volte al rafforzamento della competitività del Made in Italy, al miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi e proprio al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibili dell’Agenda 2030.
– Migliorare l’attuale proposta di riforma della PAC post 2020 in modo da salvaguardare il ruolo delle Regioni nella programmazione e gestione delle politiche, in particolare dello sviluppo rurale.
– Negoziare a livello UE politiche volte al rafgorzamento del sostegno al reddito delle imprese agricole, in particolare a carico dei settori produttivi più rilevanti per il Made in Italy, rivedendo ed estendendo il modello delle Organizzazioni Comuni di Mercato.
– Riorientare il sostegno della PAC in modo da privilegiare i settori più strategici ed evitare lo spopolamento delle aree rurali.
– Tutelare tutto il Made in Italy e garantire trasparenze e reciprocità negli accordi commerciali.
Su tutti questi punti il dialogo con voi sarà costante per aggiornarvi sull’avanzamento delle trattative e per verificare i progressi del negoziato, così come condividere i miglioramenti da apportare ad alcuni accordi per una più forte salvaguardia del Made in Italy.
Ora vorrei passare rapidamente in rassegna i punti chiave che ho elencato poco fa per approfondire gli obiettivi con alcune prime indicazioni di lavoro.
1) Rafforzare la competitività delle imprese
La nostra priorità assoluta è tutelare il reddito degli agricoltori. La via primaria è garantire competitività alle imprese, a partire dall’utilizzo della leva fiscale. Anche in questa sede voglio ribadire che, come concordato con il Ministro dell’Economia Gualtieri, è escluso un taglio delle agevolazioni per il gasolio agricolo. La missione complessiva del governo è quella di garantire una diminuzione della pressione fiscale e in questo contesto credo vada assicurata attenzione alle esigenze del comparto agricolo.
Allo stesso tempo lavoriamo per il rilancio degli investimenti attraverso il potenziamento dei contratti di filiera e di distretto, individuando nuove forme incentivanti per la digitalizzazione, l’export e l’e-commerce. Abbiamo bisogno di rendere più forti, equi e stabili i rapporti tra agricoltori e trasformatori, consentendo così al Made in Italy di crescere dal campo fino alla tavola del consumatore. In questa chiave utilizzeremo anche uno strumento di progettazione territoriale come i distretti del cibo, sul quale siamo pronti a dare seguito alla fase attuativa. È mia intenzione convocare con costanza a livello politico e tecnico tavoli per singola filiera, che possano diventare luogo dove affrontare le urgenze dei vari settori produttivi ed elaborare proposte operative. Abbiamo già avviato le prime riunioni e proseguiremo nelle prossime settimane con incontri dedicati alla filiera zootecnica, all’olio, al vino, al grano, al riso, agli agrumi e all’ortofrutta e via via su tutti i comparti, compreso quello ippico. Vogliamo lavorare per anticipare l’insorgere di problemi e pianificare gli interventi necessari.
Ovviamente seguiremo da vicino tutte le emergenze. In questa prima fase di Governo abbiamo portato avanti i lavori per il Piano di rigenerazione olivicola dell’area colpita da Xylella e per le azioni di contenimento dell’avanzata del batterio, stiamo confrontandoci con le regioni del Nord sul grave problema dei danni provocati dalla cimice asiatica. Sarò in Sardegna la prossima settimana per un tavolo sulla questione del latte ovino. Sono convinta però che sia davvero urgente uscire dalla logica delle emergenze e lavorare sulla costruzione di un progetto agricolo sostenibile sotto tutti i profili.
Intendo caratterizzare la mia azione da Ministro, poi, su due fronti: giovani e donne. Da un lato lavoreremo su tutti gli strumenti a disposizione per favorire il ricambio generazionale e sostenere gli investimenti da parte dei giovani, a partire dalle misure del subentro in agricoltura. Puntiamo a un incremento del credito e dei capitali per investimenti attraverso gli strumenti ISMEA, così come vogliamo rendere più accessibile la terra.
Con gli stessi obiettivi intendiamo sostenere l’imprenditoria femminile, che oggi rappresenta il 30% circa dell’agricoltura nazionale. Possiamo e dobbiamo incrementare il numero di donne alla guida di aziende agricole e sostenere meglio chi già ha intrapreso questo percorso.
Vorrei infine fare un passaggio sulla possibilità di realizzare un piano di interventi per le infrastrutture logistiche per i prodotti alimentari, in accordo con Ministero dei trasporti e Ministero del Sud. Si tratta di una sfida non più rinviabile. Senza logistica non possiamo pensare di competere. Nessuno ha la bacchetta magica e per questo credo serva l’impegno di tutte le forze, nazionali e locali, in una prospettiva di lungo periodo che ponga basi solide per consentire alle nostre merci di viaggiare lontano e in modo sostenibile.
2) Promuovere e Valorizzare il Made in Italy
100 miliardi di euro. È questo il valore stimato del giro d’affari del falso Made in Italy agroalimentare a fronte dei circa 42 miliardi di euro di valore dell’export di quello autentico. Quello che subiamo ogni giorno su tanti mercati è un vero e proprio furto di identità.
Serve lo sviluppo di un’azione su più assi fondamentali.
Ho chiesto al Presidente Conte e al Ministro Di Maio un potenziamento del piano strategico per la promozione del Made in Italy agroalimentare: dobbiamo rafforzare il coordinamento, garantire risorse adeguate e puntare sulla commercializzazione e comunicazione del prodotto di origine italiana sui mercati più importanti. Le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani sono cresciute molto, ma i mercati esteri di sbocco sono molto concentrati: la metà del valore delle esportazioni italiane viene realizzata in 5 Paesi: Germania, Francia, USA, Regno Unito e Spagna. Mancano nazioni come la Cina, il Giappone, l’India. Sulla Russia abbiamo perso posizioni che oggi sono spesso occupate da imitazioni dei nostri prodotti.
Dobbiamo cogliere al meglio anche l’occasione di Expo Dubai 2020, costruendo un ponte ideale con l’Expo di Milano del 2015 che ha rappresentato un momento di rilancio per tutto l’agroalimentare italiano.
Parliamo di un potenziale inespresso ancora importante. C’è una domanda mondiale a cui rispondere (soprattutto nei Paesi asiatici) e le nostre imprese devono poter cogliere questa opportunità. È nostro compito affiancarle con le soluzioni più adeguate e nei mercati che loro stesse ci indicheranno come aree d’interesse.
In questo quadro è opportuno puntare alla tutela del Made in Italy. A tale scopo servono strumenti per la salvaguardia anche legale delle indicazioni geografiche e il potenziamento dei consorzi di tutela. Un lavoro da affiancare ad una maggiore protezione delle Indicazioni geografiche nei trattati di libero scambio già in vigore e in quelli che l’Unione europea sta portando avanti, guardando alla salvaguardia degli interessi delle produzioni di qualità italiane. Voglio qui ricordare anche il grande lavoro fatto dall’Ispettorato repressione frodi in Europa e sul web per eliminare dal commercio il falso cibo italiano. Aver stretto accordi con le grandi piattaforme del commercio su internet consente all’Italia di garantire alle nostre denominazioni d’origine la stessa protezione contro la contraffazione prevista per i marchi privati. È un valore straordinario, che si basa proprio sulla tutela della reputazione dei siti, così come dei nostri produttori. Si parte da un principio semplice: il falso cibo è un inganno per il consumatore. Lo stesso principio vorremmo fosse applicato su tutti i mercati. È proprio di questi giorni la dichiarazione dei produttori di formaggi statunitensi che cercano di ribaltare la realtà, con l’ambizione di vendere in Europa le imitazioni di Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Asiago o mozzarella. Non succederà mai! E credo che su questo punto non troverò anche in questa sala nessuno in disaccordo.
Per affrontare i mercati consolidati e soprattutto per aprire nuove rotte è necessario anche favorire lo sviluppo di piattaforme logistico distributive all’estero per il Made in Italy. Senza snodi per le nostre eccellenze autentiche, ogni sforzo di promozione sarebbe vano in quanto non supportato dal mercato.
Valorizzare il Made in Italy, poi, significa anche sfruttare meglio l’opportunità che abbiamo quando un turista visita il nostro paese. Per questo puntiamo sullo sviluppo dell’agriturismo, dell’enoturismo e del turismo gastronomico, in coordinamento con Regioni e istituzioni competenti, per garantire maggiori fonti di reddito alle imprese e migliorare i servizi per i turisti italiani e stranieri.
3) Garantire trasparenza in etichetta
La trasparenza è un valore irrinunciabile. Oltre il 90% dei cittadini italiani ha dichiarato di voler conoscere l’origine della materia prima degli alimenti in etichetta. Per questo sul piano europeo, puntiamo all’allargamento della lista dei prodotti per i quali è previsto l’obbligo di indicazione dell’origine delle materie prime, penso ad esempio alle sperimentazioni fatte in questi anni su latte, formaggi, pasta, riso, derivati del pomodoro. Sul piano nazionale, intendiamo procedere con l’attuazione della norma sull’etichettatura obbligatoria degli alimenti individuando le categorie di prodotto coinvolte e avviando il negoziato con l’Europa, puntando sulla richiesta dei cittadini e sul legame tra qualità e origine come previsto dalle norme UE. Il Regolamento 775 del 2018 non ci soddisfa, per questo chiederemo con urgenza un incontro con la nuova Commissaria alla salute dell’Ue.
Per tutelare i cittadini ed assicurare la tracciabilità dei prodotti alimentari, poi, vogliamo favorire l’utilizzo di tecnologie avanzate, inclusa la blockchain.
4) Garantire legalità e correttezza sui mercati
Commercializzare il cibo palesemente sotto i costi medi di produzione, come sapete, è vietato. Questo fenomeno genera un disequilibrio nei rapporti di filiera che si scarica principalmente sul mancato reddito delle aziende primarie e sul possibile sfruttamento dei lavoratori agricoli.
Le priorità sono:
– Accelerare il recepimento della Direttiva europea UE 2019/633 sulle pratiche sleali, per tutelare di più e meglio il contraente debole, assicurando effettività ai controlli lungo la filiera e prevedendo il ruolo di Autorità di contrasto in capo all’Amministrazione.
– Confermare l’obbligatorietà dei contratti scritti, e l’ambito di applicazione rivolto a tutti i soggetti della filiera produttiva a prescindere dalla dimensione economica.
– Riformare il quadro penale dei reati agroalimentari, oggi fermo alle norme del codice del 1930 ed alla legge sull’igiene degli alimenti del 1962;
– Rafforzare il sistema dei controlli e delle sanzioni amministrative, in modo da renderli più rapidi, incisivi ed allo stesso tempo meno invasivi verso l’attività imprenditoriale.
Fatemi qui ringraziare le donne e gli uomini dei nostri organismi di controllo dall’ICQRF, Ispettorato centrale repressione frodi, al Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, alla Guardia Costiera – Capitanerie di porto. Siamo tra i primi al mondo per qualità e numero dei controlli proprio grazie al loro lavoro. Assicurare la legalità, contrastare le frodi, prevenire i crimini agroalimentari e ambientali sono premesse fondamentali per la credibilità del settore e la sicurezza dei cittadini.
5) Lottare contro il caporalato
Il caporalato è mafia. Come tale va combattuto per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e per salvaguardare migliaia di imprese oneste che subiscono la concorrenza sleale di chi sfrutta. Vogliamo lavorare per la piena applicazione della legge 199 del 2016, approvata senza voti contrari anche da molti di voi qui presenti oggi. Dobbiamo attuarla tanto nella parte della repressione quanto nella prevenzione del fenomeno.
Insieme alle Ministre Catalfo e Lamorgese abbiamo stabilito di attivare il Tavolo interistituzionale, che si riunirà il 16 ottobre, e adottare quanto prima il Piano nazionale triennale di contrasto e prevenzione del caporalato.
È necessario aumentare i controlli e il personale dedicato attraverso una collaborazione attiva tra Ispettorato nazionale del lavoro, Carabinieri, polizia locale per intervenire non solo nelle aziende, ma anche nell’impedire il trasporto illegale dei lavoratori.
Dobbiamo prevenire il fenomeno anche semplificando la vita delle imprese agricole, ad esempio favorendo l’utilizzo di nuove forme di intermediazione del lavoro attraverso piattaforme informatiche. Serve garantire il reperimento di manodopera legale in particolare durante i picchi stagionali, perché tante imprese oggi denunciano forti difficoltà su questo fronte.
6) Arginare gli effetti della crisi climatica
La crisi climatica è in atto. L’agricoltura è allo stesso tempo uno dei settori più esposti ai danni provocati dal riscaldamento globale e dall’altro lato uno dei possibili settori di più attivo contrasto alle emissioni di gas serra.
Come detto, l’Italia deve svolgere un ruolo guida in linea con quanto previsto dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Si intende lavorare su:
– Tutela del reddito degli agricoltori colpiti da calamità, attraverso il potenziamento del Fondo di solidarietà nazionale e con un rinnovo degli strumenti pubblici di intervento.
– Diffondere lo strumento assicurativo per proteggere le imprese.
– Valorizzare il ruolo degli agricoltori nella salvaguardia dell’ambiente, anche iniziando a misurare gli effetti positivi di sequestro del carbonio dei suoli e di altri parametri utili.
– Prevenire il dissesto idrogeologico investendo in un Piano decennale sulle infrastrutture irrigue e migliorando così la gestione di una risorsa fondamentale come l’acqua.
7) Innovazione sostenibile
Per rispondere alla crisi climatica serve anche un cambiamento radicale con investimenti sull’innovazione sostenibile. La sostenibilità deve essere basata su tre pilastri: economica, sociale e ambientale. Bisogna passare da un’economia lineare, il cui destino finale è il rifiuto o lo spreco, a una vera economia circolare. Ci sono alcune parole chiave:
– Agricoltura di precisione. È necessario sostenere i progetti di diffusione di queste tecnologie per una migliore gestione dei suoli, degli allevamenti, dell’acqua per irrigare. La tecnologia al servizio dell’ambiente.
– Ricerca. Investire nella ricerca pubblica per tutelare le colture tradizionali italiane, anche alla luce del necessario adattamento climatico.
– Biologico. Si intende valorizzare le produzioni biologiche che vedono una crescita costante degli ettari dedicati alla coltivazione ora arrivati a 2 milioni, degli operatori che raggiungono quasi le 80mila unità e dei consumi nazionali. Oltre alla legge sul biologico che ho già citato, daremo nuovo impulso alla diffusione delle mense biologiche certificate nelle scuole e priorità al rafforzamento dei controlli contro il falso bio e alle frodi, anche internazionali, che rischiano di compromettere il legame fiduciario col consumatore.
– Lotta agli sprechi alimentari. Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, con un fenomeno che solo in Italia vale 12 miliardi di euro. Bisogna rilanciare il lavoro avviato con la Legge 166 del 2016, nella riduzione del fenomeno nelle filiere produttive e di educazione delle famiglie, tenuto conto che il 50% dello spreco avviene dentro le mura di casa. Vogliamo rilanciare anche il ruolo del Ministero in materia e nelle prossime settimane è mia intenzione convocare il Tavolo di contrasto agli sprechi alimentari e di assistenza alimentare agli indigenti per un confronto con i componenti e per stabilire un cronoprogramma dei lavori.
– Energia. L’economia è davvero circolare se trasforma lo scarto in risorsa. In agricoltura significa investire nelle bioenergie, valorizzando i sottoprodotti e puntando sulle rinnovabili.
8) Difesa del suolo agricolo
Contrastare l’abbandono e la cementificazione del suolo fertile. È tempo di passare dagli impegni ai fatti. L’Italia ha bisogno di terreni da destinare alla produzione di cibo, visto che non raggiunge l’autoapprovvigionamento in molti settori. Difendere il suolo, significa coltivare futuro. Credo che approvare la legge contro il consumo di suolo sia una scelta politica non rinviabile. Se ne discute da anni è ora di metterla in pratica.
Abbiamo da valorizzare uno strumento come la Banca delle terre. Bisogna avviare con urgenza in tutto il territorio italiano un censimento delle terre abbandonate o incolte, registrarle nella Banca delle terre e farle tornare produttive dando priorità a giovani e donne che vogliano diventare imprenditori agricoli.
Le aree interne e montane devono essere al centro delle politiche del ministero, tenuto conto delle particolarità di questi territori e della necessità di contenere il fenomeno di spopolamento in atto.
Sul fronte delle foreste, in un mondo dove si bruciano milioni di ettari di boschi come accaduto in Siberia o in Amazzonia, l’Italia deve puntare a curare e valorizzare i propri boschi attraverso il Piano forestale nazionale coordinato con gli obiettivi europei del settore. La filiera bosco-legno è strategica per investire nell’economia circolare.
9) Agricoltura sociale
Ritengo la legge 141 del 2015 una conquista importante, perché per la prima volta è stata definita e valorizzata l’agricoltura sociale. C’è molto ancora da fare. È assolutamente necessario proseguire sulla strada della multifunzionalità delle imprese, enfatizzando attività come l’agriturismo o gli agriasili e agrinidi. Ma soprattutto vogliamo supportare i progetti di inclusione sociale, perché l’agricoltura possa rappresentare un’occasione per includere i soggetti più deboli, come dimostrano tantissime esperienze in giro per l’Italia che vanno rafforzate. Sarà al più presto convocato il tavolo previsto dalla norma e si valuteranno insieme i passi da compiere in questa direzione.
10) Pesca
Vogliamo tutelare gli interessi e il reddito dei pescatori italiani. Per farlo è necessario lavorare su tutti i tavoli che compongono il complesso sistema di governance di questo settore a partire dal livello europeo e in ambito FAO. È fondamentale sostenere e rafforzare gli strumenti a disposizione dell’Italia per promuovere il proprio interesse nazionale. La posizione centrale dell’Italia nel bacino del Mediterraneo va infatti ribadita, promuovendo il suo ruolo di guida e interlocutore privilegiato degli altri Paesi rivieraschi, siano essi membri UE o meno.
Nell’ambito di attuazione della Politica Comune della Pesca, l’indirizzo italiano è quello di sostenere le iniziative di salvaguardia delle risorse ittiche in maniera critica e propositiva, sempre con l’attenzione rivolta all’interesse del comparto nazionale. Ciò non solo in termini di sostenibilità ecologica, ma anche di sostenibilità economica e sociale per imprese e lavoratori, nonché di sicurezza e informazione dei consumatori.
Crediamo che puntando soprattutto sulla sicurezza delle nostre produzioni e sull’informazione ai consumatori, in un’ottica complessiva di filiera, potranno essere riconquistati spazi di mercato oggi occupati dalle importazioni dai Paesi terzi.
Devono essere utilizzate al meglio le risorse finanziarie del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), che vede impegnati assieme le Regioni e l’Amministrazione centrale che è l’autorità di gestione. Sul punto credo sia importante sottolineare il conseguimento dell’obiettivo N+3, che ha permesso all’Italia di non perdere fondi.
Conclusioni
In conclusione spero di aver potuto rendere qui un quadro il più completo possibile delle azioni che intendo portare avanti con il massimo impegno. Consentitemi due ultimi passaggi. Uno riguarda il Ministero. È mia intenzione provvedere quanto prima a completare la riforma del Dicastero per potenziare il lavoro amministrativo, avvicinare gli uffici alle imprese, valorizzare le professionalità di tantissime donne e uomini nei diversi ruoli e responsabilità. Avremo bisogno sempre di più anche di energie giovani, di un ricambio generazionale che deve riguardare anche l’Amministrazione perché possa stare al passo dell’innovazione del settore.
Un ultimo punto riguarda la semplificazione. Nessuno degli obiettivi citati si affronta senza questo. Semplificare è la prima parola che ognuno di noi ascolta da qualsiasi interlocutore del settore. Semplificare è anche una delle missioni più complicate a livello politico. Perché se l’etichetta della burocrazia è semplice da evocare, è molto complicato eliminarla. Su questo non vorrei prendere impegni generici. Credo sia il momento di aprire la possibilità alle aziende di segnalare direttamente e puntualmente quali circolari, quali adempimenti vanno a far sì che più che coltivare cibo, gli agricoltori facciano crescere montagne di carta.
Ad esempio chiedendo loro più volte dati che sono già in possesso di una Amministrazione pubblica. Su questo aspetto dobbiamo intervenire il più rapidamente possibile, anche grazie alla tecnologia, con la condivisione dei dati tra articolazioni dello Stato.
Togliamo il freno al sistema agroalimentare italiano, io ci credo. Sono certa che potremo contare su una leale collaborazione con tutti voi, nell’interesse di migliaia di aziende che aspettano soluzioni e risposte.
Grazie a tutti per la vostra attenzione.
Fonte : Mipaaf
RIFORMA DELL’AGEA
“In questo modo rafforziamo l’efficacia e l’operatività di AGEA, razionalizzandola, perché possa rispondere più coerentemente alle esigenze del mondo agricolo e delle imprese”.
Così la Ministra Teresa Bellanova commenta il via libera nel Consiglio dei Ministri alla Riforma dell’Agea.
Un provvedimento che ridisegna il riparto di competenze tra Ministero e Agenzia, anche su controlli, gestione e sviluppo del Sistema Informativo Agricolo Nazionale, e individua ruolo e funzioni della SIN Spa, da adesso integrata con Agecontrol in una società in house controllata da Ministero e AGEA.
Rimodulato nell’iter grazie ai significativi apporti della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, il testo approvato chiarisce, tra l’altro, che tutti i dati raccolti per la gestione e lo sviluppo del SIAN sono di titolarità esclusiva del Ministero e anche di AGEA, regioni, province autonome di Trento e Bolzano, Organismi Pagatori. Inoltre indica l’opportunità di prevedere l’integrale conservazione dei rapporti giuridici ed economici del personale dipendente di Agecontrol che confluirà nel SIN.
Fonte : mipaaf
NUOVO GOVERNO DELLA REPUBBLICA
Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto dal Presidente del Consiglio Prof. Giuseppe Conte la lista dei componenti del prossimo Governo, che ha prestato giuramento, al quale la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica sono chiamati a votare la fiducia nei giorni 9 e 10 settembre p.v.
AUDIZIONI INFORMALI
PROFESSIONALMENTE IMPORTANTE
Come abbiamo preventivamente comunicato nei giorni 5,12 e 21 del mese di giugno la XIII Commissione Agricoltura ha tenuto le programmate audizioni dei Consigli Nazionali dei Dottori Agronomi e Forestali, degli Agrotecnici e dei Periti Agrari che hanno trasmesso le relazioni qui allegate.
COMMISSIONE AGRICOLTURA
AUDIZIONI INFORMALI
PROFESSIONALMENTE IMPORTANTE
Oggi 12 giugno 2019, nell’ambito dell’esame delle proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio di riforma della politica agricola comune (PAC) per il periodo 2021-2027 ( COM(2018)392 final, COM(2018)393final e COM(2018)394 final):
– Ore 14.30: audizione di rappresentanti del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf) e del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati
– Ore 15: audizione di rappresentanti dell’Associazione nazionale condifesa (AS.NA.CO.DI.)
– Ore 15.30: audizione di rappresentanti dell’Associazione rurale italiana (ARI)
Gli atti (reperibili al link) trattano :
Atto numero: COM (2018) 392
“Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO recante norme sul sostegno ai piani strategici che gli Stati membri devono redigere nellambito della politica agricola comune (piani strategici della PAC) e finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga il regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio”
Atto numero: COM (2018) 393
“Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune e che abroga il regolamento (UE) n. 1306/2013”
Atto numero: COM (2018) 394
“Proposta di REGOLAMENTO DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica i regolamenti (UE) n. 1308/2013 recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, (UE) n. 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, (UE) n. 251/2014 concernente la definizione, la designazione, la presentazione, letichettatura e la protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti vitivinicoli aromatizzati, (UE) n. 228/2013 recante misure specifiche nel settore dell’agricoltura a favore delle regioni ultra periferiche dell’Unione e (UE) n. 229/2013 recante misure specifiche nel settore dell’agricoltura a favore delle isole minori del Mar Egeo ”
alle 14.30 http://webtv.camera.it/evento/14556
PROFESSIONALMENTE IMPORTANTE COMMISSIONE AGRICOLTURA
AUDIZIONI DI ORDINI NAZIONALI E ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA SU PESCA E ACQUACOLTURA –
Ieri mercoledì 5 giugno, alle ore 15, in Commissione XIII Agricoltura, si è svolta un’audizione informale di rappresentanti del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf), del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati, di Agriturist – Associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio, di Turismo Verde e dell’Associazione Terranostra – Agriturismo e ambiente, nell’ambito dell’esame della proposta di legge Gallinella recante disposizioni per la semplificazione e l’accelerazione dei procedimenti amministrativi nelle materie dell’agricoltura e della pesca nonché delega al Governo per il riordino e la semplificazione della normativa in materia di pesca e acquacoltura.
Ci auguriamo che l’assenza dei Periti Agrari sia solo un refuso di stampa e che la nostra presenza sia divulgata nei contenuti dell’audizione, altrimenti c’è da riflettere sul perché della nostra assenza e chiederne al CNPA le motivazioni . vai al link https://webtv.camera.it/evento/14509
https://www.youtube.com/watch?v=qsboxJeWDFc#action=share